editoriali

Dede, Enzo, Diabolik: la scia di sangue delle curve del calcio italiano

Lazio, Inter, Napoli, Milan: quattro le curve coinvolte in fatti di sangue negli ultimi 8 mesi

Da Inter-Napoli all'agguato milanese per motivi di droga, fino all'esecuzione di Diabolik. Che succede?

Redazione DDD

Diabolik, ma non solo. La contaminazione delle curve del calcio è stata scandita da una scia di sangue, negli ultimi otto mesi. Per alcuni tifosi, Inter-Napoli più che una partita di calcio era una resa violenta dei conti e lo scorso 26 dicembre ne fece le spese, pagando con la vita, Daniele Belardinelli.

Nel corso di quest'anno è invece stato ferito gravemente in un agguato Enzo Anghinelli, il 46enne Black Devil della curva Sud del Milan, raggiunto dagli assalitori lo scorso 12 aprile in via Cadore, zona residenziale di Milano. Dopo l'agguato, Anghinelli ha patteggiato una condanna a 3 anni di reclusione per traffico di droga, per fatti commessi tra aprile e luglio del 2018,

In ogni caso dopo l'omicidio di Fabrizio Piscitelli, il Diabolik capo della curva Nord, degli Irriducibili laziali, i sostenitori della Roma, durante l'amichevole contro l'Athletic Bilbao, non hanno esposto striscioni in segno di rispetto, mentre quelli del Verona (gemellati con i laziali) hanno mandato sui social network un messaggio di condoglianze

Tutto questo perchè nella logica ultrà, anche un rivale è “uno di noi”. Per questo niente striscioni esposti, allo stadio di Perugia. “Per rispetto” all’avversario caduto, anche se logiche di tifo non hanno alcuna relazione con quell’omicidio a sangue freddo. Una cosa è certa: gli ambienti del tifo organizzato romano sono stati i primi a venire a conoscenza della notizia: persino la Lazio è venuta a saperlo da alcuni suoi sostenitori, trovando poi tutte le conferme del caso.

Diabolik era schierato politicamente: “Siamo gli ultimi fascisti rimasti”, ha detto di recente. E non è un caso se gli ultrà del Verona, gemellati con i laziali, con cui condividono anche l’orientamento politico, hanno inviato un messaggio via social network. Ma non sono stati gli unici: anche tifosi russi, i bulgari del Levski Sofia, i polacchi del Wisla Cracovia.

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