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IL GIGIO DEL 2021

Il caso Donnarumma: rispetto al 2017 un altro contesto e un’altra dirigenza

VILNIUS, LITHUANIA - MARCH 31:  Gianluigi Donnarumma of Italy in action during the FIFA World Cup 2022 Qatar qualifying match between Lithuania and Italy on March 31, 2021 in Vilnius, Lithuania. (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Donnarumma, tutte le cose che sono cambiate rispetto a 4 anni fa...

Redazione DDD

di Max Bambara -

Sono passati 4 anni dall’estate del 2017 nella quale Donnarumma siglò il rinnovo di contratto attualmente in vigore. Il contesto odierno è molto diverso rispetto al contesto dell’epoca, soprattutto per il modus agendi scelto dall’attuale dirigenza rossonera che non ha mai pressato pubblicamente Gigio e non ha mai trasformato una trattativa fra le parti in una guerriglia mediatica. Tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate del 2017 invece, il Milan di proprietà cinese e rappresentato in dirigenza da Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli scelse di rendere pubblica la trattativa per il rinnovo del contratto di Donnarumma, nonostante mancasse ancora un anno alla scadenza contrattuale e ci fosse ancora tutto il tempo per provare a cercare un’intesa. La cronologia degli eventi è utile per la loro ricostruzione. Il 28 maggio 2017, con un’intervista al Corriere della Sera, l’amministratore delegato Marco Fassone, chiese pubblicamente a Donnarumma ed al suo agente di far sapere al Milan cosa intendeva fare: “I nostri tempi sono più rapidi di quelli di Raiola. Non vogliamo un portiere con il contratto in scadenza. Faremo le nostre valutazioni”. Il 15 giugno poi, Fassone decise di fare una conferenza stampa di soli due minuti, nella quale rendeva noto pubblicamente che il giocatore aveva rifiutato un’offerta importante da parte del club e che, quindi, la decisione di non rinnovare poteva considerarsi definitiva, con il Milan che avrebbe di conseguenza cambiato le proprie strategie sul mercato.

 (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

(Photo by Claudio Villa/Getty Images)

A distanza di soli due giorni, il 17 giugno, il direttore dell’area tecnica Massimiliano Mirabelli scelse la Gazzetta dello Sport come proscenio pubblico per paventare in maniera non troppo criptica la possibilità per Donnarumma di andare in tribuna per tutta la stagione. “È l'allenatore che fa le scelte: non esiste dire che farà panchina o tribuna”. Il 18 giugno, a Cracovia (dove l'Under 21 azzurra stava debuttando contro la Danimarca all'Europeo di Polonia del 2017), Donnarumma fu bersagliato dai tifosi polacchi del Milan con un cartellone recante la scritta “Dollarumma” e con un lancio di dollari finti che costrinse l’arbitro a sospendere il gioco per qualche minuto. Fu un episodio spiacevole per Donnarumma e, nel contempo, rappresentò un punto di rottura fra lui ed il club. Raiola colse immediatamente la palla al balzo e, in una intervista alla Domenica Sportiva, spiegò le ragioni del mancato rinnovo, chiarendo non c'erano i presupposti per continuare la trattativa a causa di Mirabelli, per via dei suoi "toni minacciosi" e per i suoi "modi di fare inaccettabili". "Si è creato un ambiente ostile e in un ambiente del genere non può mai uscire un buon risultato per entrambe le parti. Siamo stati costretti a prendere decisioni in fretta, per questo il risultato è stato negativo. Si è creato un ambiente che non possiamo accettare: abbiamo osservato gli atteggiamenti pubblici della società tramite e ne abbiamo preso atto, ma non è mai stato un problema di soldi".

