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Alla serie A manca il Sud. Il Sud manca dalla serie A. La disparità geografica nella massima serie italiana, ha il sinistro sapore di una specie di secessione. Nel campionato che inizierà fra qualche giorno, soltanto Napoli e Lecce sono le città che rappresentano la massima serie di calcio italiana, da Roma in giù. Due stagioni fa, c'era anche la Salernitana, oggi retrocessa addirittura in serie C. Nel 2021, solo Napoli e Salerno rappresentavano il meridione. Un anno prima, insieme al Napoli, c'erano il Benevento ed il Crotone: pitagorici e stregoni, oggi giocano in serie C.
Le sfide fra squadre meridionali con squadre di massima serie, sono sempre più rare da trovare. L'unica occasione, oltre a qualche amichevole precampionato, è la Coppa Italia, in cui qualche squadra di serie B o di serie C ha la fortuna, oltre che il merito sportivo, di andare a giocare con compagini di serie A. L'anno scorso, ad esempio, è stato il caso dell'Avellino che ha giocato un turno di Coppa Italia contro l'Udinese. Quest'anno si incontreranno Sassuolo-Catanzaro, Milan-Bari, Lecce-Juve Stabia, Cremonese-Palermo, e dulcis in fundo Audace Cerignola-Verona, sfida fra una squadra di C ed una di A: l'unica, nel tabellone della coppa.
In ordine di assenza, tenendo presente che Cerignola e Castellammare non hanno mai avuto il piacere di giocare in serie A. Il Catanzaro ha giocato l'ultima volta in massima serie dal campionato 1982/83, il Bari dal 2011, il Palermo dal 2017. Anche altre grandi squadre meridionali, sono assenti da un tempo lunghissimo dalla serie A. L'Avellino, ad esempio, dall'87/88, il Foggia dal 94/95, la Reggina dal 2008...
Negli ultimi vent'anni, la serie A con il maggior numero di squadre meridionali è stata quella del 2008/2009 quando contemporaneamente c'erano ben cinque squadre: Napoli, Catania, Palermo, Reggina e Lecce. Per gli amaranto, quella è stata l'ultima stagione in massima serie. Oggi, giocano in serie D. Stessa cosa nel 2010/2011, sempre cinque squadre meridionali, quando al posto della Reggina c'era il Bari: per i galletti, quella è stata l'ultima stagione in massima serie. Ad oggi, il Palermo, manca dalla A dal 2017, ed il Catania dal 2014. C'era un tempo, non così lontano, nel 2004, in cui c'erano ben tre squadre siciliane in serie A: al Catania ed al Palermo, c'era il Messina. Oggi, i peloritani, disputeranno il campionato di eccellenza.
Senza rischiare di cadere in una banale retorica neoborbonico, e senza rischiare di fare un'approssimativa analisi sociologica, magari sulla voluta depredazione sportiva di alcuni "imprenditori", è oggettivo che le presenze meridionali in massima serie sono sempre più rare. Pensare ad un sogno Chievo in salsa meridionale, sembra un sogno, davvero, che si può realizzare soltanto a Football Manager. Chievo è una frazione di Verona che conta circa 4500 abitanti. Amalfi, ne conta poco più di 5mila. Amalfi ha turismo, mare, cultura: qualità che oggettivamente la frazione Chievo non ha. Un qualsiasi imprenditore potrebbe investire: il Costa d'Amalfi, gioca in eccellenza, e disputa le partite casalinghe ad Angri, ad un'ora di distanza. Perché è possibile realizzare il sogno Chievo, e non il sogno Amalfi? Mancanze strutturali? Burocrazia lenta? Lungaggini amministrative? Ma questa, è un'altra storia...
Oggi ci sono società solide. In B, ad esempio, la Juve Stabia è un esempio virtuoso di squadra vincente con i conti a posto. Rimanendo in Campania, l'Avellino, neopromossa dalla C, ha speso tanti soldi per uscire dal pantano della terza serie per approdare in cadetteria. Il presidente D'Agostino, e la piazza, ambiscono ad altro. Scendendo più giù, il Bari ha Luigi De Laurentiis alle spalle, ma steccano puntualmente l'appuntamento con la promozione, anche tramite i playoff. Da quando sono risaliti dalla C, nel 2021, soltanto nella stagione successiva hanno sfiorato la A perdendo la finale dei playoff. Però, al di là dei risultati sportivi, c'è il fattore importante della solidità societaria e, quindi, economica. Il Palermo, ne è l'esempio più lampante: è di proprietà, di fatto, della holding che possiede anche il Manchester City. Stesso discorso vale per il Catanzaro. Da quando c'è il presidente Noto a capo della società giallorossa, i conti sono in ordine e la classifica sorride ad ogni stagione.
Anche se si scende di categoria, ma rimanendo sempre nel meridione, ci sono modelli importanti. Naturalmente le retrocessioni in terza serie complicano anche i conti, ma va analizzata comunque la solidità societaria. Il Catania, per esempio, dopo l'era Pulvirenti, ha assaggiato il fallimento. In serie D, diventa presidente l'italo australiano Rosario Pelligra. Quest'ultimo, leader australiano e mondiale nel campo edilizio, urbanistico e immobiliare che vanta un fatturato di oltre 30 miliardi di euro. Patrimoni importanti anche quelli di Danilo Iervolino della Salernitana, e di Oreste Vigorito del Benevento. Ai capitali economici, vanno affiancati risultati sportivi. L'auspicio, è che questo binomio sia vincente per tutto il meridione.
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