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LIPPI E IL SUO PRIMO APPARTAMENTO REGALATO AI GENITORI

Caterina Balivo confessa Marcello Lippi: “Dissi no all’Atalanta per rimanere a Cesena…”

Marcello Lippi, ripercorrendo le settimane in campo con la Nazionale italiana durante il mondiale di calcio, ha parlato anche di Cesena, di Atalanta, di Napoli, di barche e di mare...

Redazione DDD

Marcello Lippi si è raccontato in un’intervista omaggio nella serie Podcast di Caterina Balivo i momenti più belli della carriera, ma anche quelli più difficili, dove i NO ricevuti, hanno saputo metterlo a dura prova. Un ricordo tra tutti è quello legato al ricordo della madre, scomparsa solo 3 mesi prima del mondiale del 2006. Lippi, ripercorrendo le settimane in campo con la Nazionale italiana durante il mondiale di calcio, ha ricordato: "Avevo una collana che aveva lei, d’oro, che io non mettevo al collo ma al braccio. Un giornalista criticò l'ostentazione della mia collana e io lo chiamai da parte privatamente e gli dissi non ti permettere mai più, questa è la collana di mia mamma".

Ricomincio dal NO, è il titolo del Podcast e l'ex Ct azzurro ricorda il suo primo "No", detto all'Atalanta...: "Il mio primo no è stato quando ho deciso di fare l'allenatore. Ho cominciato a lavorare in Serie C e lì c'è stato il mio primo esonero, io avevo paura che fosse decisivo, invece l'anno dopo mi ha chiamato il Cesena in Serie A e ci sono andato, non potevo dire di no, poi un giorno venne a trovarmi il presidente Lugaresi e gli dissi che mi piaceva moltissimo il suo orologio. Lui mi disse se ci salviamo glielo regalo, anzi venga in sede domani e facciamo il nuovo contratto, io ringrazio, ma la sera stessa ricevo la telefonata del dg dell'Atalanta che mi offre il doppio del contratto. Ecco lì ho detto no, non ci sono andato, il problema ho risposto è che ho già stretto la mano al presidente del Cesena, anche se non ho firmato nulla non voglio presentarmi in Serie A come uno che non mantiene la parola data, a mia moglie dissi che non avevo intenzione di accettare per la parola data. In effetti dissi no e il dirigente atalantino mi rispose che questa mia posizione gli confermava che ero l'uomo giusto. Sono rimasto a Cesena, ma le cose il secondo anno andavano male. Dopo il regalo dell'orologio, il presidente mi chiamò in lacrime e mi disse che doveva provare a cambiare l'allenatore. In quel periodo c'era Ottavio Bianchi al Napoli, lo incontrai e mi trovai divinamente. Armandino mi chiese cosa volevo e gli chiesi due stanze ma sul mare, il giorno dopo mi portò alla discesa La Caiola a Posillipo e mi propose un appartamento con i fiocchi. Andavo per mare, mi piaceva. La prima barca l'ho comprata dopo il terzo scudetto vinto con la Juventus. L'Avvocato Agnelli? Quando io andai alla Juventus erano dieci anni che i bianconeri non vincevano lo Scudetto. Poi con me siamo diventati campioni d'Italia e mi disse che al 99 per cento era merito mio quel titolo. Mio padre? Odiava la Juventus, era un vecchio socialista che odiava il potere ed è morto nel 1991, quando sono arrivato alla Juve nel 1994 sono andato al cimitero e gli ho detto papà abbi pazienza...".

Ancora Lippi sul Mondiale 2006: "Vince chi è capace di entrare nella testa dei propri giocatori, se convinci i giocatori ad essere una squadra ad essere compatti uniti, allora vinci. I 23 giocatori che hanno vinto il Mondiale sono stati 23 fuoriclasse, erano una squadra vera. Erano bravi, ma per far capire meglio: Cannavaro non è un giocatore tecnicamente sopraffino ma in quell'anno del Mondiale è stato premiato con il Fifa World Player perché è stato determinante sia sul campo che fuori dal campo. Il giocatore forte non vuole un papà, vuole una guida sicura, vuole un allenatore con il quale è sicuro di vincere".

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