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Lulu Oliveira: “Il Cagliari cerca l’identità, senza Lukaku l’Inter non gira, Mertens ha svoltato con Gattuso”

Le interviste ai grandi del calcio: Lulu Oliveira

Redazione DDD

"Nel corso del terzo appuntamento con "Taca La Marca" (in onda su Radio Musica Television), è intervenuto Luis Oliveira. L'ex leggenda del Cagliari, che ha vestito, tra le altre, le maglie di Fiorentina e Bologna, ha commentato varie tematiche ai nostri microfoni. INTER OUT IN CHAMPIONS E LUKAKU - "Quando non funziona Lukaku, non gira l'Inter. Ci aspettavamo tutti che i nerazzurri potessero dare qualcosa in più in Champions League, e spiace perché è una squadra costruita per vincere la Serie A e andare avanti in Champions. Credo sia stata una delusione, l'obiettivo della società erano gli ottavi". MERTENS - "Penso che da quando è arrivato Gattuso, il Napoli abbia avuto una svolta nella sua impronta di gioco. Manca però, a mio avviso, una vera prima punta. Mertens sta giocando centravanti, ma non è una prima punta dal mio punto di vista: può giocare trequartista o esterno offensivo, lì è adattato. Credo che il Napoli stia facendo molto bene e possa arrivare lontano, giocandosi lo scudetto: Gattuso ha in mano la squadra e sta facendo un grande lavoro".

"IL CAGLIARI - "Ho visto varie partite del Cagliari e credo non sia ancora decollato. Sta cercando un suo gioco e una sua identità, oltre ai gol importanti che potranno arrivare da Pavoletti che è appena rientrato. Ricordo che Mazzone, quando giocavamo in casa contro una big, ci diceva di attaccarli alti e non dargli tregua, così da ridurre i rischi e impedirgli di avviare l'azione dalla difesa. Il Cagliari di Eusebio Di Francesco, invece, lascia molto campo e sta molto basso, mettendosi in grandissima difficoltà. Per ora sta andando così così". BELGIO - "Il Belgio ha una delle migliori generazioni della sua storia, e alcuni dei migliori talenti nel mondo calcistico, ma ancora non riesce a vincere un trofeo a livello internazionale. Penso che il fattore fondamentale sia quello di tenere duro e credere nei propri mezzi: il successo arriverà".

"ALLEGRI -"Acciuga, lo chiamavamo così perché era magrolino, era un giocatore dai piedi buoni. Un po' lento, ma che metteva la palla dove voleva e quando tirava faceva veramente male. Già da giocatore aveva una grande capacità di leggere il gioco e di fatto "allenava" già: chiamava, orientava e comandava i compagni in campo. La sorpresa è stata quella di vederlo diventare uno dei migliori allenatori del mondo". EDMUNDO - "Vi racconto un aneddoto su di lui. Tutti i giovedì facevamo la partitella con la Primavera, e a lui piaceva sempre dribblare perché aveva questo estro dentro di sé. Ha dribblato un primo giocatore, poi un altro, mentre il terzo è arrivato in ritardo e gli ha dato una botta che l'ha fatto cadere per terra. Edmundo si alzò, prese al collo il ragazzino e un tifoso gridò dagli spalti "Ma perché te la prendi col ragazzino? Prenditela con me!". Edmundo voleva uscire, saltare oltre il muretto e andare a picchiare davvero quel tifoso. Era così, un po' "folle": in campo si trasformava in un'altra persona, fuori dal terreno di gioco era completamente diverso. E quando si arrabbiava diventava Hulk".

"LA FIORENTINA E BATIGOL - "Ho vissuto un'esperienza bellissima a Firenze. Il mio primo impatto con Bati non era stato bellissimo, perché tra brasiliani e argentini c'è sempre quel pizzico di rivalità. Ricordo che al mio arrivo venni accerchiato dai giornalisti per le domande di rito, passò lui dietro e gli dissero "Guarda, c'è Lulù Oliveira": non mi considerò neppure. Nel corso delle settimane poi ho guadagnato la sua fiducia, perché ho cercato sempre di costruire un grande rapporto con chi giocava accanto a me. Tutte le volte, in allenamento, gli chiedevo come voleva la palla, che movimenti voleva fare ecc. Così abbiamo creato un grande rapporto dentro e fuori dal campo: siamo tuttora grandi amici e questo mi rende molto felice".

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