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GERMANO E IL MILAN: E' RIMASTO LULU'

Milan, José Germano: il Paròn e il conte Agusta lo bocciano, ma che amore con Giovanna!

Il fenomeno brasiliano era solo un giocatore normale a giudizio del Paron Rocco. E non solo secondo lui...

Redazione DDD

di Luigi Furini -

“Abbiamo trovato un fenomeno”. Parole di José  Altafini, uno che se ne intende. E il Milan lo prende. In effetti ha il tiro potente, il dribbling alla Garrincha e i suoi cross sono precisi. In Brasile gioca stabilmente nel Flamengo dove ha collezionato 87 gare e segnato 17 gol. Ma c’è chi storce il naso. Sui giornali si discute se sia il caso di far giocare un calciatore nero nel campionato italiano. Il Milan, però, vince queste resistenze e lo porta a casa. José Germano, dall’estate 1962, è un nuovo attaccante rossonero. E poi le polemiche sul colore della pelle si vanno stemperando, perché anche l’Inter ha preso un “negro”, Jair. Mentre per Jair ci sono problemi di tesseramento (le squadre potevano avere solo tre stranieri e l’Inter era al completo), Germano debutta col botto. Un gol in Lussemburgo in Coppa Campioni e due gol alla prima di campionato a San Siro, nel 3-3 contro il Venezia. Il “Paron”, Rocco, però, ha più di un dubbio. “Non lo vedo inserirsi nel nostro mondo e nel nostro gioco”. Così, dopo sole 5 partite, Germano viene ceduto in prestito al Genoa. Poi torna al Milan ma sul più bello si frattura la mandibola in un incidente stradale. E’ fermo al box, a Milanello.

Proprio fermo, Germano non sta. In un maneggio di Gallarate incontra Giovanna Agusta, figlia del conte Domenico Agusta, proprietario di una fabbrica di elicotteri e di motociclette (allora sulla cresta dell’onda per i successi di Giacomo Agostini). Scoppia l’amore, ma la relazione è segreta. Giovanna non ne parla con i genitori, ma per i giornali la notizia è succosa. I fotografi, scatenati, ritraggono “la contessina e il calciatore nero”. Germano lascia il Milan e torna in Brasile ma i due restano in contatto. Dopo un po’, lui si fa ingaggiare dallo Standard Liegi per tornare in Europa. Lei lo raggiunge in un pensioncina della città belga e, insieme, mandano a dire che si vogliono sposare. Il conte Agusta nega il consenso alle nozze, intervengono gli avvocati. Sostengono che quell’unione “non è possibile”, anche a tutela degli interessi della società. I due insistono. Si va in tribunale e arriva un altro colpo di scena. La “contessina” presenta un certificato medico: è incinta. I due si sposano, viaggio di nozze in Brasile. “Siamo la coppia più felice del mondo”, manda a dire Giovanna Agusta ai giornali. I rotocalchi impazziscono. Intanto nasce Lulù. I contrasti con la famiglia sono all’ordine del giorno e filtrano anche notizie su una crisi della coppia, su un matrimonio in crisi. Lui, di fatto, ha smesso di fare il calciatore ed è a questo punto che il conte Domenico (gli affari in Italia vanno benissimo) gioca la carta dei soldi. Regala all’ex calciatore del Milan una fazenda a Conselheiro Pena, ovvero il paese dove è nato, e chiede all’unica figlia femmina di tornare a casa. Giovanna accetta. Lei viene “perdonata” e torna a frequentare l’alta società milanese, Germano si risposa e avrà altri due figli. Nel 1997, a trent’anni dalla storia d’amore che aveva indignato i benpensanti, colpito da infarto, Germano muore. Giovanna e Lulù si trasferiscono a Los Angeles. The end.

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