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C'ERA UNA VOLTA BONINSEGNA...

DDD STORY – Vince il derby con Lodetti ma voleva Rivera in campo: era Bonimba

DDD STORY – Vince il derby con Lodetti ma voleva Rivera in campo: era Bonimba

Lui non amava il soprannome Bonimba, ma i tifosi amavano lui...

Redazione DDD

di Luigi Furini -

“Alla Juve ci vada lei”. E’ l’estate del 1976 e Roberto Boninsegna, dice queste parole a Ivanoe Fraizzoli, allora presidente dell’Inter. Boninsegna, nato a Mantova il 13 novembre 1943, è interista dentro. Lo era da ragazzino, ha fatto tutto il percorso delle giovanili, l’hanno mandato in prestito, è tornato. Fa una valanga di gol e adesso? L’Inter lo vende alla Juve. Allora, per regolamento, non ci si poteva rifiutare. E Bonimba va alla Juve in cambio di Anastasi, di cinque anni più giovane. In bianconero vince due scudetti, una Coppa Uefa e una Coppa Italia. A 37 anni, Boniperti lo vuole ancora trattenere. Ma lui preferisce il Verona in Serie B.

La sua storia di calciatore è piena di gol e colpi di scena. Dovrebbe debuttare in nerazzurro nel 1961, contro la Juve a Torino, quando Angelo Moratti, per protesta, manda a giocare i ragazzi (primo gol di Mazzola in carriera, ultima partita di Boniperti). Finisce 9-1. Boninsegna, quel giorno, è sul treno Milano-Mantova, fuggito dal pensionato dell’Inter perché ha nostalgia dei genitori. Nel 1963 lo mandano in prestito al Prato, poi al Potenza e a  Varese. Di qui a Cagliari, per 80 milioni, nell’estate 1967. La stessa estate tutto il Cagliari si trasferisce in America, dove si traveste con i colori del Chicago Mustangs in un torneo volto a promuovere il calcio negli Usa. E chi è il capocannoniere di quel campionato? Lui, Boninsegna, con 11 reti.

Torniamo in Italia. Il 31 dicembre 1967 il Cagliari va a giocare a Varese. Boninsegna protesta con l’arbitro, viene espulso. Gli danno 11 giornate di squalifica (poi ridotte a 9) che gli costano l’Europeo 1968 (vinto dall’Italia). In Sardegna fa coppia con Gigi Riva, due mancini, entrambi forti di testa, che fanno gol a raffica. Nell’estate 1969 si realizza il suo sogno: torna all’Inter che, per riprenderlo, paga 600 milioni e cede al Cagliari tre giocatori. In nerazzurro vince lo scudetto 1970-71, segna ancora tanti gol nelle stagioni successive, fino a uno scontro con Mazzola. “Lui voleva fare il regista – dice Boninsegna – e io credevo che quello non fosse il suo ruolo”. Finisce che l’Inter va alla ricerca di un centravanti di movimento e punta su Anastasi. Anche la sua storia in Nazionale sembra un romanzo. Viene escluso dalla spedizione in Messico, ma al momento di partire, Anastasi viene ricoverato per appendicite. Decisione di Valcareggi: a casa anche il milanista Lodetti e convocazioni in extremis per Pierino Prati e Boninsegna. E’ protagonista del 4-3 alla Germania, in quella che i messicani chiamano “la partita del secolo”.

Poi Bonimba segna, in finale, contro il Brasile. E che cosa dice di quella gara: “Non si poteva lasciare fuori Rivera, fu una sciocchezza. Pensate che quando Pelé vide la nostra formazione, restò di sasso. Ma come? Lasciano Rivera in panchina”? Pelé e Boninsegna la pensavano allo stesso modo. Peccato che la formazione, nel calcio, la facciano gli allenatori.

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