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EQUILIBRI ROSSONERI

Il Milan e una solidità difensiva da ritrovare

Il Milan e una solidità difensiva da ritrovare - immagine 1

L’importanza di Rebic, la leadership di Maignan, gli eccessi di confidenza: tre concause che hanno portato all’aumento dei gol subiti dal Milan

Redazione DDD

di Max Bambara -

Stefano Pioli aveva lanciato l’allarme già a fine ottobre, nella conferenza stampa che precedeva la partita poi vinta dal Milan contro il Torino: “dobbiamo essere più attenti e comunicare meglio. Per vincere le partite è importante subire pochi gol”. L’allenatore rossonero aveva intuito come l’equilibrio generale della squadra rossonera stesse iniziando a subire qualche scossone perché il Milan, un mese fa, era reduce da 4 gol subiti in 2 partite, contro avversari rispettabili come il Verona ed il Bologna, ma certamente non trascendentali. Ad oggi quella rossonera è la terza miglior difesa della Serie A, ma il suo rendimento recente è stato alquanto controverso. Infatti nelle prime sette partite della stagione il Milan aveva subito soltanto 5 reti, registrando una grande solidità difensiva unita ad un gioco offensivo piacevole e redditizio sul piano delle realizzazioni. Nelle ultime sei gare invece, la squadra rossonera ha subito 10 gol, praticamente il doppio rispetto al precedente periodo, ma con una partita in meno. Non c’è probabilmente una spiegazione univoca per quanto avvenuto, semmai c’è una summa di cose che ha portato la squadra di Pioli a perdere riferimenti e sicurezze, in quanto i dati del campo dicono che, ultimamente, per gli avversari è più facile calciare verso la porta rossonera. Una prima motivazione va ricercata nell’assenza di un giocatore offensivo estremamente prezioso nel pressing. La sensazione è che il Milan avesse trovato un suo equilibrio attaccando la palla alta e, contestualmente, rimanendo corto, dando sempre riferimenti e scarichi in disimpegno al giocatore che intercettava il pallone. Questa qualità veniva resa possibile dalla presenza in campo di Ante Rebic (sia da esterno sinistro, sia come centravanti), perché il giocatore croato aveva la capacità di chiamare il pressing alto con i tempi giusti e questo consentiva alla squadra una possibilità maggiore di recupero del pallone in una zona di campo vicina alla porta avversaria, nonché una compattezza importante in fase di non possesso. Non può essere una mera casualità il fatto che i numeri preoccupanti dal punto di vista difensivo dell’ultimo periodo siano coincisi con l’assenza dal campo di Rebic che, nell’ultimo blocco di partite, ha giocato soltanto due spezzoni di gara con Verona ed Inter. Altra assenza che va pesata riguarda Mike Maignan.

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La questione, ovviamente, esula dall’errore di Tatarusanu contro la Fiorentina che ha determinato il primo gol di Duncan. Va semmai evidenziato un aspetto di campo di enorme rilievo. Quando ci si abitua al caviale, il panino col salame non può avere lo stesso sapore. Mutatis mutandis il Milan si è abituato ad avere un portiere vocale e con grande leadership. Passare dall’avere un portiere di questo livello ad un professionista rispettabile ma non in grado di guidare la difesa cambia tanto dal punto di vista degli equilibri del campo. Lasciamo stare l’ultimo errore di Tatarusanu che, beninteso, può capitare a qualsiasi portiere. Per comprendere il concetto, portiamo la mente al gol del momentaneo 1-2 subito dal Milan in quel di Bologna. C’è un errore di Bakayoko e c’è una imperfezione di Ibra che fa autorete. Vi è, tuttavia, un aspetto fondamentale da cogliere. In quelle situazioni, ormai, col calcio d’angolo a rientrare, i giocatori che marcano a zona del Milan sono abituati ad avere un portiere come Maignan che chiama la palla non appena parte la traiettoria. La vocalità e la leadership di questo ragazzo hanno letteralmente “viziato” i nostri difendenti. C’è poi la variabile chiamata “errori individuali”. Ha ragione Stefano Pioli quando sostiene che il Milan debba limitarli, perché almeno la metà dei gol subiti dalla squadra rossonera nascono da palloni nostri persi in maniera “discutibile”. A volte le squadre che giocano particolarmente bene a pallone hanno la tendenza a diventare un po’ troppo vanesie. Nelle ultime due partite il Milan ha preso gol per due palloni portati improvvidamente da Kessié e Theo Hernandez e per un pallone non spazzato prontamente da Gabbia. Non sono azioni avversarie subite; sono eccessi di confidenza che, soprattutto in certi momenti, è opportuno non prendersi.

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