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Roma, Gianluca Mancini: “All’esordio nel derby ero emozionato all’ennesima potenza”

VERONA, ITALY - SEPTEMBER 19:  Gianluca Mancini of AS Roma in action during the Serie A match between Hellas Verona FC and AS Roma at Stadio Marcantonio Bentegodi on September 19, 2020 in Verona, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Gianluca Mancini racconta la sua carriera

Redazione DDD

Gianluca Mancini ha rilasciato un'intervista ai canali ufficiali della Roma, nella quale ha ripercorso la sua carriera: "Ho iniziato nella squadra del mio paese, mio padre non voleva inizialmente. Un allenatore mi ha invitato a fare un provino, mi hanno visto giocare e sono andato a Firenze, lì ho trascorso tutta la trafila delle giovanili. Poi sono passato a Perugia, con sacrificio si possono raggiungere i risultati. La famiglia è importante per ogni calciatore, i miei genitori non mi hanno mai messo pressioni e mi hanno fatto divertire. Gli amici ed una famiglia alle spalle sono importanti. Nel calcio si possono creare dei legami ma difficilmente proseguono. Con Spinazzola è successo, saremmo stati amici anche se ci fossimo conosciuti fuori dal campo. Sono cresciuto in un paese molto piccolo, andare a giocare nelle grandi città mi ha fatto crescere in fretta".

Gli altri temi, a partire dal portafortuna: "Ho un bigliettino fatto da mia moglie, era il mio primo anno in Serie A e non giocavo. Prima di andare in Nazionale giovanile lei mi lasciò nello zaino un bigliettino che è rimasto lì. Da allora sono successe tante cose positive. Il Derby è stata un emozione unica, ero abituato a vedere queste partite in tv. Le emozioni erano a mille, è stato molto emozionante. Il mio procuratore? Arrivavo da un'esperienza lavorativa che andava avanti da quando ero piccolo, un ragazzo che giocava con me alla Fiorentina mi disse che Beppe Riso voleva fare due chiacchiere con me. Ci siamo incontrati a Bergamo in un bar. Mi sembrava di conoscerlo da tanti anni, lo chiamo leone. Mi stima, ascolta le mie esigenze. Il procuratore non deve occuparsi solo di contratti, da parte mia i rapporti umani sono importanti. Il cassetto non è ancora chiuso, ho 24 anni e un mondo da imparare sia a livello umano che calcistico. Voglio migliorare ed arrivare ad essere ricordato come una brava persona ed un bravo calciatore".

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