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editoriali

Il derby impossibile fra la bicicletta di Giuseppe Ticozzelli e l’aereo privato di Cristiano Ronaldo

TURIN, ITALY - MARCH 08:  Cristiano Ronaldo of Juventus in action during the Serie A match between Juventus and FC Internazionale played behind closed doors at Allianz Stadium after the Italian Government has issued a list of new guidelines to help stop the spread of the Coronavirus COVID-19 on March 8, 2020 in Turin, Italy.  (Photo by Claudio Villa - Inter/Inter via Getty Images)

Il marchio di CR7 e la maglia nera dell'ex allenatore del Pavia...

Redazione DDD

di Luigi Furini -

L’hanno aspettato all’aeroporto di Torino Caselle come il Messia. Lui si è fatto un po’ attendere, dopo una lunga assenza, ma quando il suo Gulfstream G650 ha toccato terra, milioni di tifosi hanno tirato un sospiro di sollievo.  Un altro giocatore, ai suoi tempi altrettanto importante, è arrivato al ritiro della Nazionale in bicicletta. “Non potevi prendere il treno?”, gli disse il Ct. “Ma no, così mi sono scaldato”. L’avete capito. Il giocatore arrivato con l’aereo privato è Cristiano Ronaldo. Il suo giocattolo monta un motore Rolls-Royce, fa 13 mila chilometri con un pieno da 20 mila chilogrammi di cherosene. L’ha pagato, dicono, 31 milioni di euro, quanto guadagna in un anno dalla Juventus. Che poi lui prende di più, per via delle mutande, delle magliette e di tutti i prodotti che portano appiccicato le sue iniziali, ovvero CR7.

L’altro giocatore è meno conosciuto. Si chiamava Giuseppe Ticozzelli, era nato nel 1894 in provincia di Pavia ed è morto nel 1962. Ha giocato nell’Alessandria, nella Spal e a Casale Monferrato. Era un terzino, aveva un giro coscia di 84 centimetri e pare abbia segnato un gol da 75 metri, direttamente da calcio di rinvio dalla propria area (a Milano, Italia-Francia 9-4 il 18 gennaio 1920). Finito il campionato nel Casale, era il 1926, aveva deciso di correre anche il Giro d’Italia. Non aveva una squadra e non aveva altre magliette. Si è presentato alla partenza con la maglia nera del Casale ed è stato fatto partire come “indipendente”. Ma senza rifornimenti e senza gregari non poteva fare molo, così che arrivò ultimo. Dal colore della sua maglia fu istituita, per molti anni, la “maglia nera” da assegnare all’ultimo in classifica (l’espressione resiste, in alcuni sport, a indicare chi arriva ultimo). Ticozzelli, che aveva partecipato al primo conflitto mondiale come tenente, smette di giocare a parte volontario per la guerra d’Africa. In uno scontro con gli abissini perde un occhio (ma ci vede poco anche dall’altro). Torna, gli danno la pensione come cieco di guerra, ma lo chiamano ad allenare il Pavia. E lui chiama suo cugino, a sedere vicino a lui in panchina, perché gli racconti le azioni.

Era un altro mondo. Difficile fare paragoni. Però posso dire, e fa niente se qualcuno si offende, che i calciatori e gli allenatori in serie A guadagnano cifre vergognose? Pagati, poi, da società che hanno sempre i conti in rosso. Ora, dicono, il campionato deve riprendere perché, se si ferma la giostra, molte squadre rischiano di fallire. E ci credo. Questa storia del Coronavirus porterà anche al calcio una serie di gravi problemi.  Faremo i conti quando ne saremo usciti. Però, fra chi arriva con il jet privato e chi arriva in bicicletta, io scelgo quest’ultimo. Ah, dimenticavo. La bici usata pr andare da Pavia a Milano era la stessa ustaa per correre il Giro. Tico aveva solo una maglietta, figurarsi se poteva avere due bicicltte.

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