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Luis Jimenez: “L’Inter di Conte non ha ancora trovato continuità, il Covid ha falsato il campionato”

AMSTERDAM, NETHERLANDS - AUGUST 09:  Luis Jimenez of Inter Milan in action during the Amsterdam Tournament match between Ajax and Inter Milan at the Amsterdam Arena on August 9, 2008 in Amsterdam, Netherlands.  (Photo by Ian Walton/Getty Images)

Le parole del "mago" Jimenez

Redazione DDD

Luis Jimenez, ex centrocampista dell'Inter, ma anche di altre società italiane come Fiorentina, Lazio, Parma, Ternana e Cesena è tornato sui temi della sua carriera. Il "mago" Jimenez, come spesso veniva soprannominato, si è tuffato a SuperNews nel suo passato calcistico, ricordando il suo esordio nel calcio italiano dalla società cilena del Palestino, i successi con la maglia nerazzurra e le brevi ma intense stagioni con la Fiorentina e con i biancocelesti. Il giocatore sudamericano si è infine espresso sull'attuale Serie A e ci ha raccontato il suo presente, in Cile.

Prima di approdare sulle sponde nerazzurre, hai giocato nella Ternana dal 2002 al 2006. E’ stata la prima squadra italiana ad averti accolto dopo le giovanili nel vivaio del Palestino. Come sei arrivato alla Ternana?

Mi hanno proposto di giocare in Italia, senza specificare per quale squadra. Il calcio italiano, in quegli anni, era la massima aspirazione per un calciatore, era il top. Giocare in Italia era sempre stato il mio obiettivo, quindi io ho accettato subito, anche senza sapere per quale società avrei giocato. Ho preso l'aereo, sono atterrato a Milano, poi a Roma e infine ho raggiunto Terni. Così, sono arrivato alla Ternana, squadra che non conoscevo, ma che ha fatto tantissimo per me. Sono molto riconoscente a questa società, che mi ha permesso di conoscere e praticare il calcio italiano. Sono stati degli anni fantastici.

Nel 2006 sei stato in comproprietà con la Fiorentina, che ha speso 2 milioni e 500.000 mila euro. Quella parentesi, nonostante sia stata breve, ti ha lasciato qualcosa di importante?

Mi reputo molto fortunato, perché sono stato benissimo in tutte le società italiane per cui ho giocato. Con la Ternana mi è solo mancata la promozione in Serie A, mentre giocare a Firenze è stato un salto di qualità, dalla Serie B alla Serie A. La Fiorentina è una società con una grande storia alle spalle, molto conosciuta anche all'estero. Grazie ai viola ho potuto fare la mia prima esperienza nella massima serie e lavorare con una persona del calibro di Cesare Prandelli, un signore del calcio. In quell'anno ho sempre giocato e ci qualificammo anche per la Champions League. Poi, Corvino ha deciso di puntare su altri calciatori, ma se fosse stato per me non sarei andato via, soprattutto dopo il mio rendimento in quella stagione.

Sei uno dei giocatori che ha contribuito alla vittoria dell'Inter di ben due scudetti nelle stagioni 2007-2008 e 2008-2009. Che squadra era l'Inter di allora? Cosa aveva in più rispetto alle altre squadre?

L'Inter, in quegli anni, credo sia stata la squadra più forte degli ultimi vent'anni. Infatti, l'anno dopo i nerazzurri hanno vinto la Champions League. Ricordo un gruppo formato da trenta giocatori, tutti top player. In generale, il livello del calcio italiano in quel periodo era più alto. Poi, a mio parere, ha subìto un crollo, anche a livello economico, che ha spinto i giocatori più forti a scegliere altri campionati, come la Liga o la Premier League. Tuttavia, credo che oggi il calcio italiano stia riacquistando il livello di prima. Tornando all'Inter, per me è stata un'esperienza meravigliosa aver giocato con calciatori incredibili.

Sempre in nerazzurro, hai vinto la Supercoppa nel 2008, ai calci di rigore contro la Roma. Ricordi che tipo di atmosfera c'era? Eri teso prima di tirare il rigore?

Sì. (Ride). E' stato un rigore davvero particolare, perché se avessi segnato non avremmo vinto la partita, ma se avessi sbagliato l'avremmo persa. E' stata una bella emozione, di quelle che ti rimangono dentro per sempre. Credo che a rendere l'Inter più forte rispetto ad altre squadre fosse il bel gruppo di giocatori che eravamo. Era una lotta continua per conquistarsi il posto da titolare, ma si trattava di una sana competizione. Quando una squadra ha una rosa molto unita, è più facile raggiungere gli obiettivi e i successi.

Qual è il punto di forza di questa Lazio? Credi che la guida di Inzaghi abbia contribuito a renderla così competitiva?

Sì. I meriti non sono solo di Inzaghi, ma penso che una delle chiavi del successo dei biancocelesti sia l'amore che prova per la Lazio. E' palese. Io sono stato suo compagno, e ricordo che Simone parlava della Lazio come la cosa più importante al mondo. Sono sicuro che Inzaghi trasmette tutta la sua passione ai suoi giocatori. E i risultati si vedono.

Nel 2010 diventi un giocatore del Parma, poi approdi al Cesena, squadra con cui hai avuto un ottimo rendimento. Se dovessi scegliere il tuo gol migliore al Cesena, quale sarebbe?

A Parma sono stato solo sei mesi, mi sono trovato molto bene. Purtroppo, a causa di alcuni problemi con Longarini non sono potuto rimanere. La mia ultima stagione in Italia l'ho vissuta al Cesena, squadra che già ad inizio campionato tutti davano già per retrocessa. Invece, siamo riusciti a smentire questa convinzione, raggiungendo ottimi risultati. E' stato un anno fantastico. Il gol che per me ha un'importanza particolare è quello segnato al Chievo, un rigore al 90esimo che ha permesso al Cesena di rimanere ancora in zona salvezza. Quella partita è stata un punto di svolta: da lì in poi abbiamo fatto solo grandi gare e siamo riusciti a salvarci anche in anticipo rispetto alla fine del campionato, quando nessuno lo credeva possibile.

Credi che l'emergenza Covid-19 abbia falsato il campionato o pensi che la situazione classifica sarebbe stata la stessa anche senza lo stop?

Sicuramente il campionato è stato falsato. E' impossibile per un giocatore star fermo per mesi e poi riprendere a giocare con questi ritmi, con una partita ogni tre giorni. Credo che non ci troveremmo davanti alla stessa situazione, adesso.

Cosa pensi dell'Inter di Conte? Qual è il suo limite?

La considero un'Inter grintosa, che ha bisogno di continuità. Spesso fa delle grandissime partite, per poi calare di rendimento nelle successive. Conte ci sta lavorando, anno dopo anno, e sono sicuro che il prossimo anno i nerazzurri possano lottare per lo scudetto.

Hai abbandonato il calcio?

Io gioco ancora nella società in cui ho iniziato, il Palestino. Abbiamo fatto due grandissime stagioni: ci siamo qualificati in Copa Libertadores e abbiamo vinto una coppa che non vincevamo da 40 anni. Sono una persona competitiva, lo ero già a sedici anni, quindi finché potrò competere giocherò. Quando non potrò più farlo o capirò di non avere più le energie necessarie per reggere i ritmi di una partita di calcio, deciderò di ritirarmi.

 

 

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