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Amantino esce dal luna park: ritiro punitivo a sua insaputa e lui toglie il disturbo

La dignità del tecnico brasiliano: dimissioni dal Foggia

Fine dell'avventura foggiana per Amantino Mancini

Redazione DDD

di Franco Ordine -

Amantino Mancini era salito sull’aereo dal Brasile per Roma felice come un bambino all’ingresso del luna park. Lo avevano chiamato da Foggia per affidargli la nuova avventura calcistica di una squadra dal passato glorioso, vicina a festeggiare i 100 di storia tra strepitosi alti e molti amarissimi bassi e non poteva che sentirsi nuovamente al centro del mondo.

Ha così cominciato la carriera da allenatore e per 26 giorni si è anche convinto di riuscire nel nuovo mestiere che è clamorosamente diverso da quello di calciatore tutto estro e fantasia, gol di tacco e finte uniche. Poi, sconfitto al debutto in serie D, girone H, un girone di ferro, a Fasano, ha “mollato” tutto ed è tornato a casa con uno scatto di dignità identico, per stile, a quelli compiuti in passato.

Il dg Corda, tesserino da allenatore in tasca, e allenatore-ombra come già ai tempi di Como, aveva proclamato un raduno alle 6 del mattino successivo e annullato i giorni di permesso quale punizione per la sconfitta subita, tra l’altro meritata per povertà di cifra tecnica e di occasioni da gol. Di qui la scelta dignitosa di Mancini: se questo è l’andazzo, allora io tolgo il disturbo. Adesso potrà vantare questo record, via dopo 26 giorni appena, e considerarlo una medaglia al petto.

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