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Napoli, Floro Flores: “De Laurentiis porti rispetto. Sarri?  Mi diceva, sei un cogl…” 

VERONA, ITALY - APRIL 20:  Antonio Floro Flores of AC Chievo Verona celebrates his goal during the Serie A match between AC Chievo Verona and Frosinone Calcio at Stadio Marc'Antonio Bentegodi on April 20, 2016 in Verona, Italy.  (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Antonio Floro Flores racconta la sua  Serie A, quella del Napoli, quella di Sarri, quella di Antonio Conte. Poi,  la fuga da Genova: "Volevo scappare da Guidolin..." 

Redazione DDD

Cresciuto in una una delle periferie più dure d’Italia, Rione Traiano,  Antonio ​Floro Flores​ racconta a Footballnews24.it​ la sua lunga ed emozionante carriera.  Dall’esordio con la maglia del ​Napoli​ ai problemi con il cambio di  dirigenza, ​dal Perugia all’Udinese​ passando per l’Arezzo di ​Conte  e ​Sarri​, fino ad arrivare a quello strano rapporto con Francesco  Guidolin​.

Lo scorso 29 gennaio ha dato l’addio al calcio, quali programmi  ha per il futuro?  “Al momento sto facendo il corso di Uefa D per ottenere il  patentino da allenatore, in seguito ad aprile farò quello di Uefa C. Mi piacerebbe iniziare ad allenare i giovani, non ho intenzione di  abbandonare questo mondo, il calcio è la mia vita.” L’addio al calcio è arrivato un post sul suo profilo Instagram in cui ha scritto che questo sport “l’ha tolta dalla  strada”. Che significa?

“Inizialmente non sapevo cosa pubblicare, non sono uno che scrive  tanto (ride; ndr). Quelle parole sono sincere, vengono dal cuore, fino  a due giorni prima non sapevo che avrei smesso. Sono cresciuto in  periferia a Napoli, a Rione Traiano, in cui è difficile vivere, tra quelle  strade ogni giorno accade di tutto. Non so cosa avrei fatto se non  avessi giocato a calcio, sono sempre stato un ragazzo per bene con  una buona famiglia alle spalle. Crescere tra quelle vie mi ha  formato come uomo".

Riavvolgendo il nastro e ripensando alla sua carriera, quale  esperienza ricorda con maggiore entusiasmo? “Sono stato bene ovunque, ovviamente qualche annata non è  andata come avrei voluto, ma questo può capitare. Ho debuttato  in Serie A con il Napoli, squadra della mia città, e le emozioni che  ho provato quel giorno sono indescrivibili. Dopo la partita contro il  Milan sono tornato a casa e ho trovato gli amici che mi  aspettavano per festeggiare, è stato stupendo. Vestire la maglia  del Napoli era il sogno che avevo da ragazzino. ​Il primo goal in A invece l’ho fatto con la maglia della Sampdoria​, per poi  trasferirmi a Perugia dove siamo arrivati in finale dei playoff di B.  Dopo Perugia ho giocato ad Arezzo​, quell’esperienza mi ha  lanciato nel calcio che conta e non la dimenticherò mai. Ad Udine  ho giocato 6 anni, disputando anche la Coppa Uefa e i preliminari  di Champions League, in seguito sono volato in Spagna, al  Granada, dove non sono stato benissimo anche se poi mi sono  pentito di non essere rimasto. Tornato in Italia, al Genoa, ho fatto  un anno magnifico, uno tra i migliori della mia carriera, così come  a Sassuolo, dove segnai un goal decisivo per la salvezza. Se devo  essere sincero non mi sono trovato bene a Verona, con il Chievo,  non mi piaceva l’ambiente. Ogni posto in cui sono stato mi ha  lasciato qualcosa.”

Alcuni giorni fa ha spiegato che dopo aver lasciato Napoli i tifosi  partenopei l’hanno dipinta come un traditore, addirittura la  cacciavano dai ristoranti. Come ha vissuto quel periodo? “A Napoli il calcio è fede, è vita. Ai tempi non capivo i loro  comportamenti, avevo la coscienza pulito e continuavo a  chiedermi perché facessero così, quell’anno il Napoli andò in  fallimento e i tifosi pensavano che non volessi restare. La verità  però è un’altra, aspettai una chiamata dalla società fino al 9  settembre, volevo restare. Quella chiamata non arrivò mai, dissero  persino che fui io a rifiutare di giocare in Serie C perché volevo  andare in Nazionale. Giustamente la gente credette alla società,  non sapevo che fare, tornassi indietro direi subito la verità. ​Erano  tutte caz***e​, sono sempre stato onesto e sincero, a quell’età avevo  paura che se avessi detto qualcosa mi sarebbe tornato contro,  volevo solo giocare a calcio. ​Mi hanno fatto tanto male, è stato un  periodo bruttissimo che non sapevo gestire.” Ad oggi com’è il rapporto con la città di Napoli? “Ora va tutto bene, non mi interessa più quello che la gente pensa  di me, l’importante è che ci sia rispetto. Ho sempre amato questa  città e non ho nulla contro le persone, ciò che per me contava era  prendermi le mie rivincite con chi all’epoca aveva detto quelle cose,  non con la città. Non ho rancore, sono tifoso del Napoli, ognuno  può pensare quello che vuole ed è giusto così.” E il Napoli di Gattuso? “Ad oggi la squadra sta bene, sia mentalmente che fisicamente.  Purtroppo si era creato qualche problema tra la tifoseria ed i  calciatori, le persone ci sono rimaste male, si sono sentite tradite.  La città si era abituata a vedere bel calcio, i ragazzi che cantavano  sotto la curva, era da anni che la squadra non aveva un calo del  genere, in più ciò che hanno fatto, nonché lasciare il ritiro, è una  cosa gravissima.” Il percorso a Napoli di Callejon, Mertens e compagni  sia terminato? “Secondo me sì, penso però che il cambio andasse fatto già lo  scorso anno. Questi giocatori hanno dato l’anima per la maglia e  forse meritavano più rispetto, non mi meraviglio perché è successo  anche a me, nel mio piccolo, di essere trattato malissimo. ​Callejon  e Mertens hanno fatto la storia e vanno rispettati​, anche da ​De  Laurentiis​, non è giusto che un presidente faccia certe uscite  contro i propri giocatori.”

