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SASSUOLO, VERNICE PER DIONISI

Il dopo De Zerbi, Alessio Dionisi: “Io e il Sassuolo ci siamo incontrati e sposati”

LIVORNO, ITALY - JUNE 29: Alessio Dionisi manager of Venezia FC gestures during the serie B match between AS Livorno and Venezia FC at Armando Picchi Stadium on June 29, 2020 in Livorno, Italy.  (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images for Lega Serie B)

Sassuolo, le prime parole del nuovo allenatore: tanti concetti e tante speranze

Redazione DDD

di Vanni Zagnoli -

Al Mapei Center si presenta l’unico allenatore debuttante in serie A, Alessio Dionisi, ex difensore: “Al massimo sono arrivato in serie C”. Il Sassuolo ha scelto questo senese di Abbadia San Salvatore, 41 anni, il secondo più giovane della serie A, dietro soltanto Thiago Motta, che va allo Spezia. “E’ un’eredità difficile - spiega il tecnico arrivato dopo Roberto De Zerbi, per due volte ottavo -. La società ha scelto me, ha un’identità precisa, è la scelta adeguata anche per me, sarà stimolante. Il mondo del calcio va velocissimo, è difficile confermarsi, sarebbe folle non cercare di dare continuità al lavoro fatto dal collega. Il Sassuolo ha un marchio riconoscibile, dovremo confermarci sul campo. Ancora non ci conosciamo, cercherò di metterci qualcosa, l’Europa è lontana, ci sono società che non hanno fatto per quanto avrebbero potuto. Il Sassuolo ottimizza anche queste situazioni, l’obiettivo ora è fare meno danni possibili”. De Zerbi è passato in Ucraina, per la Champions League, allo Shakhtar Donetsk: “Ha compiuto una scelta coraggiosa, che non è da tutti. E poi fuori si vede la facciata, delle persone, i rapporti spesso sono diversi: con me è stato disponibile in una telefonata, magari ce ne saranno altre”.

 (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images for Lega Serie B)

(Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images for Lega Serie B)

Quando venne promosso con l’Empoli, Dionisi espresse il desiderio di sfidare Allegri: “Giocheremo contro, ci stiamo avvicinando. Prima o poi andrò a cena con lui. Non c’è un allenatore in particolare a cui mi ispiro, non ho mai allenato in A”. Il Sassuolo è in serie A dal 2013, dopo l’Europa e le salvezze con Eusebio Di Francesco aveva faticato, con Bucchi, poi sostituito da Iachini. Il triennio di De Zerbi è stato invece eccellente: “L’ambiente mi ha fatto un’ottima impressione, ho trovato un gruppo sano, confermarsi è più difficile che arrivarci, dev’essere uno stimolo”. L’Italia è in finale, agli Europei, anche grazie a Berardi e a Locatelli, e in rosa c’è anche Raspadori: “Siamo italiani e orgogliosi, da un po’ non vedevamo gli azzurri giocare così. E’ importante che ci siano giocatori del Sassuolo, con Mancini, la scelte di mercato non spettano a me, magari altri ancora l’avrebbero meritata. La sostenibilità di una società passa anche dal mercato”. L’uscita dall’Empoli è stata turbolenta, comunque meno rispetto a quanto è successo a Italiano, nel lasciare lo Spezia per la Fiorentina: “Anche a me ha fatto arrabbiare leggere certe cose. Se il Sassuolo mi ha dato questa possibilità, è grazie al percorso, iniziato in serie D, all’Olginatese. Poi il Borgosesia e il Fiorenzuola, quindi l’Imolese in C, il Venezia e naturalmente la promozione con l’Empoli. Il tempo dirà se i dissapori con l’ultima società sono capricci o reali, di certo non faccio polemica”.

Il 4-2-3-1 era il modulo preferito da De Zerbi: “Il Sassuolo giocava e otteneva risultati, ha tanti giocatori bravi, vanno messi nelle migliori condizioni. Si etichettano gli allenatori con dei moduli, intanto si va avanti sul filo della continuità. Dobbiamo conoscerci, sul campo, non devo fare richieste, per il mercato, il ds Giovanni Rossi ha già le idee molto chiare. Non abbiamo parlato di giocatori, Bajrami è bravo ma non chiedo nessuno. Partiamo da chi rimarrà. E rimarranno in tanti, io vorrei allenare tutti loro. Sino a due anni fa, mai avrei pensato di fare il 4-3-1-2”. Quanto è stato vicino, alla Sampdoria? “Con il Sassuolo è stato un innamoramento, ci siamo incontrati e sposati, in mezzo ci può essere stato un parziale ripensamento, Genova è stato questo. Ho sempre sperato che il Sassuolo trovasse l’accordo con l’Empoli, per la mia uscita”. Il bel gioco resta il dogma di Dionisi e anche del Sassuolo: “Occorre essere credibili nei confronti dei calciatori. Empoli e Salernitana sono state promosse con concetti di gioco agli antipodi, comunque avrei rubato qualcosa volentieri al loro pragmatismo. Certo se devo scegliere, preferisco giocare e bene”.

Da difensore centrale, Dionisi è stato per 6 stagioni al Voghera, per 4 alla Tritium: “Non sono stato un gran giocatore. Da tecnico sono ballerino, le squadre migliori sono arrivate l’anno successivo, e anche il Sassuolo è una grandissima opportunità formativa, cerco occorrerebbe cercare continuità. Peraltro non sono per niente irrequieto, non vado alla ricerca di chissà che cosa”. La chiusura tocca a Giovanni Carnevali: “Ci godiamo la nazionale - spiega l’ad -, che porti a termine quanto di buono abbiamo visto. Di Locatelli riparleremo quando finirà l’Europeo, dopo domenica: abbiamo ricevuto offerte, con la Juve ci siamo sentiti 10 giorni fa, è tutto da valutare. Sono arrivate proposte anche per qualche altro giocatore, cerchiamo sempre di coniugare il risultato sportivo ed economico, per ora abbiamo dato via solo Marlon, cessione comunque pesante”. Per il proprietario anche di Mastergroup, “il mercato è straniero, più che italiano. Abbiamo giocatori appetiti da grandi club: Boga, Berardi, Raspadori, per noi l’interesse è motivo di vanto e tranquillità. Serve sempre il triangolo, ovvero accontentare noi, la società acquirente e il giocatore, non abbiamo necessità di cedere. Mister Dionisi sa già che deve stare tranquillo, abbiamo lavorato a quanto possa succedere nel domani, magari arriveranno offerte irrinunciabili. Raspadori viene dal nostro settore giovanile, è super importante”. Dionisi ha un biennale con opzione per la terza stagione: “Per dare continuità - conclude Carnevali -, sposa il progetto Sassuolo. Non ha potuto conoscere il patron Giorgio Squinzi, scomparso un anno e mezzo fa, crediamo sarebbe stato l’ideale, spesso nelle nostre scelte pensiamo a quanto avrebbe voluto fare il fondatore della Mapei”.

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