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calcio italiano

Zè Elias: “Arthur deve cambiare mentalità per imporsi in Italia, Gigi Simoni con me era stato una persona speciale”

VIGO, SPAIN - JUNE 27:   Rafinha of RC Celta Vigo wins the ball from Arthur of FC Barcelona during the Liga match between RC Celta de Vigo and FC Barcelona at Abanca-Balaídos on June 27, 2020 in Vigo, Spain. (Photo by Octavio Passos/Getty Images)

Le parole dell'ex giocatore interista

Domenico La Marca

Durante il programma "Taca La Marca" in onda su Radio Musica Television è intervenuto Zé Elias, ex calciatore di Inter e Corinthians e della nazionale brasiliana, il quale si è soffermato sulle vicende del campionato attuale, su tanti altri temi ed aneddoti. L'Inter di Conte – “È il primo anno di Conte, ci sono stati diversi cambiamenti anche a livello mentale, quindi ci vuole tempo. Servono dei punti di riferimento nella squadra e tutti devono parlarsi, anche la dirigenza. La responsabilità non è solo dei giocatori, si vince e si perde sempre tutti insieme, ora bisogna essere compatti e trovare insieme la migliore soluzione per rendere la squadra più forte, le colpe riguardano tutti.” Eriksen – “Purtroppo fa fatica a trovare gli spazi, in Premier si parla sempre di un campionato più difficile, ma la verità è che in Italia si gioca un calcio diverso, si pensa alla palla, ai ruoli, ai movimenti. Un calcio a cui dovrà abituarsi, lui si è ritrovato a dover subito portare il risultato. Non si è compresa immediatamente la sua posizione in campo, se da mezzapunta a destra o trequartista. Ci vorrà tempo perché si abitui, parliamo di un giocatore molto bravo.”

L'incontrista – “Una figura che effettivamente manca nell'Inter, che necessita di un giocatore che dia sicurezza alla difesa. Godin, De Vrij e Bastoni sono forti ma non velocissimi, c'è bisogno di protezione senza palla. Serve un incontrista che sappia rubare palloni ma anche giocare la palla. Una figura del genere che corre con grinta serve anche per mantenere la squadra vive, per il bene della partita e dei tifosi.” Lautaro e il Barcellona- “In Brasile si è sempre saputo della sua preferenza per il Barcellona, probabile che la presidenza del club, che vive un momento particolare, punti su questo trasferimento. Quando sono in ballo tanti soldi è difficile pensare all'amore per la maglia. Il calcio è molto cambiato. Spero che resti all'Inter, tra qualche anno questo giocatore sarà un riferimento mondiale.” Var – “Tutti pensavano che con il Var sarebbero spariti gli errori, ma non dobbiamo dimenticare che dietro allo schermo vi sono sempre delle persone, che l'interpretazione può sempre cambiare. L'episodio della gara tra Juve e Atalanta? Mi è sembrato un po' strano, ma non posso giudicare. In generale, non si può vedere cambiare la valutazione di ciò che è fallo, con tanta velocità, da una domenica all'altra.”

Kaio Jorge ed Everton – “La punta del Santos è un bravo giocatore, che può crescere tanto. Sa portare palla, trovare gli spazi giusti e deve crescere. Everton è un giocatore che può far parte di qualsiasi squadra al mondo, sa fare la punta, la mezzapunta sinistra e destra, bravo nel saltare l’uomo, ha le caratteristiche dei calciatori brasiliani. Lo vedo pronto per l'Italia, mentre Kaio Jorge deve crescere. Everton è brasiliano ma ha la testa del calciatore europeo, sa fare i movimenti tattici per difendere e attaccare, con la palla è molto veloce ed inoltre finalizza bene. Può giocare nell'Inter, nella Juventus, nel Napoli. So dell'interesse del Napoli nei suoi confronti, in questa piazza farebbe bene perché è bravo, è un calciatore in gamba. Gigi Simoni – “Una persona speciale: è sempre con me, è sempre vivo, lui per me non se n'è mai andato. Le persone speciali non muoiono mai. Ricordo quando eravamo alla Pinetina, c'era la finale di Coppa Uefa ed ero convinto di non giocare, essendo rientrato dalle amichevoli con la nazionale brasiliana. Pensavo giocasse Cauet e invece, come faceva sempre, mi chiamo dicendomi: "Zé come stai, tutto bene? Vedi che giochi domani". "Io?" gli chiesi incredulo. "Sì, io ho tanta fiducia in te, voglio un centrocampo forte per lasciare Ronaldo giocare davanti, punto su di te" mi disse il mister, poi mi abbracciò e mi fece un in bocca al lupo per la partita. Questa cosa resta con me per sempre. Tutti i giorni in cui ci ha allenato è stato sempre molto dolce, educato, lui non era di questo mondo, era di un calcio romantico.”

Arthur alla Juve – “Quando uscì era il migliore centrocampista brasiliano e nel Barcellona doveva avere la funzione di Xavi, giocare con quella intensità, far girare palla velocemente e dare ritmo alla partita. Al Barcellona ho visto che questa voglia si è fermata, si è lasciato un po' andare. In Italia è molto più difficile, non ci sono tanti spazi per giocare e ci sono subito le marcature. Sì gioca un calcio diverso anche nella Juventus. Può essere che il trasferimento derivi anche da questioni di fair play finanziario. In ogni caso per giocare in Italia deve cambiare mentalità. Vediamo che succede.”

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