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Il Milan, Piatek e non solo: il finto problema del centravanti

Redazione DDD

Da anni il Milan si pone il problema sull’adeguatezza del suo numero nove, senza considerare la sua dimensione offensiva poco credibile

di Max Bambara -

Da qualche anno, al Milan, ha preso piede la moda di mettere in discussione il centravanti. Basta un periodo in cui la media gol tende a contrarsi per iniziare a fare discorsi e sermoni sul fatto che il numero nove del momento non sia all’altezza del Milan. Ma è davvero così? A nostro avviso certe analisi e certi orientamenti hanno il difetto congenito di essere contaminati da una sorta di pregiudizio, basato su convinzioni erronee. Fra queste vi è l'idea che il Milan debba essere trascinato dai gol del suo numero nove, senza curarsi del contesto in cui il centravanti gioca. Si tratta di un grave errore di metodo e, nel contempo, di concetto. Per valutare la media gol di una punta infatti, è corretto considerare il rapporto fra gol fatti e presenze, ma il tutto va poi pesato sulla bilancia del valore offensivo della squadra.

Sapete chi è il miglior marcatore della Serie A negli ultimi anni come media realizzativa? Ciro Immobile con 81 reti totali in campionato con la maglia della Lazio ed una media realizzativa di 0,62 a partita. Nessuno in Serie A ha avuto una media maggiore. Ebbene quel dato, parametrato sulla squadra nella quale gioca dimostra come Immobile da centravanti abbia inciso per il 32% dei gol totali del suo club a cavallo fra l'agosto 2016 ed il novembre 2019 (quasi 3 anni e mezzo), arco temporale nel quale la Lazio in campionato ha realizzato 247 gol. Prendiamo adesso i dati sui centravanti titolari del Milan negli ultimi anni. Carlos Bacca (stagione 2015-16 e stagione 2016-17) ha avuto una media realizzativa di 0,44 (31 reti in 70 gare) ed ha inciso sul 29% dei gol totali del Milan (105) nei due campionati in cui è stato titolare.

Patrick Cutrone (stagione 2017-18) ha avuto una media realizzativa di 0,35 (10 reti in 28 gare) ed ha inciso sul 17% dei gol totali del Milan (56). Gonzalo Higuain ha avuto invece una media realizzativa di 0,40 (6 reti in 15 gare), incidendo sul 23% dei gol totali del Milan (26) nel girone d’andata 2018-19. Kris Piatek finora ha avuto una media realizzativa dello 0,40 (12 gol in 30 gare) e sta incidendo sul 30% sui gol totali del Milan (40 compreso il girone di ritorno 2018-19 e queste prime 12 partite della stagione 2019-2020). In sostanza, tolto il rendimento di Cutrone nella stagione 2017-18 (condizionato comunque dalla presenza di altri attaccanti in organico che gli rubavano spazio), sono tutte percentuali alte (Bacca, Piatek) o comunque buone (Higuain). I numeri quindi ci dicono che più che un problema legato al rendimento del suo centravanti, il Milan, in questi ultimi anni, ha avuto una seria criticità, strettamente connessa alla sua dimensione di squadra, decisamente poco credibile dal punto di vista offensivo.

In totale, dal 2016, i centravanti titolari del Milan hanno realizzato 41 reti (praticamente la metà del migliore realizzatore del campionato) su un fatturato complessivo di 179 gol del Milan, andando ad incidere per il 22% dei gol totali. Non è una percentuale altissima, ma non è nemmeno bassa, se si considera che il migliore realizzatore della Serie A (Ciro Immobile) ha inciso per circa il 30% dei gol complessivi di una Lazio capace, nello stesso arco temporale, di segnare quasi settanta reti più del Milan (247 contro 179). I numeri, da soli, non possono dare verità assolute, ma ci forniscono uno spaccato della realtà che sarebbe assurdo ignorare. Il problema del Milan negli ultimi anni, quasi mai è stato il suo centravanti, bensì il contesto tecnico nel quale il numero nove si è trovato a giocare.

Esiste pertanto un problema di credibilità offensiva che il Milan deve iniziare a porsi, altrimenti da qui fino alle calende greche, il rischio è quello di continuare a bruciare centravanti sull’altare pagano di convinzioni sbagliate, smentite dai numeri. Quanto sono costate queste convinzioni erronee? Se volessimo fare un gioco e provare a considerare quanti soldi ha speso il Milan negli ultimi anni per le punte, i risultati sarebbero decisamente sorprendenti. Nell’estate del 2015 infatti il Milan spese ben 38 milioni di euro per due prime punte (Bacca 30 e Luiz Adriano 8); nell’estate successiva invece ci fu l’arrivo di Gianluca Lapadula per 9 milioni di euro. Nell’estate del 2017, il Milan spese invece 71 milioni di euro per due centravanti (36 milioni per Andrè Silva e 25 milioni per Kalinic), mentre nell’estate 2018 vennero spesi 9 milioni per il prestito di Higuain.

A questi importanti investimenti vanno ovviamente sommati i 35 milioni di euro spesi per Piatek nel gennaio del 2019 e, altresì, i 28 milioni di euro spesi quest’estate per assicurarsi il giovane e promettente Rafael Leao. In totale, quindi, il Milan negli ultimi 4 anni e mezzo ha speso una cifra davvero impressionante, 180 milioni di euro, per acquistare 8 centravanti, continuando tuttavia ad avere problemi offensivi in un attacco che non ha mai superato quota 60 reti in Serie A. Troppo semplice pertanto trarre la conclusione che, in uno sport collettivo come il calcio, non basta acquistare una punta importante per avere tanti gol: serve anche dotare la squadra di una architettura offensiva tale da assecondare al meglio le caratteristiche di questa punta. Il messaggio è chiarissimo: prima di guardare il dito e quindi di buttare nel mare della critica cieca e ricca di pregiudizi anche il povero Kris Piatek, iniziamo a ragionare sulla luna, ossia sull’impianto di squadra del Milan.