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DELLA MORTE VOTA TORO, MA LA JUVE...

Ivano Della Morte e il Torino: “Da raccattapalle, i miei derby più belli”

L’ex calciatore di Torino, Lazio, Chievo e Genoa si è soffermato anche sull’attualità, esprimendo un parere sulla lotta scudetto, ma anche sulle difficoltà delle squadre italiane di affidarsi all’estro e al talento dei giovani calciatori

Redazione DDD

Ivano Della Morte ha ripercorso le fasi salienti della sua carriera, dall’esordio con le giovanili del Torino alla conclusione in Serie D con la maglia dell’Alessandria. Cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Torino, Ivano della Morte esordisce in Serie A proprio con i granata di Emiliano Mondonico il 28 febbraio 1993 (Torino-Pescara 3-1). Era il Magico Toro degli anni ’90, capace di conquistare la sua quinta Coppa Italia in finale contro la Roma e di andare ad un passo dal trionfo europeo in Coppa Uefa contro l’Ajax, sogno svanito solamente per il maggior numero di gol fuori casa segnato dai lancieri. Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni l’ex centrocampista di Lazio, Chievo e Genoa si è soffermato sulla lotta scudetto e sul Derby della Mole, che metterà di fronte Torino e Juventus sabato pomeriggio. Ivano della Morte insieme ad Andrea Sottil, Sandro Cois e Christian Vieri è stato uno dei giocatori più promettenti della rosa a disposizione di mister Rosario Rampanti nella Primavera del Torino: “Eravamo una squadra davvero forte - ha ricordato Della Morte a FootballNews24 - diversi di noi sono riusciti ad arrivare in Serie A anche a grandi livelli, c’era ad esempio anche Luca Pastine, che giocò poi in prima squadra col Toro negli anni successivi. Eravamo una squadra forte, merito anche dei responsabili del settore giovanile, l’avvocato Cozzolino, il suo braccio destro Ellena. Serie C trampolino di lancio all’epoca? Era un campionato di alto livello, le squadre giocavano per vincere, la retrocessione non veniva vissuta come un dramma, anzi le società guadagnavano qualcosina a livello economico. Il Toro di Mondonico? Era una squadra spettacolare, è stato un sogno essermi potuto allenare, giocare e debuttare in quella squadra. Ai tempi non era così semplice esordire in Serie A, di solito bisognava sempre fare un po’ di gavetta e poi se uno meritava veniva richiamato alla base e iniziava il suo percorso. Non c’era una mentalità così aperta nei confronti dei giovani. Al Toro non è stato neanche così perché sono successe mille cose, Borsano, Goveani, l’arrivo di Calleri, da lì in poi sono iniziati i problemi per il Torino“.

C’è un giocatore oggi in cui ti rivedi? “Oggi per la corsa, per la velocità direi Chiesa, è un giocatore che a me piace tanto. Quando parte fa veramente male, ha questa falcata bellissima, riesce a mettere queste palle in mezzo fantastiche. Vede benissimo la porta, può fare più ruoli”. A proposito di calcio italiano, pensi che il campionato italiano, a poche giornate dal termine, abbia finalmente un padrone, l’Inter viaggia spedita verso lo scudetto? “L’Inter ha una consapevolezza non indifferente, ha un allenatore (Antonio Conte) che conosco un po’ perché quando allenavo le giovanili della Juventus, lui guidava la prima squadra, sempre sul pezzo, non molla di una virgola. Le prossime tre giornate saranno fondamentali, l’Inter ha più di metà scudetto in mano”. Stagione di transizione per la Juventus che per la prima volta dopo nove anni si prepara a dire addio allo scudetto. La scelta di puntare su Pirlo è stata affrettata oppure la dirigenza ha commesso degli errori di gestione e di programmazione? “Nessun dramma, la società ha deciso di iniziare un nuovo percorso con un nuovo allenatore, ha rivoluzionato la rosa scegliendo di puntare su giocatori giovani. Ad ogni cosa c’è un inizio e c’è una fine, hanno vinto tantissimo e ora ci sarà un po’ da soffrire. Per quel che riguarda Pirlo se la società deciderà di trattenerlo diventerà sicuramente un allenatore importante nel panorama europeo. Vive una situazione delicata, se dovesse essere esonerato, potrebbe andare incontro a qualche difficoltà, anche se un giocatore come lui, che era già allenatore in campo, credo parta più avvantaggiato. Ovviamente gli errori di inesperienza ci stanno, ma io dico sempre che a volte bisogna sbagliare per imparare. La società deciderà come agire in futuro”.

Come giudichi l’acquisto di Cristiano Ronaldo? “Penso che la società abbia fatto la scelta giusta acquistando Cristiano Ronaldo. Ha continuato a segnare a raffica, ha vinto tanto in carriera, e quando sta bene ha dimostrato di essere un trascinatore. L’acquisto di Ronaldo è stato importante anche fuori dal campo, a livello di business, credo che la società abbia unito l’utile al dilettevole. I deludenti risultati in Champions non dipendono dall’arrivo di Ronaldo, la Juventus domina in Italia, ma in Europa vista la concorrenza serve ben altro“. Sabato Torino e Juventus si affrontano nel 202° Derby della Mole. Dal punto di vista sentimentale si definisce granato o bianconero? “Sentimentalmente sono granata. Sono nato e cresciuto con la maglia del Toro, è la società che mi ha permesso di diventare giocatore e di coronare il mio sogno. La Juventus, con cui ho vissuto cinque anni da allenatore, è la società che mi ha completato sotto l’aspetto professionale e mi ha dato la possibilità di vivere questo mondo da “dietro la scrivania”. Entrambe le squadre non vivono attualmente un bel momento, sono in difficoltà, mi aspetto una partita dai nervi tesi”. Qual è il suo ricordo più bello del Derby tra Torino e Juventus? “Ricordo più bello che ho risale ad un Derby della stagione 1985-1986 in cui feci il raccattapalle. Il Comunale era strapieno, un atmosfera fantastico con giocatori incredibili da una parte e dall’altra. Ai tempi il Derby era veramente combattuto fino all’ultimo secondo, la stracittadina era vissuta con un’ansia pazzesca perché entrambe le società erano forti. Oggi invece c’è divario tra le due squadre, il Torino vive la vittoria come un sogno, mentre una sconfitta sarebbe un dramma sportivo per i tifosi della Juventus“.

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