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Genoa sconfitto nel derby: “Adesso si alzano alle 5!”, decidevano tutto gli ultrà…
Estorsioni e affari da centinaia di migliaia di euro, violenza nei confronti dei giocatori e le “trattative” con la società. Tutto questo mondo è contenuto nell’avviso di chiusura delle indagini nei confronti di 17 persone, in gran parte ultras del Genoa e molti dei quali accusati di associazione a delinquere dalla Procura di Genova. Secondo il pubblico ministero Francesca Rombolà e il procuratore capo facente funzioni Francesco Pinto, i componenti dell'associazione erano otto: Massimo Leopizzi, "promotore, capo e organizzatore"; poi Artur Marashi, "in qualità di organizzatore", ma anche Fabrizio Fileni, Nicolò Garibotto, Piermarco Pelizzari, Paolo Taccone, Ivano Mucchi e Davide Traverso, associati "tra loro al fine di commettere una serie indeterminata di delitti tra cui, in particolare, violenza privata, lesioni personali, lancio di materiale pericoloso".
Secondo l'accusa gli ultras avrebbero estorto alla società circa 327 mila euro fra il 2010 e il 2017. Tutto sarebbe avvenuto, stando alla ricostruzione di repubblica.it di Genova, costringendo l'amministratore delegato del Grifone, Alessandro Zarbano, a versare i soldi attraverso fatturazioni per operazioni inesistenti in favore della società "Sicurart", di cui Leopizzi per gli inquirenti era socio occulto. Agli atti è finita anche una telefonata del 15 marzo 2017 fra il capo ultras e l'ad Zarbano. Gli ultrà hanno appena ottenuto il ritiro anticipato della squadra dopo una sconfitta nel derby, ma Leopizzi pretende che i giocatori partano all'alba: "Si alzano alle 5 una volta nella vita... Diversamente se partono alle 10 ci saranno cento persone sveglie, e non voglio né feriti né denunciati".
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