Tornando alla carriera di Floro Flores, dopo Napoli prima la  maglia del Perugia ed in seguito quella dell’Arezzo. Proprio con il club toscano ecco sia Conte che Sarri, ell'epoca poteva sembrare che i due allenatori nel giro di pochi anni sarebbero  diventati tra i migliori in Europa? “​Ad essere sincero non avrei mai pensato che Sarri arrivasse a  certi livelli​, non perchè non fosse bravo, anzi, amavo il modo in cui  ci allenava, ma per il suo carattere. E’ un tipo particolare, se ha  qualcosa da dire te lo dice, e questo ai giocatori non sempre fa  piacere. Oltre al carattere è anche un po’ rozzo nei modi di fare e lo dico sorridendo, scherzando, ma è una persona perbene, mi piace molto. Ciò che mi  stupiva di lui era il modo in cui studiava le partite, sapeva ogni cosa  sulle altre squadre, un giorno giocammo un’amichevole contro una  società di Serie C e Sarri sapeva tutti i nomi dei calciatori avversari,  era in grado di descrivere ogni loro minima caratteristica. E’  malato di calcio! A volte si arrabbiava con me e mi  diceva: ​“Sei un cog***ne, usa le qualità che hai! Come fai ad  essere ancora in B? Potresti giocare nel Milan!”​. Conte invece è  cresciuto alla Juventus, sa cosa significa vincere, ha molto carisma  ed è un trascinatore. Dopo essere stato esonerato venne  richiamato, quando entrò nello spogliatoio disse: ​“Da oggi in poi  qui si fa come dico io. Non vi sta bene? Andatevene!”​.  Inizialmente con lui non mi trovavo molto bene, poi quasi uscivamo  assieme. L’ho rispettato e capito, da quel giorno ho  segnato 10 goal in 10 partite. Sono stato bene con entrambi tant’è  che mi capita di sentirli spesso, abbiamo un grande rapporto, sono  due persone molto sincere.” E la Juve di Sarri e l’Inter di Conte? “Vederli a quei livelli fa molto piacere, ​credo però che la Juve sia  un gradino sopra all’Inter​. Sarri ha bisogno ancora di tempo, farà  giocare la Juventus benissimo, si divertiranno molto. La gente a  Torino è scettica perché è abituata a vincere 1-0 facendo catenaccio, oggi vincono magari 4-2 ed il gioco è molto più  entusiasmante, adatto anche alle competizioni europee. ​Conte è  perfetto per far rinascere le squadre​, prima o poi vincerà anche  con l’Inter.”

Nel corso della sua carriera ha rifiutato la Juventus, come mai?  “Ehm..questa cosa mi piacerebbe chiarirla, non è che ho  rifiutato la Juventus, semplicemente avevo voglia di giocare. Sarei  finito in una squadra con Trezeguet e Del Piero, non so quante  partite avrei fatto. Mi volevano, ma non ho capito per cosa, non credo per giocare. Ho preferito andare a Genoa, avevo più  garanzie.”  Restando in tema Serie A, cosa pensa delle dichiarazioni di  Commisso al termine di Juventus-Fiorentina?  “​Commisso non era arrabbiato con la Juventus​, ma con gli arbitri.  Quando giochi contro i bianconeri è sempre difficile, hanno troppa  qualità, se inoltre l’arbitro ti fischia un rigore inesistente contro è  normale che un presidente dica: “Ca**o, almeno dateci la  possibilità di giocare la partita”. Dal vivo magari sembrava anche  esserci il fallo, ma se rivisto è evidente che il rigore non c’è. La  rabbia di Commisso è comprensibile anche se avrebbe vinto  comunque la Juventus.”  Tornando alla carriera, dopo Arezzo ecco Udine,  come sono stati gli anni in Friuli?  “Sono stati anni stupendi in cui oltre che giocare bene ci  divertivamo molto, eravamo un gruppo unito. Davamo fastidio a  tutte le squadre, era difficile giocare contro di noi. Sono stato  davvero bene con questa maglia, purtroppo però non ho mai giocato la Champions, la prima volta che ci qualificammo per i  preliminari ero infortunato, la seconda chiesi di andare via. Volevo  andare a Genoa ma alla fine andai a Granada.”  Come mai la cessione? “Volevo andare via da Guidolin, volevo scappare.” Perchè? Cosa successe con Guidolin? “Preferisco non parlarne.”

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