Il Milan continua a interrogarsi su Santiago Gimenez. Il suo arrivo era stato accompagnato da entusiasmo e aspettative enormi, alimentate dai numeri straordinari messi a segno con il Feyenoord. L’impatto in Serie A però non è stato quello che ci si attendeva e, con il passare delle settimane, le critiche e i dubbi intorno al centravanti messicano sono aumentati. Ci si chiede quali siano le cause di queste difficoltà: un diverso contesto tattico, la pressione di un club come il Milan o semplicemente la necessità di un periodo di adattamento. Per provare a comprendere meglio la situazione si è scelto di ascoltare una voce autorevole, qualcuno che ha osservato da vicino la crescita di Gimenez e ne conosce pregi, limiti e percorso.
L'intervista
Milan, ESCLUSIVA Gouka: “Gimenez è sottovalutato, i gol arriveranno a patto che…”

Mikos Gouka è un giornalista olandese di AD.nl e da anni segue con grande attenzione il Feyenoord. Ha raccontato da vicino l’evoluzione dell’attaccante, dalla sua fase di ambientamento in Eredivisie alla trasformazione in bomber implacabile. La sua analisi permette di rileggere il momento attuale di Gimenezcon maggiore lucidità e di capire quali condizioni possano consentirgli di tornare ai livelli mostrati a Rotterdam.

"A Milano pressione altissima, ma Gimenez non manca di fiducia"
—Dopo tutto ciò che ha mostrato al Feyenoord, Gimenez sta faticando a lasciare il segno al Milan e le critiche nei suoi confronti stanno aumentando. Dal tuo punto di vista, qual è il motivo principale per cui non è riuscito a essere efficace in Italia quanto lo era in Olanda?
"È difficile giudicare da lontano, ma anche al Feyenoord Gimenez ha avuto bisogno di tempo per diventare un attaccante davvero efficace. Penso anche che segnare in Serie A sia semplicemente molto più difficile che nell’Eredivisie. Nei Paesi Bassi, dopo una o due partite negative, ti capita sempre una squadra di bassa classifica che di solito gioca in modo aperto. Inoltre, al Feyenoord aveva Arne Slot, un allenatore molto chiaro sulle richieste rivolte al suo centravanti sia in fase di possesso sia in quella di non possesso. Quella chiarezza sicuramente lo ha aiutato. Se tale chiarezza manchi al Milan, non posso dirlo dall’Olanda".
Al Milan le aspettative e la pressione sugli attaccanti sono sempre altissime. Secondo te, dal punto di vista mentale e della personalità, a Gimenez manca ancora qualcosa per gestire la pressione, mantenere fiducia e continuare a rendere anche nei momenti difficili?
"Ha vissuto periodi complicati anche a Rotterdam, ma non è mai sembrato mancare di fiducia. Ha sempre dato la sensazione che avrebbe ricominciato a segnare, e così è stato. Il Messico è una nazione calcistica in cui la pressione dei tifosi è molto intensa. Gimenez è uno che sa gestirla, anche se al Milan sai che, quando le cose non vanno bene, arriva una pressione esterna che può essere paralizzante".
Gimenez rende al massimo quando gioca dentro l’area, attacca la profondità e finalizza palloni veloci. Al Milan, spesso gli viene chiesto di abbassarsi e partecipare alla costruzione del gioco. Ritieni che allontanarsi costantemente dalla zona di pericolo stia limitando la sua capacità di segnare?
"Questo vale per quasi tutti gli attaccanti. Tuttavia, anche al Feyenoord Gimenez riusciva a costruirsi occasioni e a segnare gol anche lontano dalla porta avversaria. Credo che l’epoca del centravanti “statico” sia finita. Oggi si chiede molto di più agli attaccanti, sia quando l’avversario ha il pallone sia quando la propria squadra lo conduce".

"Mondiale alle porte: se al Milan le cose non cambiano..."
—Al Feyenoord riceveva regolarmente palloni puliti dentro l’area, sia da cross sia da combinazioni strette, che gli permettevano di sfruttare al massimo le sue qualità realizzative. Ora soffre il fatto che il Milan fornisce meno palloni di qualità nelle zone in cui è davvero pericoloso?
"Gimenez può segnare in qualsiasi modo, ma naturalmente trae beneficio da un certo tipo di gioco. Il Milan dovrà metterlo nelle condizioni ideali per colpire, e allora lui sarà abbastanza bravo da finalizzare. Un allenatore può anche modellare la squadra in funzione di questo".
Considerando le difficoltà che sta vivendo al Milan, pensi che sarebbe meglio per Gimenez restare, adattarsi e aspettare un miglioramento oppure un contesto calcistico diverso potrebbe permettergli di ritrovare più rapidamente il suo livello migliore?
"Penso che voglia avere successo al Milan, ma se ciò non dovesse accadere, un trasferimento in un altro campionato potrebbe diventare un’opzione. C’è un Mondiale in arrivo nel suo Paese e lui ne ha parlato già anni fa. Lo considera la sua occasione per brillare sul palcoscenico più importante. In vista di quel torneo, deve giocare tanto a livello di club. Questa potrebbe essere una motivazione per lasciare, se le cose non dovessero funzionare al Milan".
In base a quanto visto a Rotterdam e a ciò che sta accadendo al Milan, pensi che Gimenez sia un attaccante forse sopravvalutato e poco adatto al calcio rossonero, oppure ritieni che abbia semplicemente bisogno di pazienza per ritrovare continuità?
"Ritengo che sia più probabile che sia sottovalutato. Segna con naturalezza, lo ha fatto con il Feyenoord in Champions League e con il Messico in Gold Cup. È vero però che la Serie A non è un campionato in cui i gol vengono regalati agli attaccanti. Penso che il periodo di adattamento spesso richieda un anno; ora dovrà dimostrare tutto il suo valore".
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