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DERBY DI GUERRA TRA RISSE E MITRAGLIATRICI

Rissa e proiettili: quando Juve e Toro giocavano il derby della Liberazione…

Redazione DDD

Durante il conflitto, i campionati erano stati sospesi: l’Italia calcistica si era frantumata in tornei locali più o meno irrilevanti. Ma poi ci fu quella sfida...

C'era una volta un derby in cui la Juventus Cisitalia aveva battuto il Torino Fiat per 3-1. Ma il risultato della stracittadina non importava granché. Passò all'onore delle cronache come il derby del giorno di Pasqua, secondo alcuni datato 1 aprile 1945 e secondo altri giocato invece il 2 aprile 1945 quindi nel lunedì dell'Angelo. Una giornata di spari, un derby di botte tra calciatori avversari, si giocò in un'atmosfera livida di terrore eppure ma anche di attesa per l'imminente liberazione. I dirigenti juventini decisero di ricordare Pio Marchi, l'ex calciatore e dirigente bianconero deceduto in un bombardamento, organizzando un incontro con i «cugini» del Toro, i cui giocatori erano stati inquadrati nei quadri aziendali della Cisitalia di Piero Dusio e del Torino di Ferruccio Novo sotto il marchio Fiat. La voce della sfida si diffuse con rapidità. Quel pomeriggio, allo stadio intitolato al Duce, si presentarono in molti. Le due formazioni fecero il loro ingresso con il lutto al braccio. Il Torino schierò Pinsa Bodoira in porta, quindi capitan Mazzola, Loik e tutti gli altri; la Juventus si presentò con Sentimenti IV tra i pali, Foni, Rava, Depetrini, Parola, Sentimenti III, Farfallino Borel. I bianconeri partirono alla grande, dominando a centrocampo grazie alla linea mediana composta da Depetrini, Carletto Parola e Capaccioli.

All'inizio del secondo tempo la Juve era in vantaggio 2-1, con un gol segnato pochi minuti dopo un rigore concesso dall'arbitro ma poi svanito nel nulla fra le proteste dei giocatori juventini. Poi gli scontri. Il primo vide protagonisti Ezio Loik e Capaccioli. Quello successivo ebbe l'effetto di accendere gli animi nel senso letterale della parola. Accadde quando Mazzola, per reazione a un fallo, cercò di dare un pugno a Borel. Farfallino si scansò e capitan Valentino finì a terra. A quel punto si mise di mezzo Piero Rava, che aveva ripreso a giocare dopo il ritorno dalla campagna di Russia con l'Armir. Accorse per dare una mano a Borel e fu l'inizio della rissa generale. A quel punto ecco il crepitio di una mitragliatrice. Colpi secchi, le raffiche in aria e dalle tribune si rispose al fuoco, anche se sempre mirando in alto. La sparatoria s'infittì. Sparavano i fascisti, sparavano i tedeschi, probabilmente sparò pure qualche partigiano. I giocatori si buttarono a terra, ma quando i proiettili smisero di sibilare sulle loro teste, bianconeri e granata come se niente fosse ricominciarono a darsele. Alla zuffa si unirono dei tifosi, la partita venne ripresa quando Mazzola e Borel fecero la pace. La partita venne conclusa, derby a tutti gli effetti, 2-1, un mese prima della liberazione di Torino.