Arrivò a 22 anni al Barcellona da giocatore celebrato...

Il caso Umtiti: come è cambiato il calcio…

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Quanto avvenuto a Barcellona negli ultimi anni spiega perché i club stiano cambiando indirizzo sui rinnovi contrattuali

Redazione DDD

di Max Bambara -

Nell’immaginario collettivo del tifoso italiano, ma soprattutto di tanti addetti ai lavori del belpaese, perdere un giocatore a costo zero è un’onta da non subire mai, dinanzi alla quale diventa impossibile qualsiasi giustificazione.

Dopo tante lezioni...

Nell’estate del 2021, in tanti, probabilmente in troppi, sono saliti in cattedra per impartire lezioni al Milan, “colpevole” ai loro occhi di non aver accontentato le richieste economiche di Gigio Donnarumma e di Hakan Calhanoglu. Il Milan, tuttavia, era stato semplicemente il precursore di qualcosa di inevitabile per consentire ai club di mantenere salda la tenuta di bilanci che sono già gravati da costi importanti.

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Quest’anno il trend ha investito anche altri club italiani (Inter, Juventus, Napoli), che hanno visto partire giocatori importanti come Perisic, Dybala e Insigne, pur di non scendere a compromessi sul riconoscimento di emolumenti eccessivi e fuori mercato. In tanti ormai si stanno rendendo conto che far rinnovare un giocatore nella convinzione poi di rivenderlo non è più un ragionamento possibile, soprattutto se viene superata una linea finanziaria di sostenibilità. C’è un caso che, nel calcio europeo, ha fatto scuola e che rappresenta forse il vero e proprio inizio di una rivoluzione che ha dato troppo potere ad agenti e giocatori e che ha tolto alle società la possibilità di finanziare le proprie spese con cessioni non più programmabili perché molti giocatori sono diventati prigionieri dorati dei propri compensi. Parliamo del francese Umtiti. Samuel Umtiti non è un giocatore anziano, tutt’altro. Ha soltanto 28 anni ma, suo malgrado, può essere considerato uno degli emblemi del calcio attuale e delle sue disfunzioni. La sua storia e la sua parabola discendente sono significativi. Questo ragazzo arriva in Catalogna da difensore centrale titolare della nazionale francese, vicecampione d’Europa in carica. Siamo nell’estate del 2016, soltanto 6 anni fa, ed il club blaugrana riesce ad aggiudicarsi le sue prestazioni sportive pagandolo 25 milioni di euro al Lione.

Il francese sottoscrive un contratto quinquennale sino al 30 giugno 2021. Dopo un primo periodo positivo con due stagioni giocate da titolare al fianco di Piqué, con l’andare del tempo il rendimento del difensore centrale francese non è stato più all’altezza delle aspettative e la sua titolarità è diventata molto precaria, sino a rivelarsi terza, se non addirittura quarta scelta per gli allenatori che si sono successi sulla panchina del Barcellona. Il club spagnolo, fin dall’estate del 2018, ha provato a cederlo senza però ottenere risultati soddisfacenti. Qualsiasi interesse reale da parte di altri club (in Italia Inter, Roma e Napoli, in periodi diversi, si sono interessati alla sua situazione) andava a scontrarsi contro una montagna insormontabile costituita dagli emolumenti annuali percepiti dal giocatore. Umtiti, infatti, guadagnava 16 milioni di euro a stagione. In Serie A, tanto per intenderci, soltanto Cristiano Ronaldo ha guadagnato cifre superiori. Nessun altro. Con tutto il rispetto per il professionista, uno stipendio del genere è totalmente fuori da qualsiasi valutazioni di mercato. Sarebbe stata utile una decisione forte da parte del Barcellona, ossia trattare una rescissione del contratto (magari con buonuscita) al fine di limitare i cosiddetti danni sul bilancio. Ed invece il club blaugrana optò per una soluzione diversa. Per ben due volte, nell’estate 2018 e nell’estate del 2021, gli ha prolungato il contratto (inizialmente sino al 2023, successivamente sino al 2026) per fargli spalmare l'insostenibile ingaggio, concedendogli un aumento del compenso totale. Umtiti è così passato dal guadagnare 16 milioni di euro netti a stagione, a guadagnare “soltanto” 12,8 milioni di euro netti a stagione, aumentando però la durata contrattuale di altri 5 anni. Questa scelta è stata una vera e propria mannaia sulla testa del Barcellona. Qualche settimana fa c’è stato il forte interesse del Rennes sul giocatore. Ad un certo punto però il club francese si è tirato indietro lamentando dubbi sulle condizioni fisiche del giocatore che da tre anni gioca pochissimo e percepisce emolumenti fuori dalle dinamiche di mercato. Il caso Umtiti è soltanto la punta dell’iceberg più evidente di ciò che è stato il Barcellona negli ultimi anni, un club gestito non con una logica aziendale improntata alla sostenibilità, ma amministrato in maniera scriteriata, con l’idea peregrina che, prima o poi, il cartellino di un giocatore che rinnova verrà pagato da qualcuno. Quanti soldi avrebbe risparmiato il Barcellona se avesse optato per un non rinnovo del contratto nell’estate del 2021? Facendo un po' di conti della serva almeno 60 milioni di euro. Ed invece, oggi, il Barcellona è un club che, sulla base delle cifre dell’ultimo bilancio disponibile “haperdite per 481 milioni di euro, con 631 milioni di euro di ricavi e 1.136 milioni di euro di costi”. Diventa opportuno riflettere bene sul caso Umtiti e sulle cifre del bilancio del Barcellona che, in questi anni, ha rincorso i desideri dei propri giocatori seguendo una linea aziendale non più adatta al mercato contemporaneo. Oggi come oggi i contratti troppo ricchi sono un vero e proprio cappio al collo per i club. Perdere i giocatori a zero può non essere più considerata una scelta miope, bensì una decisione intelligente nonché necessaria per tutelare il bilancio del club.

 

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