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Redazione Derby Derby Derby

di Simone Balocco – Sport e politica, un binomio a tratti imprescindibile. Molti appuntamenti sportivi sono stati contrassegnati dalla politica: dalle Olimpiadi di Berlino 1936 al “bagno di sangue di Melbourne” del 6 dicembre 1956; dal...

di Simone Balocco -

Sport e politica, un binomio a tratti imprescindibile. Molti appuntamenti sportivi sono stati contrassegnati dalla politica: dalle Olimpiadi di Berlino 1936 al “bagno di sangue di Melbourne” del 6 dicembre 1956; dal podio degli afroamericani Tommie Smith e John Carlos a Messico '68 alle contestazioni delle Olimpiadi invernali di Grenoble '68; dal doppio boicottaggio olimpico Stati Uniti-Unione Sovietica di Mosca e Los Angeles fino l'esclusione del Sud Africa da ogni appuntamento sportivo tra il 1970 ed il 1993.

Anche la storia dei Mondiali ha avuto un scontro politico in campo: era il 22 giugno 1974 e ad Amburgo, per la terza partita del Girone A del Mondiale tedesco occidentale, si tenne una partita che definire storica è un eufemismo. Già per il solo fatto che non fu una partita qualsiasi, ma un derby: Germania Ovest contro Germania Est.

Ma facciamo un passo indietro. 1949: il 23 maggio ed il 7 ottobre nacquero due Stati, la Germania federale (BDR) e la Germania democratica (DDR). La prima, con capitale Bonn, era sotto l'egida del blocco occidentale capitanato dagli Usa, mentre la seconda, con capitale Berlino est, era sotto il controllo dell'Unione sovietica. Dal punto di vista sportivo, la DDR era anni luce avanti (come tante Nazioni dell'est) rispetto alla BDR, ma da quello calcistico era il contrario: la Germania ovest aveva partecipato (fino ad allora) a cinque Mondiali, vincendone uno, arrivando in finale una volta ed una volta terza, per non parlare del fatto che quattro anni prima aveva dato alla luce la Partita del secolo dell'Azteca contro l'Italia ed era campione d'Europa in carica. La Germania est era molto arretrata: quello del 1974 è stato il suo primo e unico Mondiale cui prese parte, non riuscendo mai a qualificarsi. Diverso il contesto olimpico: un oro (Montreal '76), un argento (Mosca '80) e tre bronzi (Tokyo '64, Monaco di Baviera '72 e Seoul '88).

Il 26 settembre 1973 la squadra del CT Georg Buschner riuscì a qualificarsi al Mondiale battendo nello scontro diretto delle qualificazioni la Romania. Che colpo: primo Mondiale da giocare proprio nella casa dell'odiato “cugino” dell'Ovest. E quando furono fatti i sorteggi, nessuno ci credette: Germania ovest e Germania est nello stesso girone. Dalle parti di Berlino est, non si aspettava altro che quel 22 giugno. Intanto nel maggio 1974 il destino (sempre lui) volle che a vincere la Coppa dei Campioni e la Coppa delle Coppe furono le due squadre più forti dei rispettivi Paesi: il Bayern Monaco vinse la prima di tre Coppe dei Campioni consecutive, il Magdeburgo la sua unica coppa internazionale, battendo i campioni uscenti del Milan in finale.

Il Mondiale tedesco occidentale del 1974 è stato il primo dove ci fu in palio la nuova Coppa del Mondo e a vincerlo fu proprio la Germania ovest, sconfiggendo la bellissima Olanda del Calcio totale di Rinus Michels e della sua idea di calcio mai pensato e mai giocato prima. Eppure in quel Mondiale ci fu una macchia per Beckenbauer e compagni: in sette partite giocate, la BDR ne perse una sola partita. E quale fu quella partita? Ovviamente, il derby contro la Germania est. Ma facciamo un altro passo indietro e andiamo a quel pomeriggio di sabato 22 giugno 1974.

Il derby tedesco fu la partita conclusiva del girone A: entrambe le squadre erano qualificate alla seconda fase, c'era solo da stabilire chi al primo e chi al secondo posto. La Occidentale nel girone aveva sconfitto Cile (1-0) e Australia (3-0) non dimostrando un grande calcio, mentre la Orientale aveva avuto la meglio su Australia (2-) e pareggiato 1-1 con il Cile: il match del Volksparkstadion di Amburgo avrebbe sancito chi delle due avrebbe vinto il girone. Chi avrebbe il “A”, avrebbe avuto un ulteriore raggruppamento con i campioni del Mondo uscenti (il Brasile), la squadra più bella di tutte (l'Olanda) ed una squadra sudamericana in cerca di risposte ma sempre ostica (l'Argentina), mentre la seconda avrebbe incontrato tre squadre meno impegnative (Polonia, Svezia e Jugoslavia).

Il match del secolo tra le due Nazionali teutoniche si giocò in uno stadio blindato perché i morti di Monaco di Baviera del 5 e 6 settembre 1972, durante le Olimpiadi estive, erano ancora freschi nella memoria e poi perché quello non era un match calcistico: era un match politico bagnato dalla causale calcistica. Per non parlare del fatto che il gruppo terroristico tedesco di estrema sinistra, RAF, aveva minacciato di mettere una bomba sugli spalti e farla esplodere durante l'incontro. In più il match si giocò nella città (Amburgo) nota per la sua seconda squadra di calcio notoriamente vicina alla sinistra estrema, il FC St. Pauli i cui tifosi supportavano la Orientale.

