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Lazio 2000 e Roma 2001: gli ultimi due scudetti della Capitale

Lazio Roma
Da Totti a Veron, passando per Nedved, Batistuta, Cafù e Salas: una serie di stelle, allenate da due maestri come Eriksson e Capello. Ecco gli ultimi titoli delle romane.
Alessandro Savoldi

Se ci sono due squadre a cui, più di tutte, mancano i primi anni 2000 queste sono Lazio e Roma. I due club capitolini sono stati i primi a vincere uno scudetto nel nuovo millennio, nel momento di massimo splendore del calcio romano. Riviviamo quindi gli ultimi campionati conquistati da Lazio e Roma.

La Lazio e i primi anni di Eriksson

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La Lazio di Sven-Goran Eriksson era da diverso tempo una delle protagoniste assolute del calcio italiano. Arrivato a Roma nel 1997, il tecnico svedese si era conquistato la fiducia del tifo biancoceleste nel corso degli anni. Durante la prima stagione, la Lazio aveva vinto la Coppa Italia e sfiorato la Coppa Uefa, raggiungendo la finale poi persa contro l’Inter a Parigi. Nell’annata successiva altri due trofei: la Coppa delle Coppe, battendo il Maiorca in finale, e la Supercoppa, vinta all’ultimo minuto con gol di Conceicao. Tuttavia, in entrambe le stagioni, era mancato qualcosa per poter mettere le mani sul tricolore, che mancava in casa Lazio dal 1974.

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Nel primo anno la squadra era calata vistosamente intorno alla metà del campionato, quando si trovava al secondo posto, mentre nel 1999 la Lazio aveva sfiorato il titolo. Dopo aver guidato la classifica per ampi tratti, i biancocelesti erano primi a due giornate dal termine, con il Milan alle calcagna. Il pareggio della squadra biancoceleste a Firenze, però, consentì ai rossoneri di operare il sorpasso definitivo, conquistando poi lo scudetto all’ultima giornata. Una delusione forte, fortissima per la Lazio e per i laziali, che avevano avuto per diverse settimane la netta sensazione di poter mettere le mani sul trofeo tanto ambito.

Il mercato dell'estate del 1999

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Nel corso delle stagioni, grazie agli investimenti del presidente Cragnotti, la Lazio era diventata una squadra fortissima, in grado di mettere in difficoltà chiunque. Nesta e Nedved, probabilmente i due giocatori più rappresentativi di questo periodo biancoceleste, erano stati affiancati nel 1997 da Mancini, Almeyda e Pancaro, mentre nel 1998 ecco Mihajlovic, Salas, Couto, Stankovic e Conceicao. Nella stessa annata Cragnotti riuscirà a portare nella capitale anche Christian Vieri, uno dei migliori attaccanti del mondo. Vieri lascerà però la Lazio dopo soltanto una stagione, ceduto a una cifra record all’Inter. L'incasso era stato reinvestito su Simeone e Veron, altri due protagonisti della storica campagna 1999-2000.

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La formazione tipo della Lazio per quella stagione era quindi la seguente: in porta gioca Marchegiani, protetto da Pancaro, Mihajlovic, Nesta e Negro, con Sensini, Couto e Favalli pronti a subentrare. A centrocampo in tre per due maglie da mediano, con Almeyda e Simeone più impiegati rispetto a Stankovic, mentre Veron, insostituibile, dirige la squadra dalla trequarti. Sugli esterni ecco Nedved e Conceicao, con Boksic e Mancini riserve. In attacco Salas è il titolare, con Simone Inzaghi e Ravanelli come alternative. Una squadra fortissima, che abbina a una qualità enorme nei titolari anche un’estrema profondità.

La Supercoppa Europea vinta dalla Lazio

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“Ho vinto tantissimo ma il rimpianto maggiore è non aver battuto la Lazio ad agosto del 1999 nella finale di Supercoppa Europea a Montecarlo, perché in quel momento quella di Eriksson era la squadra più forte del mondo”.

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Parola di Sir Alex Ferguson. La stagione dei biancocelesti inizia proprio allo Stade Louis II, nel principato di Monaco. Con una prova di autorità, la Lazio domina la partita contro il Manchester United campione d'Europa, nonostante il risultato di misura: 1-0, gol di Salas. Una prova totale contro l’avversario più duro possibile, che sin da subito dà la sensazione che la squadra possa ambire al Tricolore.

Il girone d'andata dei biancocelesti

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La stagione della Lazio inizia bene anche in campionato: vittoria interna con il Cagliari, con gol dopo quattro minuti di Veron, pareggio a reti inviolate sul difficile campo del San Nicola di Bari e secco 3-0 casalingo al Toro. Gli impegni europei non rallentano la corsa dei biancocelesti che vanno a vincere il big match di Parma 1-2. La settimana successiva vede il Milan far visita all’Olimpico: il risultato è un pirotecnico 4-4, con la Lazio che prima va in vantaggio 3-1, poi va sotto 3-4 e infine riesce a pareggiare con un gol di Salas.

