CAMPANILI E SCIARPATE

Il derby che rende umana una città: Zurigo

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analisi di Andrea Barbuti per Sportellate.it – Se c’è una città che, istituzionalmente, può essere considerata la città del calcio, questa città è Zurigo. Qui, a pochi passi dal centro storico, sorge l’edificio più influente nel...
Redazione Derby Derby Derby

analisi di Andrea Barbuti per Sportellate.it -

Se c’è una città che, istituzionalmente, può essere considerata la città del calcio, questa città è Zurigo. Qui, a pochi passi dal centro storico, sorge l’edificio più influente nel mondo di questo sport: i quartieri generali della FIFA. Per chi vede Zurigo la prima volta, l’impatto dev’essere simile a quello di chi viene catapultato in un altro mondo: tutto è perfettamente sensato, ordinato, equilibrato. Il panorama da cartolina della Niederdorf, la città vecchia, è acuito, su una riva del fiume Limmat, dai campanili appuntiti del Fraumunster e della Peterskirche e addolcito, sull’altra, da quelli arrotondati del Grossmunster, sovrastati dal cupolone del Politecnico.

Zurigo, però, non è solo FIFA, organizzazione e condiscendenza

C’è anche tanto calcio giocato e vissuto. Come tante altre grandi città europee, Zurigo ha due squadre professionistiche e ognuna è rappresentazione di una delle due facce della società: il popolo e l’élite. Anche se queste distinzioni sono in genere di ordine storico e oggi trovano poco riscontro, a Zurigo i segni delle differenze sociali fra i tifosi dei due club sono ancora piuttosto evidenti, se non nella composizione socio-demografica contemporanea delle due tifoserie, quantomeno nell’immaginario, ancora attuale, che entrambe si portano dietro. Queste due squadre sono l’FC Zürich e il Grasshopper-Club Zürich. Fino a una quindicina di anni fa avevano uno stadio a testa, ma dal 2008 condividono il Letzigrund Stadion in maniera tutto sommato pacifica. Pensate: possono giocare entrambe nello stesso weekend senza che ciò comporti alcuna preoccupazione di ordine pubblico. In realtà, un progetto per un nuovo stadio ci sarebbe già da parecchio tempo e i problemi burocratici che stanno ritardando l’inizio dei lavori sono forse l’unica cosa che ci ricorda che, in fin dei conti, Zurigo appartiene al nostro stesso pianeta. Oltre allo stadio, FC Zürich e Grasshopper-Club Zürich condividono i colori sociali, che sono poi gli stessi della città: il bianco e il blu. I nomi delle due squadre generalmente vengono abbreviati in una sigla: FCZ e GCZ. Cambia una sola lettera, ma dietro a quella lettera c’è tutta la differenza del mondo.

Il popolo tifa FC Zürich

L’FC Zürich, o FCZ, o FC Züri, come amano chiamarlo affettuosamente i suoi tifosi, è il club del popolo, il club della gente di Zurigo. La sua presenza è, visibilmente, ovunque in città, sotto forma di sticker e soprattutto di graffiti. È sui muretti delle case nei tranquilli quartieri residenziali di periferia, sui palazzi dei quartieri più popolari, sui garage, sui pilastri del porticato di un cinema abbandonato, sui muri che costeggiano i binari delle linee urbane e suburbane, sui pannelli che delimitano i cantieri, sui cartelli stradali, all’ultimo piano di un auto-silo semi-abbandonato con vista sull’apparentemente decadente ex-area industriale dello Zürich-West, nei tanti parchi pubblici che costeggiano il lago, anzi, soprattutto in uno, quello del quartiere di Wollishofen, dove la sigla FCZ è stata dipinta per abbellire il molo di attracco per le barche, il barbecue pubblico e persino i bidoni della spazzatura.

La sede del club è al capolinea del tram numero 9. Gli uffici si trovano in un grande edificio di legno con il tetto a spioventi che ricorda una enorme baita fra i moderni palazzi sullo sfondo. Oltre ai tanti campi da calcio, quasi tutti in erba sintetica o semi-sintetica, ma ci sono anche due campi da beach volley, uno da beach soccer, uno da baseball, un bar-ristorante, un orticello e uno spiazzo con panchine, canestri, un campetto da calcetto 3vs3 con le sponde e un piccolo skatepark. È perfettamente accessibile a tutti e senza cancelli. In tutta quest’area non si vede una macchina parcheggiata, solo biciclette e moto. La Südkurve dello Zurigo è un ambiente giovane e molto identitario, come si capisce già dai numerosissimi graffiti che colorano ogni angolo della città. Cantano “Chi non salta non è di Zurigo” e hanno una sola regola sulla quale non transigono: niente video sui social.

