Il calcio di oggi e la sua carria, la sua arrività e l'attualità. Di tutto questo ha parlato Cristian Ledesma ai microfoni di FootballNews24: come è nata l’idea della Ledesma Academy? "Diversi anni fa. Parliamo di quando mio figlio aveva 6 anni, quindi ne ha 12 adesso perché iniziò la scuola calcio e dopo 3/4 mesi ho visto dei miglioramenti e non parlo della parte tecnica, ma di quella motoria. Lì mi è nata spontaneamente questa passione e pensare dentro di me ‘guarda che soddisfazione deve essere portare il miglioramento per un bambino’. Quando lui ha iniziato la scuola calcio, vedendo i suoi cambiamenti sotto l’aspetto motorio perché non ho mai pensato che potesse diventare un fenomeno, è nata lì l’idea in un futuro, di lavorare con i giovani”.
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Cristian Ledesma: “A porte chiuse per il Coronavirus? Non è lo stesso” “Kolarov? Lui mai stato vero tifoso laziale”
Cristian Daniel Ledesma ex giocatore, tra le altre, di Lecce e soprattutto Lazio, ha ripercorso la sua carriera parlando anche del campionato in corso con un occhio di riguardo per la corsa scudetto della sua squadra del cuore
Scavare nel passato di Ledesma, significa strappargli un commenti sui vari allenatori che ha avuto, ma uno di loro porta dritto al derby di Roma: "Vladimir Petkovic, ci ho lavorato molto bene, è un mister che ci ha dato la Coppa Italia contro la Roma”. Passiamo ora alla nota dolente: nel 2009 tu e Goran Pandev siete stati messi fuori rosa nella Lazio. Perché? Cosa è successo realmente? Quando poi sei stato reintegrato nel 2010, cosa o chi ti ha spinto a rinnovare il contratto fino al 2015? “Questa storia brutta nasce per delle mancate promesse, per quel che mi riguarda. Non mi piace stare sempre lì a richiamare. E’ stato talmente difficile il momento che non mi piace rimarcare, ma ci tengo a precisare che ho fatto anche io degli errori, non solo il presidente Lotito. Quando si arriva ad un punto del genere, vuol dire che ci sono stati degli sbagli da entrambe le parti. Potevo fare qualcosina in più, come la stessa società. Riconosco che si poteva fare qualcosa di più, ci si è arrivati e riconosco che è stato un momento bruttissimo. Allo stesso tempo, è stato il momento più bello perché è lì che ho conosciuto il tifoso laziale. Perché le domeniche stavo seduto sul divano e la gente proprio in quei mesi, mi ha dimostrato un affetto mai sentito da nessun’altra parte. E’ stato brutto ma allo stesso tempo è nata una storia d’amore, d’affetto, di stima reciproca con la Lazio“. Quindi è lì che hai capito di essere diventato anche un tifoso della Lazio? “Si, è lì che ho scoperto il tifoso della Lazio. E da lì è stato un susseguire di incontrare i tifosi che mi hanno raccontato la storia della società biancoceleste e mi hanno fatto innamorare veramente della storia della Lazio, della maglia, dei suoi colori e di tutto quello che è la storia di questa società. Dopo quel periodo, finito il campionato, rientro, ci salviamo finisce la stagione e lì ho capito che il mio posto era la Lazio. Siamo andati con il mio procuratore, che aveva ancora qualche perplessità e io gli dissi ‘andiamo a Cortina e chiudiamo questa faccenda’. Abbiamo risolto in 20 minuti. Ci siamo seduti con Lotito e gli ho detto ‘Presidente io voglio rimanere, se lei vuole che io rimanga, troviamo un accordo’ e in venti minuti, era già pronto il contratto”.
A proposito di Claudio Lotito, che tipo è? Hai un ricordo o un aneddoto anche simpatico, spiritoso sul presidente della Lazio?
“Diciamo che c’è un Lotito prima e dopo Walter Sabatini all’interno della Lazio. Fin quando c’è stato Sabatini, veniva alle trasferte e si chiudeva con noi in camera a vedere le partite. Rideva, scherzava e non entrava mai nello specifico sulle partite perse o pareggiate. Cercava di tirare su la squadra e, anche quando perdevamo, magari andava per esempio da Pandev che non era riuscito a segnare e gli diceva ‘dai che non è successo niente, vedrai con la prossima. Anche l’arbitro, ha fatto questo. Non era uno che entrava diciamo a gamba tesa. Dopo Sabatini, io dico che un po’ è cambiato. Io dico sempre che non è così disastroso come viene dipinto e continuano a dipingerlo così. Sicuramente ha i suoi pregi e i suoi difetti, però sicuramente non è così disastrosa la situazione come viene richiamata da fuori, soprattutto da chi non lo conosce davvero". Parlando sempre di Lazio, sinceramente ti saresti mai aspettato una Lazio così in alto in classifica e così continua nei risultati? Viste anche le premesse di inizio anno con un calciomercato non proprio sfavillante. Avevi creduto in questo gruppo o la vedevi in difficoltà per la lotta Champions e adesso, invece è una sorpresa? “Difficoltà no, però sicuramente non mi sarei mai immaginato che potesse essere dove sta ora. Anche perché, venivi da un anno dove qualche giocatore importante non si era riconfermato. Questa è la verità. Adesso possiamo dire che Luis Alberto sta facendo un campionato straordinario così come Milinkovic-Savic, che lo stesso Immobile. Un po’ avevano avuto un calo l’anno scorso. Immobile, per esempio, a segnava ha segnato però non è stato quello del primo. Luis Alberto non si era confermato o meglio, non era cresciuto e Roma è una piazza dove devi dimostrare che ci sei. Non me l’aspettavo, più che altro anche pensando a Patric e Radu che erano fuori dal progetto e invece oggi sono titolari. Non so chi poteva dire ad inizio anno che la Lazio avrebbe lottato con la Juventus e l’Inter per i primi te posti. Poca gente, forse qualche tifoso veggente. Sicuramente era una squadra che non è stata ritoccata tantissimo e partivi con una base. Ad inizio anno, l’ho dipinta come ‘il secondo ciclo di Inzaghi“.
