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di Davide Capano – Fiorentina-Torino, oltre che sfida europea, sarà il Derby di Emiliano Mondonico. Già, perché, 367 giorni dopo la sua morte a 71 anni, si affrontano due team da lui eternamente portati nel cuore. Della Viola, allenata...

Valentina Alduini

di Davide Capano -

Fiorentina-Torino, oltre che sfida europea, sarà il Derby di Emiliano Mondonico. Già, perché, 367 giorni dopo la sua morte a 71 anni, si affrontano due team da lui eternamente portati nel cuore. Della Viola, allenata nella stagione 2003-2004 e riportata in Serie A, è sempre stato tifosissimo; del Toro, invece, uno dei tecnici più amati, l’ultimo in grado di portare i granata in una finale europea con quei tre legni di Amsterdam.

Domani al Franchi, inoltre, ci sarà una spettatrice particolare. Clara, la figlia minore del Mondo, sarà ospite dei tifosi fiorentini del club “Settebello”, a cui Emiliano era iscritto. In più è previsto un commosso ricordo sugli spalti. Stefano Pioli, attuale tecnico gigliato, ha dichiarato nella conferenza pre-gara: “Mondonico? Ci siamo scontrati qualche volta, ricordo un Modena-Albinoleffe che fu una partita combattuta. Mi piaceva il suo modo di stare dentro la partita. È stato un personaggio molto originale ed intelligente”.

“Papà era fatto così – ha dichiarato in settimana Clara ad Avvenire–,prendeva le cose di petto. Come quella volta a Madrid contro il Real... Io ero in curva con i tifosi del Toro e quando seppe che erano in corso degli scontri andò dal presidente del Real Madrid e gli disse a muso duro: ‘Guarda che là fuori c’è anche mia figlia... se gli succede qualcosa è meglio che a Torino non vi presentate’”.

Mondonico è stato una delle ultime sedie alzate al cielo nel mondo del calcio. Il motivo? Facile, ha insegnato ad accorgerci che alla sera, quando ci guardiamo allo specchio, se abbiamo aiutato qualcuno ci sentiamo bene. E adesso, ci piace pensare che proprio da lassù, se la conti e se la ridi, assieme a Davide Astori, designer di fama mondiale con l’hobby del pallone, volato in cielo 25 giorni prima di lui. Perché il calcio sa generare amore e inclusione sempre.

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