Il rinnovo di contratto arrivò comunque dopo 3 settimane (intorno alla metà del mese di luglio) quando gli animi si acquietarono e la volontà di rimanere al Milan del portiere, unita ad un’offerta molto importante da parte del club, trovarono il crisma di una firma che, per 4 anni, ha legato Donnarumma ai colori rossoneri. I rapporti fra le parti tuttavia non furono mai improntati alla serenità. Il 12 dicembre del 2017 il Corriere della Sera rese noto che il team legale di Raiola aveva chiesto l’annullamento del contratto appellandosi a una presunta violenza morale (articolo 1435 del codice civile) che il ragazzo avrebbe subito, diventando oggetto di pressioni psicologiche e firmando senza la necessaria serenità. Ne seguì una burrascosa contestazione da parte della tifoseria rossonera che, nella partita di Coppa Italia giocata il giorno successivo (13 dicembre) contro il Verona, riempì di fischi il portiere alla lettura delle formazioni, lo bersagliò ad ogni pallone toccato ed espose un lungo striscione che lo invitava ad andare via perché la pazienza era finita. Enorme fu l’eco mediatica di quella serata e profondo fu il turbamento emotivo del giovane Donnarumma, a cui seguì un inevitabile post sui social in cui il numero 99 rossonero provava a modo suo a far abbassare la pressione: “è stata una brutta serata e non me l'aspettavo! Non ho mai detto né scritto di aver subito violenza morale quando ho firmato il contratto”.  I rapporti erano però ormai ridotti alla convivenza forzata. Il Milan, già nel marzo del 2018, mise sotto contratto Pepe Reina sottoponendo al portiere spagnolo un contratto triennale con un ingaggio considerevole (da portiere titolare). In tal modo si rese chiaro a tutti che il progetto della società dell’epoca fosse chiaramente legato alla monetizzazione del cartellino di Donnarumma.

Fu in quel contesto che nacque, due mesi dopo, la finale di Coppa Italia contro la Juventus del maggio 2018 (attualmente la finale persa col maggior scarto dal Milan nel corso della sua storia), in cui Donnarumma si rese protagonista di due errori macroscopici (sul secondo e sul terzo gol bianconero), che indirizzarono inevitabilmente l’esito della gara. Il numero 99 rossonero non scese in campo sereno e concentrato sulla partita, perché dentro di lui albergava la prospettiva di un’estate in vetrina, con un potenziale nuovo pubblico ludibrio al quale venire additato ed un conseguente trasferimento in un altro club non semplice da gestire visti i rapporti ormai consumati con la dirigenza rossonera. Il contesto di quell’epoca, oggi, non esiste; il Milan nella scorsa estate non ha mai tormentato Donnarumma per il rinnovo del contratto (nonostante la situazione contrattuale fosse la medesima che c’era nell’estate del 2017) e non ha mai rilasciato dichiarazioni pubbliche per mettere pressione al giocatore o al suo agente nella scelta da fare. In quest’ultimo anno Donnarumma ha giocato in eutanasia contrattuale e nessun dirigente ha paventato la possibilità che lui potesse finire in panchina o in tribuna. Tutte le volte che i dirigenti rossoneri che si occupano della parte sportiva (Paolo Maldini e Ricky Massara) hanno risposto a domande su Donnarumma, hanno sempre mantenuto un profilo istituzionale, discreto e positivo. Il clima, sostanzialmente, è radicalmente mutato rispetto a 4 anni fa, periodo nel quale tutte le parti commisero parecchi errori (ed anche Gigio sa di non essere immune da colpe) ma in cui, senza dubbio, l’errore madre fu quello commesso dalla dirigenza dell’epoca che fece gravare sul giocatore, in pochi giorni, la scelta mediatica di un accordo contrattuale non tempestivo.

Sbaglia pertanto Massimiliano Mirabelli a vantarsi pubblicamente di quel rinnovo di contratto perché sottovaluta che le modalità tramite le quali si arrivò a quella firma furono poco consone alla tradizione ed allo stile del club e non furono propedeutiche ad un clima sereno fra le parti nel futuro immediato, aspetto indispensabile per mettere poi il giocatore in condizione di dare il massimo sul campo. Non sappiamo come andrà a finire la trattativa fra il Milan ed il giocatore, ma ciò che è opportuno evidenziare in questo momento è come si sia modificato completamento il contesto nel quale le parti di questa trattativa si parlano e si confrontano. Il clima sereno è indispensabile per arrivare a decisioni positive e, quanto più possibile, condivise. Forse però è arrivato il momento che Gigio dimostri di essere diventato un uomo e non più un ragazzino appena maggiorenne che deve farsi gestire in toto dal suo agente. Le asperità ambientali dell’epoca non sono più presenti. Nessuno lo ha additato o lo additerà come “colpevole di qualcosa”. La vita è fatta di scelte. Le prenda, assumendosene la piena responsabilità.

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