DDD
I migliori video scelti dal nostro canale

IBRA, MA COME HAI FATTO?

I segreti dello scudetto rossonero

I segreti dello scudetto rossonero - immagine 1

Maldini, Pioli e Ibrahimovic: i volti della rinascita del Milan

Redazione DDD

di Max Bambara -

Raramente abbiamo visto Paolo Maldini emozionato sul campo come è avvenuto domenica sera a Sassuolo. L’ex grande numero 3 della storia rossonera aveva perfettamente colto la dimensione dell’evento che si stava celebrando. Nello scudetto del 1988 Paolo aveva la sfrontatezza quasi inconsapevole del ventenne pronto a divorare il mondo, baciato dalla classe e dal talento che madre natura, bontà sua, gli aveva concesso in abbondanza. Nel 2007, quando il destino gli aveva dato l’onore di alzare al cielo la Champions League ad Atene e il Mondiale per club a Yokohama, c’era un Paolo maturo, solido, strutturato, consapevole della propria forza e della dimensione di quel Milan. A Sassuolo c’era qualcosa di diverso, un candore del viso a cui i milanisti non erano abituati, una gioia quasi fanciullesca che si lasciava andare nelle sue espressioni più ancestrali e, per tale ragione, più vere. Maldini non è nato dirigente; è nato fuoriclasse sul campo. Si è sempre sentito portato per fare un ruolo dirigenziale e questo, spesso nel passato, lo ha tante volte posto sotto una luce particolare. Qualcuno lo definiva presuntuoso, arrogante, borioso. Ed invece l’ex grande capitano rossonero, nell’estate 2019, quando ha avuto l’occasione di svolgere un ruolo dirigenziale attivo, si è dimostrato estremamente umile, facendosi accompagnare da Boban (per i primi mesi), dal silenzioso e operativo Massara e creando un’ottima alchimia con Moncada. In questi tre anni Paolo è diventato grande come dirigente. Lo ha fatto a modo suo, senza troppi proclami, lavorando su sé stesso e sulla squadra, senza curarsi dei tanti che pronosticavano il suo Milan stabilmente fuori dai primi quattro posti in campionato. Nella sua gioia primordiale di domenica sera c’era tanto di questo percorso che lui ha rivendicato con orgoglio, non dimenticandosi di dedicare quel momento ai suoi genitori che non ci sono più da qualche anno. In questo scudetto rossonero la prima firma indelebile è senza dubbio alcuno la sua.

I segreti dello scudetto rossonero- immagine 2

C’è una statistica molto curiosa riguardante la storia del Milan, una tradizione che anche Stefano Pioli ha rispettato fedelmente. Nei suoi quasi 123 anni di vita, il club rossonero ha conquistato 49 trofei: fra questi 31 sono titoli nazionali e 18 sono titoli internazionali. La particolarità risiede nel fatto che tutti gli allenatori che sono stati vincenti hanno conquistato col Milan il loro primo titolo. L’unica eccezione che conferma la regola si chiama Lajos Czeizler, l’allenatore ungherese che vinse il campionato nel 1950-51 riportando lo scudetto al Milan dopo 44 anni di mancate vittorie. Il tecnico magiaro sulla panchina del Milan ha vinto il suo primo titolo italiano ma, è bene ricordarlo, aveva già vinto cinque scudetti e due coppe nazionali in Svezia allenando l'IFK Norrköping, club storico del Nord Europa. A Czeisler il Milan deve moltissimo in termini storici, non soltanto perché rappresenta la perfetta eccezione ad una regola aurea, bensì perché è stato colui che ha portato al Milan Gunnar Nordhal (il cannoniere della storia rossonera) e Niels Liedholm (l’allenatore della stella), due autentici monumenti della storia milanista, entrambi provenienti proprio dall’'IFK Norrköping. Fuori dalla variabile Czeizler tuttavia, appare alquanto emblematico come il Milan negli ultimi 70 anni abbia vinto tantissimo in Italia ed in Europa e lo abbia fatto sempre con allenatori che il club è stato capace di creare e di costruirsi in casa. Stefano Pioli si inserisce perfettamente in questo filone nel quale il Milan, in più epoche storiche, è stato straordinario nel dare lustro ad allenatori che si sono poi rivelati vincenti: su tutti Gipo Viani, Nereo Rosso, Arrigo Sacchi, Fabio Capello, Alberto Zaccheroni, Carlo Ancelotti, Massimiliano Allegri. Pioli, umanamente, sembra essere una sorta di erede designato di Ancelotti. Entrambi emiliani, entrambi uomini sereni, entrambi bravi a stemperare le tensioni del momento, entrambi un meraviglioso concentrato di bonomia e di semplicità.

Abbiamo riletto almeno dieci volte il post che Zlatan Ibrahimovic ha pubblicato sul suo profilo instagram nella giornata di ieri. Dio santo Zlatan, ma come hai fatto? Sei mesi di stagione con un ginocchio a pezzi, con un crociato lesionato e con un menisco ballerino sono un percorso di sofferenza e di sacrificio durissimi da tollerare anche per chi, come te, ha una soglia del dolore che non rientra fra i requisiti umani. Adesso capiamo tante cose: le tue smorfie, la tua testa bassa, i tuoi pensieri. La tua incredibile forza di volontà ha bisogno di quella scossa che tu chiami “adrenalina”, senza la quale nulla riesce a darti veramente soddisfazione. Se il Milan ha vinto tu ne sei stato l’ispiratore naturale. Il tuo contributo è andato al di là di quegli 8 gol, pur fondamentali, che hai messo a referto. Con un esempio come il tuo vicino, capiamo che sia stato molto più semplice per alcuni giocatori, su tutti Rafael Leao, fare quello step mentale decisivo per passare da giocatore importante a giocatore determinante. Immaginiamo cosa possa essere scattato nella mente dei ragazzi rossoneri a vedere un monumento come te stare in campo ed in palestra a soffrire, convivendo con il dolore e sopportando le infiltrazioni. Caro Zlatan ti abbracciamo idealmente perché sei un portatore sano di adrenalina e di mentalità vincente, un trasmettitore di passione che fa bene a questo sport. Su questo scudetto c’è la tua firma indelebile. Il momento in cui lo abbiamo iniziato a vincere è stato a Roma, alla fine di aprile, quando tu con il tuo ginocchio malandato, hai comunque avuto la forza e la freddezza di servire un assist al bacio a Sandro Tonali che, con il suo tocco decisivo, ci ha aperto le porte del paradiso. Se siamo qui oggi, lo dobbiamo a te, alla tua forza di volontà che non ha avuto bisogno di proclami esagerati perché si è alimentata esclusivamente delle tue sofferenze e del tuo esempio quotidiano. Grazie Zlatan, grazie davvero. Ti aspettiamo nel 2023 per zittire altri luoghi comuni, per nutrirci della tua mentalità e, magari, per vincere ancora qualcosa di importante. Insieme, ovviamente.

 

tutte le notizie di