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In serie A è finito il tempo delle spese folli

Corsa alle plusvalenze e acquisti dall’estero, lo strano destino del mercato targato Serie A

Marco Varini

Bilanci sempre più in rosso costringono le squadre italiane a rivedere il proprio mercato, da tempo povero in Italia, ma non è (solo) colpa del Covid

Tutto è pronto per una nuova sessione di calciomercato, certamente emozionante dal punto di vista mediatico, meno per calciatori e società. Se già negli ultimi anni abbiamo assistito a veri salti mortali per rinforzare le rose, con l'obbligo di far quadrare i conti, potremmo assistere a qualcosa di peggio quest’estate. C’è sempre il FFP, anche se sembra valere solo per determinate squadre, ma c’è soprattutto un profondo rosso nei conti dei club italiani. Rosso a cui ha certamente contribuito il Covid, ma non solo.

Quasi tutti i bilanci sono in rosso, perfino quello della Juventus, che paga oltremodo il discutibile affare CR7. Il Milan nell’ultimo anno ha migliorato di molto i propri conti, ma di contro c’è un Inter in forte crisi. Qui entrano in gioco le ormai famose plusvalenze (per qualcuno gonfiate), ma anche il fatto che non si acquisti quasi mai in Italia, bensì all’estero. I pochi fondi a disposizione si scontrano con le alte richieste delle squadre italiane (soprattutto piccole), non è un caso ad esempio che il Milan sia andato su un portiere come Maignan, e non su un Cragno, che sarebbe costato molto di più.

Stesso discorso vale per gli attaccanti, dove per un giovane Scamacca vengono chiesti 40 milioni, gli stessi richiesti per un centrocampista come Locatelli. Cifre spropositate per età ed esperienza, da qui diventa fondamentale rivolgersi all’estero. Tutto questo però si scontra con le necessità di incasso dei club, creando la classica impasse. La sensazione è che assisteremo ad un mercato di scambi e prestiti, con diverse cessioni, vendite che difficilmente saranno fatte in Italia. Senza dimenticare le plusvalenze in stile Artur-Pjanic.