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Peccato per Zaniolo, in ginocchio nello stadio Johan Cruyff: l’Italia di Mancini continua a divertire

UNSPECIFIED - SEPTEMBER 07: Goalkeeper, Jasper Cillessen of Netherlands makes a diving save during the UEFA Nations League group stage match between Netherlands and Italy at Johan Cruijff Arena on September 07, 2020 in Amsterdam, Netherlands.  (Photo by Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

Il rientro azzurro dall'Olanda

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

In uno stadio intitolato a Johan Cruijff bisogna mettersi sull’attenti e giocare onorandone le tracce che fissò, il messaggio che diffuse. E’ quello che ha fatto l’Italia di Roberto Mancini, asfaltando per un’ora l’Olanda che fu, paesi bassi e difesa grattacielo, senza capo (tale Lodeweges)) né coda (Wijnaldum, il migliore, fuori ruolo per un tempo) né ariete (troppo tardi, il De Jong del Siviglia). L’unica nuvola è l’infortunio di Zaniolo: ancora in ginocchio, auguri di cuore. Per il resto, luna piena e stelle, tante stelle. Il Mancio è uno dei rari allenatori che, a mio avviso, brllano di più da ct. Sette cambi rispetto alla Bosnia di venerdì, soprattutto Jorginho: altra musica, il centrocampo. E - per una sera, almeno - potere alla sinistra: Spinazzola-Insigne. Lì è nato il gol di Barella, propiziato da Immobile. Barella di testa, da centravanti, la scarpa d’oro in cross, da rifinitore: il calcio, signori. E per pudore, visto il luogo, non aggiungo «totale».

Fischio finale di Olanda-Italia

C’è la torta, manca (ancora) la ciliegia di un «nove» europeo, quale Ciro sa essere solo in campionato, e quale Kean, schierato all’ala, non ha saputo diventare agli sgoccioli, quando il destino gli aveva offerto la fuga e armato il sinistro (scellerato). Mi sono divertito. Per un’ora, grande Italia. Con Locatelli, al debutto, testa alta e recuperi tosti, con Barella indiavolato e con Chiellini, al rientro dopo una vita, protetto dal pressing che la squadra sprigionava da ogni tackle, per ogni zolla. La Nations League sta al calcio come un’onda al mare, ma intanto la Nazionale è prima nel gruppo e solo nel finale ha avuto bisogno di ricorrere al cuore, ai corpo a corpo, a qualche campanile da cartolina, ai riflessi acrobatici di Donnarumma. Restano il fraseggio, il piacere del gioco corale, semplice, veloce. Di ragazzi che non hanno paura di aver coraggio.

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