DDD
I migliori video scelti dal nostro canale

MERCATO: MILAN PUNTO DI RIFERIMENTO

I segnali del mercato: la solidità del Milan e la sua capacità attrattiva

MILAN, ITALY - MAY 19:  A general view of the Casa Milan during the inauguration of AC Milan's new purpose-built headquarters, Casa Milan on May 19, 2014 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Da almeno un anno, il Milan è diventato un punto di riferimento molto credibile per gli operatori di mercato.

Redazione DDD

di Max Bambara -

Due giorni fa Gianluca Di Marzio, giornalista di punta per quanto riguarda le notizie di calciomercato su SKY ha dato la notizia dell’agente di Lorenzo Insigne che, nel pomeriggio del 7 aprile, si è recato a Casa Milan. In base alle indiscrezioni raccolte dalla redazione sportiva dell’emittente satellitare, non si è trattata di una semplice visita di cortesia, perché Pisacane avrebbe sondato la disponibilità del Milan a fare un’operazione in cui è coinvolto l’attuale capitano dei partenopei. SKY non ha dato grandi aspettative di concretizzazione attorno a questa ipotesi di trattativa. Insigne infatti probabilmente rinnoverà col Napoli, perché della squadra azzurra non è soltanto il capitano, ma è anche l’uomo simbolo ed il trascinatore. Tuttavia, questa notizia non è importante per l’evento in sé che, difficilmente, si verificherà; assume semmai una sua valevole pregnanza perché testimonia quanto gli operatori di mercato (ossia gli agenti dei calciatori) considerino il Milan come un interlocutore molto credibile. Già durante la sessione di mercato invernale (nel gennaio scorso), proprio la redazione sportiva di SKY ha più volte messo in evidenza come fossero tantissimi i giocatori che venivano proposti al Milan che, nei fatti, era l’unico grande club con margine operativo dal punto di vista finanziario.

 (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

A distanza di mesi continua ad essere così e questa realtà rappresenta il manifesto ideale del programma di crescita razionale e sostenibile che il Milan si è dato da due anni a questa parte, scegliendo con coraggio di intraprendere una strada virtuosa ma, all’inizio, non semplice. Perché questo Milan di oggi è figlio delle scelte dell’estate 2019, quando Leonardo decise di lasciare il Milan perché, probabilmente, aveva altre idee in ordine alla linea politica della società dal punto di vista finanziario. In quell’estate è nata una compagine dirigenziale diversa che ha puntato su giocatori giovani, tecnici, ma ancora poco conosciuti al grande pubblico e che ha scelto di non rinnovare contratti in scadenza di vecchi guerrieri e di non esercitare il diritto di riscatto per Bakayoko. Oggi in pochi lo rammentano, ma due anni fa, sull’attuale centrocampista del Napoli, una buona parte della tifoseria rossonera assunse una sorta di questione di principio: il mancato riscatto del buon Tiemoué era visto come un segnale di ridimensionamento da parte del Milan. Riscattare Bakayoko costava 35 milioni di euro e il giocatore africano aveva ed ha un ingaggio pesantissimo, vicino ai 6,5 milioni di euro. Il Milan con quei 35 milioni ha invece preso Bennacer e Theo Hernandez e ha dato loro due ingaggi che, insieme, valgono la metà dell’ingaggio di Bakayoko.

Vista oggi appare un’operazione di mercato scontata ma, all’epoca, Bennacer era solo un giocatore talentuoso appena retrocesso dall’Empoli, mentre Theo Hernandez era un lusso inutile nel ruolo di terzino sinistro visto che il Milan aveva già Ricardo Rodriguez, Laxalt e Strinic. Questo tipo di filosofia è stata la stella cometa che ha guidato la navigazione del Milan negli ultimi due anni: alcune scelte sono state corrette, altre lo sono state meno, ma il bilancio è assolutamente positivo. Ciò è stato possibile soprattutto grazie alla disponibilità finanziaria della proprietà americana; il fondo Elliott infatti ha patrimonializzato il club, ripianando le perdite e non consentendo al Milan di portare il livello di indebitamento oltre la soglia di criticità. Basta guardare gli ultimi dati sull’esposizione debitoria dei club di Serie A per aver conferma di ciò: l’Inter ha superato il muro dei 630 milioni di euro di debiti, la Roma ha superato il mezzo miliardo di euro (552 mln) e la Juventus veleggia spedita verso il mezzo miliardo di euro (458 mln). Non è casuale che questi tre club, nella sessione di mercato di gennaio, siano stati praticamente inattivi, con la sola Roma che ha portato a termine l’operazione El Shaarawy a costo zero. In epoca COVID, l’indebitamento finanziario diventa un vincolo molto pesante agli investimenti.

Il Milan invece, dal canto suo, ha il classico livello di indebitamento che, in termini strettamente tecnico-finanziari, viene definito sostenibile, essendo appena superiore ai 150 milioni di euro e ben al di sotto del fatturato annuale del club. Ecco spiegato per quale ragione l’agente di Insigne è solo l’ultimo procuratore, in ordine cronologico, ad aver sondato l’eventuale interesse del Milan per il suo assistito: le garanzie di solidità finanziaria che, oggi, può dare il club rossonero, difficilmente possono essere fornite da altri club della Serie A. Forse, prima di continuare a tergiversare sul possibile rinnovo del loro contratto, sia Gigio Donnarumma, sia Hakan Calhanoglu, farebbero bene a pesare tutti questi aspetti su un’ideale bilancia immaginaria. Il rischio, quando si tira troppo la corda, è quello di farla spezzare. Una volta che la corda si è rotta poi, ci si può rendere conto che, magari, il classico gioco delle tre carte non valeva la candela che si è consumata incautamente.

tutte le notizie di