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Ventura pre-derby: “La mia Salernitana ha un virus” – L’ex Ct appoggia gli ultras salernitani che disertano la sfida

SALERNO, ITALY – SEPTEMBER 16: Coach of US Salernitana Gian Piero Ventura during the Serie B match between Salernitana and Benevento Calcio at Stadio Arechi on September 16, 2019 in Salerno, Italy. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images)

Vigilia accesa per juve Stabia-Salernitana

Redazione DDD

Gian Piero Ventura, allenatore della Salernitana, è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia del derby sul campo della Juve Stabia, in programma domani alle 15.00: “C’è un virus diffuso che ci limita un po’, con 4-5 calciatori non proprio in forma da questo punto di vista. Riposeranno poi Firenze e Cerci, che continueranno a lavorare per migliorare la propria condizione. Le idee sono chiare ma è la salute che non ci supporta troppo, però rispetto alle prime gare sicuramente c’è più competizione e non siamo limitati a 12-13 atleti. Mi aspetto il giusto atteggiamento e soprattutto la personalità di non demordere dopo un errore".

Sulla questione tifosi: “Posso dire che capisco la scelta degli ultras di non partecipare alla trasferta, perché la prima decisione li ha comprensibilmente delusi. Il calcio deve essere aperto a tutti, soprattutto quando non vi sono criticità importanti. Speriamo di regalare loro una gioia, perché un derby è sempre un derby”.

Anche se la situazione è cambiata, dopo l’intervento di Juve Stabia e Salernitana, con la trasferta per il derby diventata libera, i gruppi del tifo organizzato granata hanno infatti annunciato la loro assenza con una nota: "Noi disertiamo. Noi che non ci pieghiamo a decisioni assurde, cervellotiche, discriminatorie soprattutto verso i nostri fratelli, restiamo a casa. Per noi il gesto resta, la discriminazione resta. La decisione presa dal questore era questa e non è certo l’intervento dei politici che ne modifica la gravità. Qualcuno si è piegato alla politica. Noi invece vogliamo giustizia. Noi non dobbiamo ringraziare nessuno. La trasferta a Castellammare era un nostro diritto non un regalo politico. Per dignità quindi rinunciamo al nostro amore e soffriremo da casa, ma per noi questo è il modo di essere ultras senza compromessi e senza padroni".

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