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Lo scopritore di Balotelli, Sandro Salvioni: “Mario può ripartire dal Monza e tornare in Nazionale”

BOLOGNA, ITALY - SEPTEMBER 07:  Mario Balotelli of Italy looks on during the UEFA Nations League A group three match between Italy and Poland at Stadio Renato Dall'Ara on September 7, 2018 in Bologna, Italy.  (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Ha lanciato Balotelli ma non solo...le parole di Sandro Salvioni

Redazione DDD

"Lunedì, nel corso del secondo appuntamento con "Taca La Marca", è intervenuto Sandro Salvioni. L'ex mister tra le altre di Brescia, Albinoleffe, Monza e Lumezzane, che ha il merito di aver lanciato Balotelli a poco meno di 16 anni (Lumezzane) e il Gallo Belotti (Albinoleffe) e ha lavorato nelle giovanili del Parma, ha parlato di varie tematiche ai nostri microfoni: "Sono molto contento per Mario Balotelli. Approda in una società importante, dove ci sono Berlusconi e Galliani che hanno fatto grandi investimenti e lo conoscono, quindi possono aiutarlo ad esprimersi al meglio e sanno come trattarlo. Mario è giovane, ha ancora tanto da dare al calcio e sono convinto che abbia grande voglia di rifarsi".

(Photo by Claudio Villa/Getty Images)

"IL MONZA E LA SERIE B - "Il Monza ha investito molto, vuole arrivare in alto e sta prendendo giocatori importanti. L'unico "guaio" è la Serie B, dove si deve sempre lottare e dare tutto in campo: non sarà facile per giocatori con questo blasone riadattarsi a un contesto differente dalla Serie A. Ho visto che ha perso con la Reggiana 3-0, ma sono convinto che possa arrivare in alto non appena capirà e farà sua la mentalità della serie cadetta. Con Balotelli, che è un giocatore di grandissima qualità, possono tornare grandi e fare grandi cose. Sarei molto contento per il Monza, per Galliani e per il ds Antonelli: fu lui, che avevo allenato al Cosenza e alla Triestina, a chiamarmi per allenare il Monza nel 2016".

"BALOTELLI E LA NAZIONALE - "Credo che Mario, con una grande stagione nel Monza, possa riguadagnarsi la Nazionale: Mancini ha dimostrato di convocare i giocatori a prescindere dal club di provenienza, e lo seguirà".

"BELOTTI - "Fui io a far esordire il Gallo Belotti, in Serie B e con l'Albinoleffe. Conoscevo benissimo il ragazzo, perché  abito di fronte a sua nonna e lui abiterà a 200 metri da me. Belotti è un gran lavoratore, che sin da subito ha cercato di migliorarsi di anno in anno. Ricordo che mi chiamò un direttore sportivo, quando giocava in Serie C, e gli avevo detto di prenderlo a tutti i costi perché era un giocatore di grandi prospettive, con voglia di fare e migliorarsi, che vedeva la porta come pochi e faceva sempre gol. Lui mi ha risposto ‘Ho mandato tre osservatori e me l'hanno bocciato tutti e tre perché tecnicamente è scarso’. Io gli ho detto di aspettare perché aveva solo 19 anni e poteva crescere moltissimo, e così è stato: Andrea è un ragazzo umile, che sta dimostrando le sue qualità".

