SARRI E PIOLI OK

Catenaccio in smoking

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Sarri imposta al meglio il suo giapponese. Vittoria della Lazio, dopo che la Rometta la sera prima si era arresa al Diavolo
Redazione Derby Derby Derby

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Dopo Spalletti, pure Rudi: per mastro Sarri il Maradona è ormai miele, non fiele. A marzo, 0-1; a settembre, 1-2. La Lazio rimontata a Lecce e sgonfiata da Retegui. Quella. E i campioni sempre a cassetta – fin troppo, a volte – uguali nel ghigno, non negli artigli. Kim non c’è più, Kvara non ancora (un tempo, e via calando), Osimhen può molto, non tutto: specie se ai domiciliari (Casale, Romagnoli) e, per questo, gli arriva poca roba. Il resto, bollicine sparse – a eccezione dello stoico Lobotka – e una «lunghezza» fra i reparti sintomo, a scelta, di arroganza o carenza (di benzina). Forsennati, i ritmi; e un disastro, Olivera sull’uscio di Felipe.

Catenaccio in smoking, l’Aquila lotitiana. Contro i più forti, non è mai reato

Un po’ di Provedel in avvio e, a proposito di papillon, i dribbling di Felipe Anderson, il tacco di Luis Alberto, pareggiato da un tiro carambolato di Zielinski, sempre a un passo dal podio più alto, il velo del mago e il diagonale di Kamada, un nippo che Mau sta impostando da formichina di centrocampo, laboriosa e coraggiosa.

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Garcia ha poi sganciato Raspadori e il Cholito. Come non detto. Segnalo agli spasimanti del fuorigioco i gol di Zaccagni e Guendouzi (dall’eccellente impatto) annullati dal Var per una buccia di ginocchio e, vedi Rabiot, «perché impattava» (Zaccagni, lui). E’ la tecnologia, bellezze.

** Roma-Milan 1-2. Per un’ora, al di là del rigorino, il terzo in tre gare, un Milan «dominus», termine che manda in estasi l’Arrigo, su tutta la linea: tecnica, tattica, fisica. Con Pioli a capo-tavola e Mou a prendere la comanda. Alla acrobazia di Leao, bellissima, Celik ha fornito generosamente il corpo come parete di appoggio. Non tutti, però, sarebbero riusciti a fissarci un quadro sì vistoso. Espulso Tomori, la Lupa si è buttata sotto. Troppo tardi e troppo male, anche se i cambi – da Spinazzola a Lukaku, l’ennesimo Re di Roma, ma quanti sono? – un po’ di polvere l’hanno sollevata. Non c’era Dybala, ai box da giorni. Calcio liscio versus calcio rock. Senza offesa, una Rometta. Con il Diavolo in corpo.

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