Collegandoci ad un giocatore del quale hai parlato poco fa, ti ha sorpreso la scelta di Aleksandar Kolarov di andare alla Roma? “Non me l’aspettavo sicuramente ma lui non si è mai dimostrato un tifoso della Lazio. Non mi ha fatto piacere sicuramente ma non era identificato al 100% con la Lazio, ha fatto qualche anno ma poi è andato in una grandissima squadra che è il Manchester City“. Parlando di questa Lazio, c’è un giocatore che ti ha particolarmente colpito e con il quale magari avresti voluto giocare? “Uno in particolare no. Il calcio è cambiato tanto e io metto sempre sulla bilancia con chi ho giocato in passato. Immobile si è fortissimo ma io ho giocato con Tommaso Rocchi che, a livello di movimenti, in Serie A non aveva uguali. O con la coppia Rocchi-Pandev. A livello difensivo, c’è Francesco Acerbi che è uno dei pochi difensori italiani che ci sono oggi con la caratteristica propria del difensore. Quindi uno in particolare no, perché è un altro calcio anche se sembra di no ma è diverso fino al 2014”.
Secondo te, questa Lazio, può davvero puntare allo scudetto o manca ancora qualcosa per essere al livello della Juventus o dell’Inter?
“Che manca qualcosa io sono convinto di si, però se il campionato ti dice che puoi giocartela, sono partite. Vanno giocate e cerchi di non perdere anche ad un certo punto. Se tu mi chiedi se la Lazio è stata costruita per lo scudetto, io dico che la Juventus è anche oltre le altre squadre, anche rispetto all’Inter. A livello di squadra, di ricambi ha molto di più rispetto alle altre squadre di Serie A. L’Inter si è rinforzata ha speso milioni su milioni con giocatori forti che fanno anche il gioco che vuole Antonio Conte. Però la Lazio è lì e nessuno può pensare di vietare alla squadra di vincere tutte le partite e sperare che gli altri sbaglino. Da tifoso, razionalmente, dico che la Lazio non ha la rosa che ha la Juventus, ha una rosa superiore alle altre squadre però stai lì. E se stai lì e continui a vincere, me la gioco. Se poi la squadra diventa più consapevole, tanto di guadagnato e, soprattutto, le partite come ha detto Simone Inzaghi cominciano a pesare sempre di più ed è lì che si vedrà se Lazio, Juventus e Inter terranno botta”. Simone Inzaghi: tu hai vissuto l’Inzaghi calciatore quasi a fine carriera. Ti aspettavi che sarebbe diventato un allenatore così bravo? “Mai avrei pensato, conoscendolo poco. Però no, non mi sarei mai aspettato diventasse così. Se tu mi avessi detto che tra un gruppo di allenatori ci sarebbe stato Inzaghi, non ci avrei mai pensato perché non ti dava l’impressione che sarebbe potuto diventare un allenatore”.
Cristian, cosa hai in mente per il futuro? “Per il momento sto pensando a questi due progetti poi vedrò se fare il secondo corso di allenatore a Coverciano, però intanto voglio vivere questa esperienza fino alla fine del campionato e decidere se fare questo passo o meno”. A proposito del Coronavirus, secondo te, si poteva fare di più o secondo te sarebbe stato inevitabile? “E’ talmente delicata la situazione e non mi permetterei mai di dire ‘si poteva fare questo o quest’altro’. Ci sono i ruoli e ognuno è responsabile per il proprio ruolo in quello che fa, però non saprei dirti se si poteva fare qualcos’altro. Purtroppo è successo però sta soffrendo tantissima gente, non solo chi è contagiato”. Tornando alla tua carriera: un ricordo bello e un rimpianto nella tua carriera.
“Un ricordo bello a parte il gol nel derby e le due Coppa Italia… Il gol nel derby? Li tiri ed è istinto, non ci pensi. Quando ho firmato il primo contratto da professionista o quando ho giocato la partita in Champions League contro il Real Madrid, quando ho sentito la musica della Champions mi sono venuti in mente i miei genitori quando non potevano comprarmi un paio di parastinchi o le scarpe aldilà delle vittorie, non ce n’è uno in particolare. Rimpianto no, perché sono molto credente e credo in Dio e nel destino che creiamo insieme a lui. La mia idea, il mio desiderio sarebbe stato quello di chiudere la mia carriera nella Lazio“.
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