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Zaccheroni: Tudor non deve gestire ma costruire, Boban e Maldini 2 “ragazzi” eccezionali

Udinese-Milan è la partita di Zac

Alberto Zaccheroni a ruota libera su Udinese-Milan

Domenico La Marca

Alberto Zaccheroni è un pioniere del nostro calcio, un autentico innovatore, visto che le sue squadre hanno fatto scuola per la formazione di quel calcio che oggi definiamo “moderno”. Basti pensare alla sua Udinese targata Bierhoff, Poggi e Amoroso che faceva paura alle grandi ed offriva il più bel calcio in Italia o allo scudetto vinto in rimonta alla guida del Milan, ma Alberto Zaccheroni è anche colui che si è fregiato del titolo di campione d’Asia portando e sviluppando le sue idee sempre in costante evoluzione anche nel lontano Oriente.

in esclusiva ai microfoni di DerbyDerbyDerby.it è intervenuto Alberto Zaccheroni, il quale si è soffermato sulle sue squadre, in particolare Udinese e Milan, e sulla vigilia della prima giornata del campionato di Serie A

L’Udinese di Tudor “L’Udinese ha mantenuto l’intelaiatura della scorsa stagione, puntando a differenza delle scorse stagioni sul tecnico che ha concluso il precedente campionato. Tudor nelle due occasioni alla guida dell’Udinese ha dovuto gestire la situazione, adesso invece dovrà dimostrare di sapere costruire un qualcosa di duraturo.”

Il nuovo Milan - “Nel calcio moderno vi è la moda di affidare ruoli dirigenziali ad ex calciatori, il Milan ha puntato su due ragazzi eccezionali, come Boban e Maldini, che sono praticamente alla loro prima esperienza in queste vesti, i rossoneri si stanno muovendo bene, avendo puntato su profili giovani e di qualità.”

Giampaolo - “Dopo annate non facili, Giampaolo è riuscito a risollevarsi soprattutto con la Sampdoria. Questo tecnico dovrà essere bravo a catturare subito i suoi ragazzi se riuscirà a fare ciò, sicuramente il Milan farà un buon campionato, che potrà diventare ottimo una volta assimilato il suo credo calcistico. Come è successo con me, l’ambiente e la tifoseria dovranno essere pazienti con Giampaolo, solo così arriveranno i risultati.”

Piatek - “Ha dimostrato di vedere la porta come pochi, non si fanno per caso più di 20 gol in una stagione. È un giocatore che deve essere messo nelle condizioni di essere pericoloso, in tal senso è un centravanti che non preferisce l’affollamento in area di rigore, pertanto il gioco deve essere veloce e fluido al fine di renderlo davvero letale.”

La sua Udinese - “Con la mia Udinese mi sono tolto tante belle soddisfazioni, il mio 3-4-3 era stato ideato per esaltare le caratteristiche offensive delle mie punte, che volevo sempre che non ripiegassero oltre la nostra metà campo. Sono dell’idea che nel calcio a prescindere da tutto si vince con i gol e il mio trio Poggi-Amoroso-Bierhoff fu capace di superare quota 50 reti, con tutti e tre in doppia cifra. Pertanto per sostenere il mio trio offensivo avevo bisogno di 4 centrocampisti così nacque la mia Udinese.”

Presente e futuro - “In Italia al momento non ci sono possibilità di vedermi allenare, l’ultima esperienza nel nostro paese è stata alla Juventus, pertanto dopo questa avventura e dopo aver allenato le tre big della Serie A, ho preferito affrontare una nuova esperienza all’estero, dove mi sono tolto tante soddisfazioni come le due vittorie di Coppa d’Asia ed altri piazzamenti prestigiosi. Difatti mi sono arrivate numerose offerte ma per il momento preferisco stare fermo.”

Piccoli rimpianti - “Nella mia carriera non ho mai guardato ai risultati, visto che portano euforia o stress, a seconda dei casi, ma alle prestazioni personali dei calciatori, credo di aver tirato il massimo da ognuno dei miei giocatori. Mi dispiace al Milan di non aver avuto al massimo della loro condizione fisica i vari Boban, Donadoni, al rientro dagli Stati Uniti, Leonardo e Weah, che da lì a poco si sarebbero ritirati.”

Dialogo - “Di molti dei miei giocatori ne avevo intuito il futuro da allenatore, come dico sempre in questo mestiere bisogna catturare l’attenzione del calciatore nella quotidianità, non fermandosi solo al confronto tecnico-tattico, ma alla base vi deve essere un dialogo costante. Per tali motivi amavo i ritiri, momenti nei quali ti potevi fermare a chiacchierare con i tuoi ragazzi e non solo di temi puramente calcistici, lontano dallo stress settimanale e dalla logica dei tre punti.”

Maggiore velocità di pensiero - “Sicuramente in questi ultimi anni si è innalzata la qualità del nostro calcio, ma ciò che deve migliorare è la velocità del nostro gioco a volte penalizzata dalla fisicità degli atleti, ma visto che non si gioca con un pallone da basket, diventa sempre più determinante essere svelti soprattutto di testa, in tal senso ho sempre detto che Costacurta e Mihajlovic in campo potevano giocare da fermi, considerata la loro grande rapidità mentale.”

Serie A, egemonia Juventus - “Negli ultimi anni ad eccezione di due stagioni fa, la Juventus ha vinto con largo anticipo il campionato e con un divario che ha sempre superato la decina di punti. In tal senso mi è piaciuta la battuta che quest’anno sono favorite dietro alla Juventus, Napoli, Inter e la Juventus B, proprio a dimostrare l’eccezionale ampiezza della rosa a disposizione di Sarri. Pertanto tutte dovranno dare il massimo se vorranno realmente impensierire i bianconeri.”

Lo scudetto con il Milan che passò da Udine - “Compresi che quel scudetto sarebbe potuto diventare nostro dopo la sconfitta della Lazio in caso alla Juventus, venni a sapere del risultato una volta che eravamo giunti proprio ad Udine e in quel momento vidi una scintilla negli occhi dei miei ragazzi. Parlai con Galliani, al quale dissi che avremmo vinto il campionato in caso di un ulteriore passo falso dei biancocelesti, è così fu... .”

Bierhoff - “Con Oliver Bierhoff instaurai un rapporto bellissimo, sono stato capace di esaltarne le sue caratteristiche e con lui sono stati sei anni esaltanti. Abbiamo vinto tanto insieme, è stato capace di primeggiare nella classifica dei cannonieri superando il miglior Ronaldo, di essere decisivo con la sua Germania, visto che con una doppietta regalò alla sua nazione la gioia di fregiarsi del titolo di campione d’Europa. È stato determinante nella vittoria dello scudetto con il Milan, inoltre era un calciatore che metteva nelle migliori condizioni di segnare i propri compagni di squadra basti pensare ad Amoroso e Poggi in bianconero e i vari Leonardo, Weah e lo stesso Schevchenko che beneficiarono della sua presenza. Mi piace ricordare come Bierhoff non aveva eguali nell’attaccare la porta, in questo fondamentale era davvero immarcabile.”

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