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Quando la Signora scende a Lecce: dal Barone a Conte, passando con Brio

Redazione DDD

La Juventus pronta a tuffarsi nella sua storia densa di Salento

di Francesco Mariello -

Che la Juventus sia una squadra che ha tifosi in tutta Italia è cosa ormai nota, ma è andando verso il tacco dello Stivale che si trova forse uno degli zoccoli più duri, un feudo bianconero che da sempre si contrappone al giallorosso locale; parliamo di Lecce, del Salento, la “de finibus terrae” come la chiamavano i latini. Là dove la terra finisce e si apre il mare sconfinato; ebbene, in questa splendida lingua pianeggiante meta del grande turismo di massa in estate, la Vecchia Signora affonda alcune delle sue radici più salde, figure iconiche mai dimenticate, nel bene o nel male.

E' leccese Franco Causio che quest'anno ha compiuto 70 anni di cui una dozzina passati all'ombra della Mole dove Fulvio Cinti lo ribattezzò “il Barone”. Causio che nel 1986 regalerà l'ennesimo scudetto ai bianconeri anche se era tornato a giocare in Salento; fu infatti il già retrocesso Lecce di Causio (che però quel pomeriggio non era in campo, ndr) a sconfiggere la Roma di Eriksson all'Olimpico alla penultima giornata con un clamoroso 2-3 consegnando di fatto il titolo all'avvocato Agnelli. E quello scudetto lo festeggiò anche un'altra figura storica della Juventus anni '70-'80; lo “stopper” duro per antonomasia, Sergio Brio, anche lui cresciuto tra i vicoli che da piazza Sant'Oronzo portano alla Basilica di Santa Croce, là dove la storia romana si mischia con il barocco creando un mix che lascia esterrefatto anche il turista più esigente. Immaginate cosa possa voler dire essere nati tra queste stradine lastricate in pietra, dove la bellezza e l'estetica dominano ma dove anche serve la tempra e la vigoria giusta per non essere sopraffatti dalla strada stessa.

Venendo in epoca più recente, è di Lecce anche uno dei personaggi più controversi e che suscita le maggiori dispute nell'animo dei tifosi bianconeri; l'attuale allenatore dell'Inter, Antonio Conte, per anni capitano bianconero, tecnico della rinascita e dell'inizio del filotto di Scudetti che ancora non accenna a smettere, ma anche quello che è considerato un traditore per essere andato ad allenare la squadra più odiata, quella nerazzurra.