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Veron con la maglia della Lazio. (Foto di Mike Hewitt /Allsport)

Il pareggio consente all’Inter di andare in testa, ma i nerazzurri perderanno la partita seguente e di conseguenza la squadra di Eriksson diventerà capolista in solitaria. Resterà in vetta fino alla decima giornata, quella del Derby. La Roma gioca in casa e rifila, con due doppiette di Delvecchio e Montella, un clamoroso 4-1 alla Lazio, che perde per la prima volta in stagione. Ne approfitta la Juventus, che aggancia la vetta in vista dello scontro diretto successivo: finirà 0-0 con ogni verdetto rimandato.

La corsa al titolo tra Lazio e Juventus

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L’inverno della Lazio è tutt’altro che semplice: i biancocelesti perdono a Venezia, pareggiano a Cagliari e a Reggio Calabria, perdono a San Siro con il Milan e cadono ancora a Verona. La serie di risultati altalenanti consente alla Juve, alla 26a giornata, di essere prima a +9, con lo scudetto che sembra ormai in cassaforte. Le due partite seguenti sono lo spartiacque della stagione per la Lazio: il derby di ritorno con la Roma e lo scontro diretto in vetta in casa della Juventus. I biancocelesti vincono entrambe, in rimonta contro i giallorossi e con una prestazione memorabile nella partita di Torino, terminata 0-1 con gol di Simeone.

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La Lazio si rifà quindi sotto, a -6, e, complice un’altra sconfitta dei bianconeri a Verona, si trova a due giornate dal termine a soli due punti dalla vetta. La Lazio vince a Bologna 2-3, mentre la Juve porta a casa un successo interno contro il Parma condito da grandi polemiche, visto il gol annullato a Cannavaro senza che quest’ultimo avesse commesso particolari irregolarità. L'aria pesante permane fino al 14 maggio, quando la Juventus va a Perugia e la Lazio ospita la Reggina nell’ultima giornata di campionato. Si tratta di una data che, per i tifosi della Lazio e in generale per il calcio italiano, ha il sapore della storia.

La Juve perde a Perugia, Lazio campione d'Italia

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Nella soleggiata giornata di Roma la Lazio schianta 3-0 la Reggina con gol di Inzaghi, Veron e Simeone. Anche a Perugia, fino alla metà del primo tempo, il cielo è sereno. Poi, inizia a piovere, anzi, a diluviare e il campo del Curi diventa sostanzialmente una palude. L’arbitro Collina fa rientrare le squadre nel tunnel all’intervallo, dove resteranno per diverse decine di minuti. Poco dopo le 17, quando la partita di Perugia riprende, la Lazio è già sicura di aver portato i tre punti a casa, con i biancocelesti che si possono mettere alle radioline, in attesa di aggiornamenti dall’Umbria. In un campo ai limiti, e forse oltre, della praticabilità, il gioco riprende, con la notizia che fa esplodere l’Olimpico che arriva dopo appena quattro minuti. Punizione di Rapaic, mischia, gol di Calori: 1-0 per il Perugia. La Juventus si riversa in attacco, nonostante le chiare difficoltà presentate dal terreno di gioco e sfiora il pareggio sull’ultimo pallone della partita. Inzaghi da pochi metri spreca il gol che sarebbe valso lo spareggio scudetto. E il destino, beffardo come spesso accade, consente al fratello Simone e alla sua Lazio di festeggiare: i biancocelesti sono campioni d’Italia, proprio nell'anno del centenario.

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Eriksson con lo Scudetto. (Foto di Grazia Neri/ALLSPORT)

Il peso della stagione 2000/2001 per la Roma

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Dopo lo scudetto della Lazio, inevitabilmente la stagione 2000/2001 assume per la Roma tutt’altro significato. Nel 1999 il presidente Franco Sensi ha deciso di puntare sul miglior allenatore a disposizione: i giallorossi si affidano infatti a Fabio Capello. Il tecnico friulano ha vinto quattro volte la Serie A con il Milan e una volta la Primera Division con il Real Madrid. La prima stagione di Capello nella Capitale, però, è tutt’altro che soddisfacente. La Roma finisce sesta, complice la grande concorrenza nel calcio italiano di fine anni 90’: un risultato al di sotto delle aspettative che però non ferma la voglia di Sensi e della piazza di sostenere la squadra, nonostante lo scudetto laziale. Per questo motivo, il mercato dell’estate 2000 è letteralmente faraonico.

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Il mercato di Sensi: Samuel, Emerson, Batistuta

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Sensi non lesina spese: arrivano a Trigoria giocatori importanti come Walter Samuel, all’epoca uno dei difensori più promettenti del calcio internazionale e pilastro del Boca Juniors campione del Sud America. Dal Cagliari viene acquistato Jonathan Zebina, comprimario importante che darà il suo contributo nella stagione dello scudetto. A centrocampo il pezzo forte del mercato giallorosso è Emerson che, nonostante la giovane età, è già un giocatore affermato dopo l'esperienza al Bayer Leverkusen. Infine, la punta di diamante della campagna acquisti di Sensi: Gabriel Omar Batistuta. L’argentino viene pagato 70 miliardi di lire, una cifra enorme e un record, all’epoca, per un ultratrentenne.

