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CAGLIARI, IL GRANDE RITORNO DI URIBE

Cagliari, parla il mito Uribe: “Barella il più forte, oggi ci vuole pazienza, voglio tornare in Sardegna”

Il fantasista peruviano Julio Cesar Uribe: "L’idea di tornare in Italia mi piace molto. Sarebbe bellissimo anche se so che il mercato è complicato con le società che entrano molto sui temi tattici e sulle scelte. In ogni caso, un abbraccio a...

Redazione DDD

Uribe ha un sogno nel cuore: tornare in Italia per allenare. Il mito dei tifosi sardi lo ha confessato: “Mi piacerebbe molto tornare a Cagliari e in Italia. Anche per fare meglio di quel che ho dato da calciatore. Allenare nei vostri campionati sarebbe la cosa più bella che potrebbe capitarmi. Gli amici e la gente. Ricordo tutti: da Malizia a Selvaggi, Sandrino Loi, Quagliozzi, Vavassori, Marchetti, Carnevale, Imborgia. Mi trovai molto bene, era un gruppo sano, senza capetti né direttori. Andavamo a cena a La Marinella, all’Ottagono e al Cavalluccio Marino. Gli spaghetti cozze e arselle mi facevano impazzire. Ricordo le passeggiate in via Roma, la simpatia del capo tifoso Mario Cugusi, i nostri sostenitori erano molto attaccati ma non ci mettevano pressione. Si capiva che ci volevano bene. Una città e una terra speciale. Non vi dimenticherò mai”, le sue parole a Calciocasteddu.it.

Un inizio da campione poi qualcosa è andata storta. Qual è il rammarico? “Ho commesso un grande errore nell’andare in tribuna, e non in panchina, a Pisa dopo la sostituzione. Poi, ho chiesto scusa al tecnico Gustavo Giagnoni e ai compagni. Li ho portati a cena, lo spogliatoio era un luogo magico ma non siamo riusciti a ripartire. Convinsi il presidente Amaragi a non esonerare l’allenatore, gli promisi che avrei dato tutto me stesso per invertire la rotta. Non ci fu nulla da fare. Non me lo perdono, sarei rimasto per sempre”. Oggi c’è qualcuno che somiglia a Uribe? “Per la gestione della palla penso a Verratti, per le giocate a Insigne. Ma il calcio è cambiato per la velocità e l’organizzazione. Giocatori come Mbappé, Neymar, Cristiano Ronaldo e Messi, il migliore al mondo in tutte le fasi del gioco, hanno una rapidità d’esecuzione mostruosa”.

Stiamo al presente. Segue il Cagliari? “Sì, l’ultima partita che ho visto è quella con il Benevento. Hanno perso male, mi sono sembrati con poco equilibrio. Adesso, hanno preso una discesa pericolosa anche perché i numeri non mentono mai: prendono più reti di quante ne facciano e le partite diminuiscono. Mi hanno parlato bene di Di Francesco ma deve risolvere questo problema. Poi, puoi avere atteggiamento offensivo, andare avanti ed essere propositivo. Ma per vincere serve intelligenza. Degli ultimi anni il più forte è stato Barella. Poi, penso a Nainggolan, Nàndez, e Simeone, il figlio di Diego. Ecco, dico che con gli allenatori, così come hanno fatto a Madrid quelli dell’Atletico con il Cholo che in avvio soffriva e poi ha vinto tutto, i dirigenti devono avere pazienza. L’allenatore deve sempre cercare l’uomo prima del campione. Deve sapere con chi attaccare e con chi contrattaccare. Di Francesco? Con quelli più bravi un allenatore deve usare la testa”.

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