Lo stadio di Amburgo era tutto per i wessie, ma al seguito di Streich e soci c'era un nutrito numero di tifosi oessie. Ore 19:25, in campo le due “Germanie”. Prima partì il “Auferstanden aus Ruinen” democratico, poi il “Das Lied der Deutschen” federale. Per la prima volta, l'inno tedesco orientale si sentiva in Germania ovest. Lo stadio era strapieno: oltre 65mila spettatori, tra cui 8.500 tifosi giunti oltre il Muro con uno speciale visto turistico apposta per la durata della partita. E furono i 90 minuti più belli della storia (calcistica) del Paese del blocco orientale.

La Germania ovest partiva ovviamente con i favori del pronostico: aveva in campo due Palloni d'oro (Muller e Beckenbauer), tre giocatori che due anni prima erano sul podio del premio (i due precedenti con Netzer), quindici giocatori che due anni prima avevano vinto l'Europeo casalingo e sette che avevano vinto il mese prima la prima di tre Coppe dei Campioni con il Bayern Monaco. Dall'altra parte del Muro (è proprio il caso di dirlo), una squadra dilettantistica (il regime comunista vietava il professionismo) con la maggior parte dei giocatori provenienti dal Carl Zeiss Jena e dal Magdeburgo.

Ma torniamo al derby che nessuno si sarebbe aspettato. Germania ovest: maglia bianca d'ordinanza griffata e giocatori in tiro; Germania est: maglia blu scollata non propriamente bellissima con la scritta bianca “DDR” sul cuore. In tutta Europa (se non nel Mondo) tutti rimasero incollati davanti alla tv: chi parteggiava con i bianchi, chi per i blu, chi per i tedeschi dell'ovest, chi per quelli dell'est. In campo, fino al minuto 78 fu un monologo tedesco occidentale anche se la DDR tenne botta. Ma al minuto 78 quello che nessuno si aspettò...successe: traversone da centrocampo a cercare Jürgen Sparwasser. Il numero 14 in maglia blu superò la coriacea difesa “bianca” e segnò di potenza da posizione laterale. Sepp Maier poté solo vedere la palla entrare in rete e l'avversario fare una scomposta capriola. Incredibile vantaggio “democratico”.

Beckenbauer urlò ai compagni che non era successo nulla e che si poteva recuperare. I padroni di casa non rimontarono e a vincere il derby furono i “cuginastri”. Il colpaccio era accaduto contro tutti i pronostici: Davide aveva sconfitto Golia, il debole aveva battuto il ricco, il proletario aveva sconfitto il capitalista, la piccola e modesta Trabant che aveva sconfitto le super car bavaresi. Era il destino che aveva deciso che Amburgo sarebbe diventata la città della gioia di una Nazione che nella sua breve esistenza (50 anni) aveva festeggiato poco. La storia poi la sanno tutti: Beckenbauer alzò la seconda Coppa del Mondo il 7 luglio, mentre i tedeschi orientali erano usciti dal torneo il 3 luglio, dopo aver perso contro Olanda e Brasile e pareggiato con l'Argentina. La bella favola era finita e per i ragazzi di Buschner si tornava alla vita di sempre.

La Germania ovest divenne negli anni una potenza calcistica, mentre la DDR giocò la sua ultima partita il 12 settembre 1990 contro il Belgio: era una bella Nazionale quella, ma cause di forza maggiore (il crollo del Muro, il crollo della cortina di ferro e la pace tra Mosca e Washington) posero fine alla storia della nazionale della DDR che poi si unì contro la nemica BDR per creare la “Germania unita”. Le due “Germanie” si unirono il 3 ottobre 1990 e, come detto, la DDR non prese mai più parte a nessun Mondiale o Europeo. I giocatori che fecero l'impresa uscirono di scena presto e si dedicarono ad altro. E l'eroe del Volksparkstadion, Jürgen Sparwasser? Divenne una star, anche se ci rimase sempre male per il fatto che la sua impresa venne usata solo per scopi propagandistici e non ebbe mai i premi che si disse doveva ricevere, se non il solo premio partita.

“Spari” rifiutò tre volte di allenare il Magdeburgo (che lo vide giocare dal 1965 al 1979) e i vertici della Federcalcio tedesco-orientale non glielo perdonò, anche se dopo il Mondiale del 1974 il giocatore aveva rifiutato di andare a giocare nel Bayern Monaco: avrebbe potuto fare incetta di titoli nazionali e coppe e diventare miliardario, ma rimase fedele all'Idea, al suo Paese, al socialismo. Almeno fino al 1988, quando fece un gesto eclatante: al termine di un'amichevole tra vecchie glorie, rimase in territorio occidentale chiedendo asilo e non tornando più in RDT. Quando la notizia giunse ai vertici del governo guidato da Honecker, un funzionario del Ministero dell'Interno non poté che dire: “No, Spari no. Tutti ma non lui”.

Il mito del mitico derby tra le due “Germanie” tornò sulle bocche di tutti quando la maglia di Sparwasser e Breitner, scambiate dai due giocatori nel fine partita del 22 giugno 1974, vennero battute all'asta per oltre 30mila euro che andarono in beneficenza per aiutare le persone colpite da una grave alluvione che aveva colpito il Paese. A distanza di 45 anni, tutti si ricordarono ancora di Jürgen Sparwasser, l'idolo del calcio tedesco orientale che aveva contribuito, nel suo piccolo, a far cadere il Muro di Berlino. Durante un derby inatteso, ma sempre un derby.