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Si forma quindi la squadra che Capello avrà a disposizione per la stagione 2000/2001. In porta Antonioli, in difesa un tris sudamericano con Aldair, Zago, Samuel e con Zebina primo cambio. A centrocampo Tommasi è l’unico giocatore ad aver sempre giocato nelle 34 partite di Serie A, con al suo fianco Cristiano Zanetti, Emerson e Asuncao, con l’italiano più avanti nelle gerarchie. Spicca poi la duttilità di Candela, titolarissimo di Capello nella stagione del tricolore, e la classe di Cafù sulle fasce. Infine, in attacco, Totti o Nakata, nel finale di stagione, dietro a due tra Batistuta, Montella e Marco Delvecchio: un reparto da sogno.

Il girone d'andata: Roma in testa dalla sesta giornata

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Il campionato 2000/2001 inizia tardi, a fine settembre, a causa dei Giochi Olimpici di Sydney. La Roma parte forte, con tre vittorie in altrettante partite, prima del passo falso di San Siro contro l’Inter. Un imprevisto che non rallenta la corsa di Capello e dei suoi, capaci di vincere altre quattro volte, compreso l’1-0 interno con la Fiorentina firmato da Batistuta, con il più classico dei gol dell'ex. Dopo il gol l’attaccante scoppia in lacrime, ma l’argentino è l’assoluto trascinatore del girone d’andata giallorosso, con 16 gol. Rallenterà nel girone di ritorno a causa di problemi a un ginocchio.

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Nel frattempo l’andamento claudicante delle avversarie consente alla Roma di allungare in vetta, insediandosi al primo posto in solitaria dalla sesta giornata: nessuno riuscirà a togliere i giallorossi dal vertice fino a fine stagione. Il girone d’andata si chiude con un’altra sconfitta a San Siro, questa volta contro il Milan, prima delle vittorie contro Napoli e Parma. La Roma conquista il titolo d’inverno con 39 punti in 17 partite, sei in più della Juventus prima inseguitrice.

La rimonta di Torino

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Il girone di ritorno si apre con un filotto giallorosso e la netta sensazione che lo scudetto verrà assegnato ben prima dell’ultima giornata. Tuttavia, una rovinosa sconfitta al Franchi e il pareggio interno acciuffato al 90’ contro il Perugia riaprono, almeno parzialmente, la corsa al titolo. Si arriva allo scontro diretto con la Juventus della 29a giornata con le due squadre a sei punti l'una dall’altra. Il 6 maggio, al Delle Alpi di Torino, la Juventus ha la possibilità di riaprire definitivamente il campionato. I bianconeri iniziano fortissimo, con due gol nei primi sei minuti di Del Piero e Zidane. La Roma, inizialmente tramortita, reagisce nel finale, prima con Nakata e, nel recupero, con Montella. Finisce 2-2: una rimonta di importanza capitale, nonostante le polemiche per la modifica alle norme sull’impiego di giocatori extracomunitari che ha restituito la possibilità alla Roma di schierare proprio il giapponese ex Perugia.

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Totti e Zambrotta in Juventus-Roma (Foto di Grazia Neri/ALLSPORT)

La volata finale e il titolo della Roma

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Nel finale di stagione la Roma rallenta nuovamente, pareggiando la terzultima e la penultima partita contro Milan e Napoli. I giallorossi conservano tuttavia la vetta della classifica, con il match point casalingo contro il Parma in programma per il pomeriggio di domenica 17 giugno. La Juventus, arrivata a meno due, è impegnata invece in casa contro l’Atalanta. L’Olimpico è caldissimo, nel tifo e soprattutto climaticamente, vista l’estate ormai alle porte. La giornata giallorossa inizia con una brutta notizia da Torino: Trezeguet porta avanti la Vecchia Signora dopo soli sei minuti, agganciando momentaneamente la Roma.

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La paura dura poco, a spazzarla via ci pensa il simbolo della squadra: Francesco Totti. Servito a rimorchio da Candela, il capitano giallorosso scarica un destro dei suoi, potentissimo, che vale il vantaggio al 19’. La Roma non si accontenta e, con Montella e Batistuta, trova il 2-0 in chiusura di primo tempo e il 3-0 nel finale. Di Vaio accorcia ma non basta, così come non avrà conseguenze indesiderate la  personale celebrazione di qualche tifoso che aveva invaso il terreno di gioco sul 3-0, mandando su tutte le furie Capello. La Roma batte il Parma 3-1 e, con un minuto di anticipo sul cronometro, alle 17.03, può iniziare la terza festa scudetto giallorossa, 18 anni dopo quella precedente.

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Il biennio 2000 - 2001 è stato, senza dubbio, l’apice del calcio romano. Mai, così come in quel periodo, sia la Lazio che la Roma potevano mettere in campo due corazzate forti e complete. Anni d’oro culminati con due scudetti, uno per parte, che, per le due tifoserie e per gli amanti dei tempi d’oro della Serie A sono sicuramente un dolce ricordo.