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di Angelica Cardoni
Potrebbe essere un semplice raffreddore oppure il sintomo di un malessere più serio. Lo scivolone della Vecchia Signora sull’Arno non è passato inosservato. Lo sa bene Allegri che avrà trascorso la notte a fissare il soffitto, lo sa bene Spalletti che avrà mostrato un mezzo sorriso così come lo sanno bene Sarri, Pioli e Montella. E ancora di più Simone Inzaghi (privo dello squalificato Lulic) che, dopo l’impegno in Coppa contro il Genoa di Cataldi, busserà allo Stadium, quel tempio in grado di allontanare i brutti pensieri della Juventus e di alleviare il suo fastidioso mal di trasferta. Attenzione alle aquile, però. E ai numeri: di Inzaghi e dei suoi uomini.
L’altra faccia della Juventus - Anche i più forti cadono e, a volte, fanno più rumore. Certo, nessuna tragedia e nessuna conclusione affrettata. La Vecchia Signora, così imponente e padrona del gioco a Torino, mostra le sue debolezze in trasferta: Milan, Inter, Genoa e Fiorentina potrebbero dire il contrario? Senza tralasciare Doha e il Qatar. Quando i rossoneri hanno alzato al cielo la Supercoppa, tante certezze hanno cominciato a vacillare dalle parti di Vinovo. Nodi che al “Franchi” sono venuti al pettine, accentuati dalla questione di Evra che destabilizza l’ambiente, dalle voci su Allegri e su quel 3-5-2 che ha lasciato l’amaro in bocca a più di qualcuno. Il reparto che ha i tessuti indeboliti è il centrocampo. L’assenza di un campione come Pogba si fa sentire. Lo ha raccontato lo stesso Chiellini: “Lui era il nostro LeBron”. E questo è un paragone che non ha il peso di una piuma. Difficile immaginare ora un quadrilatero che possa avvicinarsi all’ideale, quello di Pogba, Pirlo, Marchisio e Vidal. Ed è per questo che la Juventus fa bene a guardarsi intorno. Lo aveva già fatto con Witsel, poi è sbarcato Rincon. Qualche sguardo deve essere arrivato fino a Formello: Biglia e Milinkovic rientrerebbero nelle grazie di Marotta come Keita che non sarà presente allo Stadium insieme a Lulic. Tra le file bianconere invece, non ci saranno gli squalificati Alex Sandro e Sturaro, oltre a Benatia, Mattiello, Dani Alves e Lemina.
Milinković, il jolly serbo - Sergej Milinković-Savić è un tassello importante nel progetto Lazio. Una pedina che sta facendo la differenza come dimostrano i quattro gol in diciotto presenze. Un punto di forza per la squadra capitolina, sia in fase di impostazione che di rifinitura. Il centrocampista classe 1995, che i biancocelesti nel 2015 hanno soffiato alla Fiorentina, è tra le carte vincenti di Simone Inzaghi che può permettersi di schierarlo in più ruoli. Un frutto maturo, duttile e che fa gola. Inzaghi se lo gode, come si gode la sua media punti a partita (1,925), superiore a quella di Eriksson e anche a quella di Allegri. La più alta nella gestione Lotito. Quaranta punti in venti partite potrebbero essere sufficienti per fare lo sgambetto alla Vecchia Signora. L’unica certezza è che danno alla Lazio il coraggio di provarci.
Il grande sospetto - Come sempre in questo casi, si scatenano gli istinti più bassi e le voci più disparate. Con la Juventus ammaccata dalla trasferta di Firenze e la Roma in grande spolvero in classifica e sul campo, qualcuno agita anche il dubbio che i tifosi laziali possano avere quella grande voglia di scansarsi giù vista nel 2010 contro l'Inter e già entrata nelle polemiche di questa stagione per le dichiarazioni di Buffon. Non sarà così e non deve essere così. La Juventus resta la granxde favorita per questo Campionato e il Torneo è ancora così lungo che nessun laziale deve anche lontanamente pensare di trasformarsi in Tafazzi alla prima giornata del girone di ritorno.
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