editoriali

Poche cessioni e calciomercato saturo: tocca alla Uefa renderlo libero

Le anomalie del mercato, il Fair play finanziario toglie potere contrattuale a chi deve fare cessioni importanti

Redazione Derby Derby Derby

di Max Bambara -

Manolas, Mancini e Diawara. A qualcuno potranno sembrare 3 giocatori che non hanno nulla in comune ed invece hanno qualcosa che va al di là della maglia della Roma (passata e presente). Questi tre giocatori infatti sono gli unici tre movimenti reali in uscita da parte dei club italiani di prima fascia. Può sembrare strano ma, finora, dal punto di vista finanziario si è mosso talmente poco da far quasi apparire noiosa questa prima parte dell’estate. A loro ci sarebbe un quarto giocatore da aggiungere, ossia El Shaarawy, ma preferiamo inserirlo con un asterisco in quanto il tipo di offerta che proviene dal mercato cinese è sempre figlia di un mercato che ha poche comunanze con gli scenari europei. Quello orientale ancora oggi rimane infatti un mercato decisamente fuori contesto. Provate a pensare adesso a quante volte avete sentito i dirigenti delle più importanti squadre del campionato recitare a menadito la filastrocca secondo cui è importante cedere per aumentare il flusso di cassa, per fare delle plusvalenze e per snellire gli organici. Tante, troppo volte, forse addirittura si tratta di dichiarazioni di principio ripetute con atteggiamento bulimico. Alle intenzioni non sono tuttavia corrisposti i fatti sinora, se non per quei tre casi sopraelencati.

Domandiamoci allora perché il mercato in uscita dei club di prima fascia di Serie A risulta così bloccato: quali sono le cause di ciò? A nostro avviso, una delle motivazioni principali riguarda la famosa legge della domanda e dell’offerta. Quando l’offerta (ossia i giocatori) è superiore alla domanda (le richieste dei club) nasce la stasi perché tutti vorrebbero comprare a prezzi più bassi ed ogni club, quando preventiva un investimento, deve anche considerare il fatto che potrebbe appesantire sia l’organico, sia soprattutto il monte-ingaggi. I giocatori oggi, inoltre, sono più restii a muoversi senza un sostanziale aumento degli emolumenti percepiti e spesso il costo delle commissioni rappresenta un vero e proprio disincentivo per i trasferimenti. In Italia soprattutto (ma anche in Germania e Francia) dove la lotta scudetto da tanti anni è tabù e dove la lotta Champions è l’ambizione più grande per tanti club “calmierati” dal fair play finanziario. In questi contesti ci si preferisce muovere più per aumenti di stipendio sostanziosi che per reali progetti che finiscono per venire stoppati dalla scure mai doma dell’UEFA.

C’è poi un’altra motivazione a nostro avviso: riguarda le modalità di pagamento che, loro malgrado, tanti club faticano a garantire se non spalmate su più annualità. Ciò rende meno convenite un’operazione e meno vantaggiosa una cessione, soprattutto se il beneficio contabile della plusvalenza non è un elemento discriminante. Anche qui, l’UEFA ha parecchie responsabilità. I club anche più munifici sono costretti a ricorrere a formule fantasiose per evitare di violare la regola del meno 30 in bilancio nel corso di un triennio. Insomma se anche un club già ricco volesse investire per diventare ancora più grande, farebbe fatica a farlo senza prima muovere foglia in uscita. Il pericolo dell’aumento dei costi è una tagliola che uccide le ambizioni di tutti.

Si elimina così il rischio d’impresa, sull’altare di una gestione sempre virtuosa del bilancio che, alla lunga, rischia di diventare però una sorta di caricatura della vecchia zia che mette da parte finanche le monetine da 1 e da 2 centesimi. Il mercato bloccato di tanti club, in uscita, non è altro che il mercato impantanato nelle sabbie mobili del FPF voluto dall’UEFA. Non compri se non cedi. Purtroppo la regola vale per tutti e questo finisce per far salire i club su un ottovolante fatto di plusvalenze fittizie, di un bilancino permanente e della stasi come ordine naturale delle cose. Per sbloccare il mercato sarebbe sufficiente renderlo libero. Un’evidenza, quest’ultima, che dalle parti di Nyon si continua colpevolmente ad ignorare.

Potresti esserti perso