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Under 15 maschile e quarantena, Patrizia Panico: “Imparo il giapponese e preparo la mia tesi per fare gol”

GRADISCA D'ISONZO, ITALY - APRIL 27:  Head Coach of Italy U15 Patrizia Panico looks during the national anthem during Italy v England - U15 Nations Tournamnent on April 27, 2019 in Gradisca d'Isonzo, Italy.  (Photo by Pier Marco Tacca/Getty Images)

L' allenatrice under 15, quella dei grandi record, si racconta, sognando il ritorno in campo.

Serena Calandra

Piccole stelle diventate grandi conquistano il grande palcoscenico, quello dei campioni. Patrizia Panico, allenatrice della nazionale under 15 maschile dal 2017, ha già conquistato record importanti, inserendosi di diritto tra le stelle immortali della Hall of Fame del Calcio. Capocannoniere della serie A per 14 volte, 204 gare disputate in nazionale con 110 gol in azzurro, Patrizia si racconta, contemplando le proprie fortune e i propri desideri: "Questi giorni di quarantena non semplici per nessuno. Per fortuna, visto gli spazi della mia abitazione, posso allenarmi in giardino e fare esercizi per tenermi in forma. Durante le giornate faccio di tutto, leggo la rassegna stampa ogni mattina, imparo il giapponese che da sempre mi affascina, studio per il corso da allenatore Uefa Pro e scrivo la mia tesi concentrata sui modi per andare a segno. Non sto mai ferma, oltre a questo cerco anche di approfondire la mia conoscenza sull'inglese e le varie tematiche calcistiche legate al mio lavoro".

Sul proprio ruolo da allenatrice, la campionessa sorride mostrando grande soddisfazione: "Mi piace molto lavorare con i ragazzi. Mi piace selezionarli, andarli a vedere giocare in gara durante il campionato e accompagnarli alla loro prima in una nazionale. Mi sento gratificata perché questo lavoro è svolto con giovani di grandi aspettative e talento". L'evoluzione del calcio femminile troppo tardiva?: "Sono stata contentissima di ciò che è avvenuto, e non mi ritengo sfortunata per non essere nata dieci anni dopo. Ognuno è figlio del suo tempo, e il nostro movimento ha raggiunto questo livello, anche grazie a ciò che c’è stato prima con me che altre calciatrici hanno dato tutto. Sono felicissima di come si stia sviluppando questo percorso, avviato molto tempo fa, ma siamo ancora in fase di crescita. Quindi non fermiamoci qui. Andiamo avanti su questa strada, per non rischiare di tornare indietro. Oggi sarei stata agevolata da strutture più importanti e staff più qualificati. Anche se forse a livello personale avrei avuto meno libertà: dal decidere da chi farmi curare per un infortunio, ai vincoli di partecipazione ai raduni. Da un punto di vista professionale invece sarebbe stato tutto più entusiasmante... Ciò premesso, il mio modo di allenarmi mi ha consentito di giocare ai massimi livelli fino a 41 anni; almeno rispetto al tempo che ho vissuto in campo, credo di essermi allenata bene. Se potessi scegliere chi far giocare nella mia squadra? Sceglierei Manuela Giugliano, perché con la sua intelligenza e tecnica potrei schierarla ovunque. E’ una calciatrice che mi piace molto".

"Lo scudetto del cuore per la lotta al Covid? La penso come l’artista Bansky, che ha recentemente realizzato un dipinto in cui un bambino pesca un’infermiera da una cesta piena di pupazzi raffiguranti i supereroi. Quindi, lo assegnerei sicuramente allo staff medico-sanitario. Loro rischiano la vita ogni giorno, di fatto sono degli eroi "

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