Grasshopper-Club Zürich: l’élite del calcio svizzero

Nonostante sia la squadra più antica della città e la più titolata di Svizzera, del Grasshopper-Club Zürich, o GCZ o GC Züri, non c’è quasi traccia in città. Sembra un club in esilio nella propria casa. Non c’è uno store fisico, né scritte o disegni sui muri, se non in qualche stazione dei paesi limitrofi circondati dai verdi prati della campagna svizzera. L’unico segno tangibile della sua presenza, l’Hardturm Stadion, è stato demolito sedici anni fa e gli stessi cittadini del quartiere di Hardturm, da almeno altrettanti anni, ne ostacolano la ricostruzione. Dev’essere una strana esistenza quella dei tifosi della squadra dell’antica élite di Zurigo: consistenti ma invisibili; costretti - in un infinito limbo fra ciò che sono stati e ciò che potranno, forse, un giorno, tornare ad essere - ad assistere alla simbiosi che i rivali hanno instaurato con la città in cui essi stessi, quelli del Grassoppher, hanno portato il gioco del football e i primi trofei. Anche la sede del GCZ, inaugurata nel 2005, si trova molto fuori Zurigo. Per arrivarci ci vogliono quaranta minuti di treno dalla Stazione Centrale. Si attraversano campi d’erba verdissima, intervallati qua e là da boscaglie e da piccole e circoscritte coltivazioni di mais, con le colline perennemente sullo sfondo. Dalla stazione di Dieseldorf (nel sottopassaggio c’è l’immancabile scritta FCZ con la bomboletta, sì, anche qui, a diversi chilometri dalla città e a qualche passo dalla sede dei rivali), bisogna camminare ancora per qualche manciata di minuti sulla strada principale, superando ipermercati, centri commerciali e cantieri. Se non fosse per l’insegna che recita “Campus GCZ”, sarebbe quasi impossibile riconoscere il quartier generale del club, nascosto com’è da un’alta siepe che però ogni tanto si dimentica di fare il suo dovere e consente ai curiosi di sbirciare attraverso i cartelloni pubblicitari e vedere la squadra allenarsi sul campo centrale. Ben prima che si rendesse necessaria la demolizione del vecchio impianto, il Grassoppher ha iniziato a lavorare per dare una nuova casa ai suoi tifosi. Nel 2003, un progetto da trenta mila posti era stato approvato dalla popolazione di Zurigo, salvo poi essere bloccato da alcuni residenti che si sono messi di traverso. Avrebbe dovuto ospitare le partite di Euro 2008. Al suo posto si è scelto di ristrutturare il Letzigrund. Poco prima delle partite in casa viene suonato l’inno del club, scritto e cantato nel 2022 da Aaron Asteria, cantante e tifoso GCZ, che attacca così, ricordando i bei tempi dell’Hartdurm:

Quando il giorno è ancora giovane, fuori sull’asfalto

Il clacson del tram numero 4 echeggia nella tiepida aria estiva

L’Hardutrm nella tua testa, una squadra nel tuo cuore

Questo è GZ: un amore che dura per sempre

E allora via con la sciarpata biancoblù, che verrà ripetuta poco dopo sulle note di Simply the best, mentre i giocatori sbucano dalla cavalletta gonfiabile che fa da ingresso del tunnel che porta negli spogliatoi. Il Grasshopper-Club Zürich è la squadra con più presenze nella massima serie del calcio svizzero, nonché la più titolata, con 27 campionati e 19 coppe. Non vince però un trofeo dal 2013 e l’ultimo campionato vinto risale addirittura alla stagione 2002/03. Di quella squadra facevano parte Reto Ziegler e Stephan Lichtsteiner, rispettivamente a sedici e diciotto anni. Non ha quindi mai vinto il titolo di campione di Svizzera da quando è nata la formula a dieci squadre, nel 2003/04. A differenza dell’FCZ, il GCZ è tuttora una polisportiva.

Quindi i campanili della città, i ponti, le piscine sul fiume, le acque, chete, del lago, sembrano esprimere, con discrezione, il bisogno di qualcosa che porti imperfezione, imprevedibilità, disordine, qualcosa che liberi Zurigo da quell’aura di superiorità, che ne inceppi gli automatismi impeccabili, e che la riporti sulla terra, al livello degli altri. È questo che fa il calcio a Zurigo: con le sue incongruenze, il suo disordine, i suoi ritardi burocratici, il suo colore che abbellisce e al contempo sporca i muri in ogni angolo, la sua durezza, le sue meravigliose contraddizioni, il calcio la fa sembrare una città più simile alle altre, meno sola nel suo costante tendere a una perfezione opprimente. A Zurigo la presenza costante del calcio è indispensabile. Rende la città più umana.

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