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editoriali

Calcio e stipendi: l’esempio è Valentino Mazzola, il campione ex operaio che guadagnava poco più di un metalmeccanico

Valentino Mazzola, idoio in campo e uomo alla mano nella vita di tutti i giorni

Calcio e trattative sindacali...

Redazione DDD

di Luigi Furini -

Nella disgrazia, il Coronavirus ha tolto un velo al mondo del calcio. Ha tolto il velo sugli stipendi dei calciatori, almeno i più famosi. Guadagnano cifre da capogiro, in Italia come all’estero. E adesso che i soldi scarseggiano (cominciano a mancare, e sarà sempre peggio) si accordano con le società per tagli di uno, due o tre mesi. Le cifre erano note, da Ronaldo a Lukaku, da Dybala a Icardi, da Sacchi a Conte, Guardiola e Mourinho. Sono grandi giocatori e grandi allenatori, ma i loro ingaggi sono fuori dal mondo.

Mi viene in mente Valentino Mazzola, forse il più grande calciatore del secolo scorso, morto nel 1949 nella tragedia di Superga. Nato poverissimo, a dieci anni perde il padre e deve trovarsi un lavoro (fa il garzone da un fornaio). Ancora ragazzo lo chiama il Milan, ma lui rifiuta perché all’Alfa Romeo gli offrono, nello stesso tempo, il posto nella squadra aziendale e un lavoro come meccanico (più sicuro che fare soltanto il calciatore). Nel 1939 lo chiamano alle armi, nella Regia Marina e, subito, viene messo sotto contratto dal Venezia. Quindi il passaggio al Torino. Evita la guerra perché va a lavorare alla Fiat, impegnata in produzione belliche. Gioca ma apre anche una fabbrica-negozio di palloni che chiama con il suo nome, “Mazzola”. In campo, nei momenti difficili, un trombettiere suonava la carica. Era il segnale, Mazzola si rimboccava le maniche e i compagni di squadra scatenavano l’inferno. Ha detto di lui Boniperti: “Meglio di Pelè, Di Stefano, Cruijff, Platini o Maradona. E’ stato il giocatore che tutte le squadre avrebbero voluto ingaggiare”.

Certo, era un’altra Italia, con le città ancora mezze distrutte dalla guerra e, in quella Torino, gli operai abitavano nelle case di ringhiera, con il bagno in comune in fondo al ballatoio. C’è chi scrive che Mazzola guadagnasse, da calciatore, cinque volte lo stipendio di un operaio della Fiat. Chi dice che l’ingaggio fosse invece di venti o trenta volte superiore a quello di un metalmeccanico. Non importa. Ora siamo parlando di stipendi di quasi mille volte superiori. Neymar, brasiliano del Psg, è stato comprato (che brutta parola) per 220 milioni dal Barcellona e prende 300 milioni lordi per 5 anni (ovvero 60 milioni all’anno). Più o meno quanto prende CR7, attorno ai 31 milioni netti, circa 2,5 milioni al mese.

Da adesso in avanti non sarà più così. Tutti i numeri andranno rivisti. Andrà meno gente allo stadio, gli sponsor pagheranno meno,le televisioni a pagamento (che prevedono disdette degli abbonamenti) daranno meno soldi alle varie leghe. Certo, i divi del pallone resteranno tali, ma certi eccessi non saranno più possibili. Ci voleva il coronavirus per farci capire che eravamo fuori strada?

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