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LA STAGIONE DI VIALLI E MANCINI

Gianluca Vialli: “Per Mantovani andavamo a letto con il pigiama della Samp”

ALDERSHOT, ENGLAND - AUGUST 01: Gianluca Vialli in the stands during the Pre-Season Friendly between Fulham v Sampdoria at the  EBB Stadium on August 1, 2018 in Aldershot, England. (Photo by Marc Atkins/Getty Images)

Sampdoria, la celebrazione di uno Scudetto ma anche qualche sassolino...

Redazione DDD

La Bella Stagione è un libro che racconta la vittoria dello scudetto della Sampdoria del 1991. È la storia di una squadra e, proprio per questo, il libro è stato scritto da tutti i protagonisti di quell’impresa e di questo racconto: Ivano Bonetti, Marco Branca, Umberto Calcagno, Toninho Cerezo, Giovanni Dall’Igna, Giuseppe Dossena, Giovanni Invernizzi, Srecko Katanec, Marco Lanna, Attilio Lombardo, Roberto Mancini, Moreno Mannini, Michele Mignani, Oleksij Mychajlycenko, Giulio Nuciari, Gianluca Pagliuca, Fausto Pari, Luca Pellegrini, Gianluca Vialli, Pietro Vierchowod. Una squadra di amici.

 (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Ne ha parlato Gianluca Vialli nell’intervista rilasciata a Il Secolo XIX per l’uscita del libro stesso: "Paolo Mantovani era una persona intelligente che riusciva sempre a trovare grande equilibrio nella gestione del club tra la parte emozionale e quella del business. E un visionario, con la volontà di battere lo “status quo”, essere Davide contro Golia. Voleva agitare le acque, far diventare possibile l’impossibile. Molto carismatico e coinvolgente. Noi andavamo a letto col pigiama della Samp perché lui ti coinvolgeva al punto da farti sentire una pelle blucerchiata. Io mi dicevo “da grande vorrei essere come lui”. Un ricordo personale? Andare nel suo ufficio a prendere lo stipendio: faticavi a vederlo per la nuvola di fumo ma quando ti parlava ti dava una carica straordinaria e quando uscivi ti sentivi più alto e potevi camminare sull’acqua. Si chiama carisma".

Poi un aneddoto su Borea e l’unità del gruppo: "Per me uno dei più importanti fu la cena della Beccaccia. A fine andata eravamo un po’ in crisi e su suggerimento del dottor Borea, che completava la triade, decidemmo per questa cena al ristorante aperto solo per noi giocatori per fare uno di questi meeting in cui ci si dice tutto così che i problemi si affrontino prima che diventino troppo grossi. In pratica: pugni nella pancia, non nella schiena, dicendoci le cose in faccia. Aiutò moltissimo per prenderci ciascuno le responsabilità e capire l’altro. Infatti raddrizzammo la rotta. Io nel libro mi sono tolto qualche sassolino con Roberto. Io penso di aver corso anche per lui, lui certo mi ha servito molti assist, però alcune volte alzava un campanile senza guardare, io mi ammazzavo per prenderla e segnare e il giorno dopo leggevo “grande assist di Mancini”. Nel libro spiego che non era così".

Non solo: "Quando un giocatore sceglieva la Samp lo faceva per Mantovani, per la maglia, ma anche perché svegliarsi sul mare, col sole, non è la stessa cosa per chi come me è cresciuto in pianura Padana. E poi fossimo stati a Milano, Torino o Roma non avremmo potuto pensare di essere Davide contro Golia. C’era un po’ di fastidio nel non poter essere considerati i “re della città” perché c’era anche il Genoa. Però questa contrapposizione ha fatto bene a noi e a loro perché il Genoa in quell’anno arrivò quarto e andò in Europa. Ci trainammo in alto a vicenda". Vialli ha rinunciato al sogno di presiedere la Samp in un ipotetico bis de La Bella stagione?: "La Bella Stagione è un libro che celebra lo scudetto di trent’anni fa. Non c’è nessun tipo di nesso, farei fatica a pensare di come collegare le due cose. Il libro è il libro".

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