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editoriali

Centrocampo Milan, la coesistenza non impossibile fra Sandro Tonali e Ismael Bennacer

BRESCIA, ITALY - JULY 11:  Sandro Tonali of Brescia Calcio in action during the Serie A match between Brescia Calcio and AS Roma at Stadio Mario Rigamonti on July 11, 2020 in Brescia, Italy.  (Photo by Pier Marco Tacca/Getty Images)

Le prospettive aperte dall’arrivo di Tonali: il Milan deve iniziare a pensare come ristrutturarsi in mediana

Redazione DDD

di Max Bambara -

Ci sono acquisti che obbligano una squadra ed una società a ragionare in maniera diversa. Non ci si può accontentare di esserne felici, nè si può pensare di bearsi semplicemente del risalto mediatico di certi arrivi. Il calcio va di fretta e non aspetta. Vale per i risultati e vale anche e soprattutto per quei giocatori che, quando arrivano ad indossare la tua maglia, ti danno la sensazione che qualcosa sia cambiato. Sandro Tonali ha le stimmate per essere un acquisto di questo tipo. Perché è giovane, è italiano, ha talento da vendere, possiede grandi doti umane che si abbinano perfettamente a quelle tecniche, ha una soglia aerobica spaventosamente sottovalutata nei giudizi e tracima sangue rossonero ad ogni sguardo. Sembra che qualcuno lo abbia incoronato re pur se lui veste ancora i panni del principino. Il suo passo in campo ha quella regalità che non si può non cogliere. Va elogiata e va saputa incanalare sui binari della qualità.

Ismael Bennacer

Ismael Bennacer

Il Milan prendendo Tonali ha dato una scossa forte al campionato. Di classe e d’immagine. L’investimento finanziario è stato importante, tanto importante che un club come l’Inter (che da tre anni consecutivi dispone dei ricavi dati dalla partecipazione alla Champions League) ha dovuto rinunciare perché, per bocca di Ausilio, non possono fare operazioni di questa portata. Insomma Tonali è un acquisto che è destinato a diventare una pietra miliare del Milan. In tanti lo hanno paragonato a Pirlo, qualcun altro ad Albertini. Da questo personalissimo punto di osservazione, ci permettiamo di fare un parallelo che, come caratteristiche, ci appare più pertinente. Tonali ricorda il primo Ancelotti, quello che si affermò nella Roma. Oggi comunque va senza ombra di dubbio trovata una nuova dimensione alla squadra rossonera. Nel futuro, una ipotetica linea mediana a due composta da Bennacer e Tonali farebbe fatica a reggere gli urti avversari senza l’accompagno di un giocatore di grande prestanza fisica come Kessiè.

Ed allora ecco che il Milan, già da ora, deve iniziare a pensare a come ristrutturarsi, passando magari dal 4-2-3-1 che tante soddisfazioni ha dato nella scorsa stagione ad un centrocampo a 3 che metta in evidenza tutta la qualità in mediana che possiede questa squadra. Non sarebbe da scartare un 4-3-1-2 con Calhanoglu dietro Rebic e Ibra oppure un albero di Natale con il turco e il croato ad agire dietro lo svedese. Nei fatti, pensare di rinunciare ad uno fra Tonali e Bennacer appare più uno spreco divino che una scelta ponderata. Certo, esistono le obiezioni. La più nota sostiene che una squadra che vince non va cambiata. Vero, in linea di principio, ma con le dovute e doverose eccezioni. Nell’estate del 2002, dopo un mercato di un certo tipo, Carlo Ancelotti non ci pensò due volte a stravolgere il suo centrocampo. Il Milan aveva 3 trequartisti per un solo posto (Pirlo, Seedorf e Rui Costa), e dinanzi a tanta abbondanza Carletto si inventò il centrocampo dei sogni che portò il Milan fino al paradiso di Manchester. Avesse applicato la formula classica (squadra che vince non si cambia), avrebbe dovuto confermare la strutturazione che tanto bene aveva fatto nel girone di ritorno 2001-2002. In questo momento il Milan ha una duplice esigenza: sfruttare le qualità di Bennacer e Tonali insieme e recuperare Paquetá, il giocatore con più talento in organico. In questo senso, un cambio di modulo futuribile può e deve essere un’ipotesi da tenere viva, nell’alveo dello spirito positivo tenuto dalla squadra nella scorsa stagione. Tonali apre un mondo nuovo al Milan, una terrazza a cielo aperto sul mare che regala profumi magici e sensazioni antiche. L’affaccio a strapiombo è bellissimo, ma non bisogna aver timore di sporgersi. Osare è un verbo che deve calzare a pennello su questa squadra. Osare e, soprattutto, provare a non avere limiti.

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