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editoriali

Il Milan ha un obiettivo, la qualificazione all’EL, ma soprattutto qualcosa da dimostrare

Milan in campo a Torino, ma non solo...

Un pezzo di stagione non senza significati

Redazione DDD

di Max Bambara -

Riuscire a darsi un obiettivo minimo, a volte, può essere fondamentale per inserirsi sui binari giusti, quelli che possono condurci sulla strada migliore. Non è una frase fatta, ma un vero e proprio auspicio di speranza sul quale il Milan di Stefano Pioli deve pensare di poter provare a costruire, a ridarsi un senso. Il Milan di questa stagione, iniziata malissimo e poi rimediata parzialmente soltanto nei mesi invernali, può avere ancora un obiettivo, ovverosia tornare a qualificarsi per l’Europa per il quarto anno consecutivo. Quell’Europa League che, nell’estate scorsa, è sfumata solo per un accordo tombale raggiunto dalla società rossonera con l’UEFA e che oggi, pur con tutto il suo appeal meno forte rispetto alla più prestigiosa Champions League, rappresenta comunque un orizzonte cui guardare senza eccessivi snobismi. Non ci si può permettere di pensare che la qualificazione all’Europa League sia un traguardo “relativo” o, al più, di piccolo cabotaggio.

Tale atteggiamento mentale poteva avere una sua giustificazione dieci anni fa, quando ancora era in auge il Milan berlusconiano. Non di certo nei tempi odierni, in cui se il Milan riuscisse a piazzarsi in zona Europa League per il quarto anno consecutivo non alzerebbe al cielo nessuna coppa, ma inizierebbe a stabilizzarsi come club di fascia media che può aspirare a tornare in una fascia alta con investimenti ragionati e, magari, con un progetto sportivo di ampio respiro. Di cosa sarà del Milan alla fine di questa stagione, poco è dato sapere. Forse nemmeno i vertici societari milanisti sanno con certezza quale sarà il destino della prossima stagione rossonera, se le porte di Milanello sentiranno una parlata tedesca o se la voce del condottiero sulla panchina rimarrà saldamente italiana. I giochi del mercato sono infiniti e ciò che oggi appare certo, domani può venire messo in discussione. A volte è solo questione di risultati, oppure di scelte che vengono fatte sulla base di valutazioni e di idee. Il dato incontestabile è una stagione che sta per riprendere e che si giocherà in pieno agosto con un ritmo forsennato e tempistiche di recupero fisiche molto ristrette. Un unicum del quale non vi è traccia nei tempi moderni del calcio e che rischia di condizionare non poco le ultime 12 giornate di campionato. Escludere sorprese o risultati fuori dalla norma non è possibile.

Il Milan attuale parte in una griglia con discrete possibilità. La qualificazione all’Europa League in campionato dista soltanto 3 punti e il ritorno di Coppa Italia contro la Juventus allo Stadium è certamente un impegno proibitivo ed in cui i favori del pronostico stanno dalla parte dei campioni d’Italia in carica, ma non è una montagna impossibile da scalare. Basta un gol per passare il turno ed il Milan rabberciato da qualche squalifica a chiamata e penalizzato da qualche episodio dell’andata, ha il vantaggio di non aver nulla da perdere. Una condizione dell’anima da non sottovalutare. La stagione insomma può dare ancora stimoli, può rinsaldare rapporti, creare certezze, rimettere in discussione convinzioni sin troppo radicate. Dodici partite di campionato ed un flash di Coppa Italia sono un terzo di stagione in fondo: se si approccia con la testa giusta, potrebbero cambiare molte cose. In positivo, come in negativo ovviamente. Dipende solo dalla squadra, dall’alchimia che verrà fuori dopo il confronto a Milanello fra l’amministratore delegato Ivan Gazidis e i giocatori più rappresentativi del Milan. Mark Twain sosteneva che fosse una diversità di opinioni a far correre i cavalli. Le discussioni d’altronde sono il placebo della noia, del rilassamento, di quel quieto vivere che a volte paralizza le scosse adrenaliniche dello spirito. Tutto vero, a patto che le reazioni del dopo vengano incanalate nel modo giusto. Non manca molto per scoprirlo. Il linguaggio del corpo dei giocatori, sul campo, potrà dire molto più di tante interviste convenzionali.

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