"I GIOVANI - "La cosa importante coi giovani è dar loro fiducia e minutaggio, una volta che si riconosce il talento. Ricordo ad esempio con Balotelli, che feci esordire a 15 anni contro il Padova: l'avevo visto al giovedì, nella partitella tra il Lumezzane e gli Allievi, e dopo cinque minuti sono andato a dire al suo allenatore che dal giorno seguente si sarebbe unito alla prima squadra e domenica avrebbe giocato col Padova. Lui mi rispose che non poteva giocare perché aveva solo 15 anni e non aveva raggiunto l'età minima per debuttare in 1a squadra (16, ndr): poi, tramite richieste e deroghe, siamo riusciti a ottenere il via libera per farlo debuttare. Mario aveva 15 anni, ma sul campo aveva la sicurezza e la personalità di un 30enne, ed era già fatto. Le stesse qualità le aveva Buffon, che ho allenato nella Primavera del Parma: aveva 16 anni e debuttò l'anno seguente, ma era già un veterano nella testa e nelle qualità. Ci sono questi giocatori con grandi doti e personalità che non vanno aspettati, bisogna solo aiutarli a crescere e fargli capire che sono in un gruppo e non da soli, ci sono delle regole e vanno rispettate. Mi ricordo quando Scala mi disse che avrebbe fatto esordire Buffon e io gli dissi che era un giovane veterano. I ragazzi che hanno qualità vanno fatti giocare con continuità a prescindere dall'età, senza giudicarli sulla base di qualche errore o prestazione negativa e dandogli una fiducia costante. Non devono giocare 10/20/30', facendogli prendere confidenza e guadagnando la fiducia in sé  stessi e la stima dei compagni. Ricordo che litigai col mio ds perché  Fiore, da me allenato nella Primavera del Parma, faceva sempre panchina. Lui mi disse che entrava dalla panchina e non riusciva mai ed esprimersi, quindi non era pronto, io gli risposi che giocando titolare sfoderava sempre prestazioni da 7/7.5 e non era giudicabile sulla base di 20/30' in un Parma pieno di campioni: poi è andato a Udine e ha dimostrato tutto il suo valore, diventando un leader della Lazio e della Nazionale".

"LE PROMESSE MANCATE - "I giovani che ho lanciato e allenato mi hanno dato grandi soddisfazioni, ma non tutti hanno mantenuto ciò che mi aspettavo. Cito ad esempio il caso di un ragazzo che ho avuto nel Parma, e secondo me aveva delle doti tecniche e fisiche simili a quelle di van Basten. Era un centravanti, che feci prendere dal Taranto insieme a Montervino, si chiamava Gianluca Triuzzi e aveva delle qualità incredibili. Ricordo che dopo Scala venne Ancelotti ad allenare il Parma e mi chiese dei ragazzi della Primavera: gli parlai di Triuzzi e delle doti che lo rendevano simile a van Basten, che lui conosceva bene, e debuttò in 1a squadra. Ho il rammarico di non essere riuscito a inculcare in questo ragazzo le regole del calcio e del gruppo, facendolo crescere nel migliore dei modi. Il suo percorso dopo il Parma è stato secondo "una sua logica": è andato dopo pochi mesi al Palermo, ha fatto 16/17 gol in C, poi l'ha preso il Napoli di Ulivieri che faceva la B e voleva inserirlo con calma. Triuzzi voleva giocare, venne mandato via e tornò a Palermo. Aveva la possibilità di andare al Vicenza, che giocava in Serie A e aveva solo due punte in rosa: gli consigliai di unirsi al club vicentino e nel massimo campionato, invece scelse Palermo. Una mossa sbagliata perché non riuscì ad esprimersi come nella sua esperienza, e dopo un brutto infortunio (rompendosi i legamenti) non è più stato lo stesso, vivendo una carriera in provincia. Sembrava van Basten, è il mio grande rammarico".

"IL MILAN E PIOLI - "Pioli è stato fondamentale per i rossoneri. Ha dato entusiasmo, fiducia ai giovani e un gioco importante dove non giocano per aspettare gli avversari, ma per colpirli per primi e fargli male il prima possibile. Vogliono imporsi nel match. Credo che quando una squadra gioca così bene e ha così tanta convinzione nei suoi mezzi, sia prima di tutto merito dell'allenatore. Pioli è una brava persona e un grande allenatore, che trasmette ai suoi l'idea di giocare senza avere paura, sfruttando le proprie qualità: sa di avere ottimi giocatori, rapidi, tecnici e che sanno saltare l'uomo. Una qualità fondamentale nel calcio moderno".

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