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editoriali

Il ministro Spadafora vuole far chiudere bottega al calcio, come già successo con le terme di Agnano

Il ministro Spadafora: "Il calcio riparte solo se è in sicurezza"

Critiche e perplessità

Redazione DDD

di Franco Ordine -

Il suggeritore di Vincenzo Spadafora, ministro con delega allo sport, dev’essere uno molto impreparato oppure molto sfortunato. Non riesce a fornire un solo argomento, uno non centomila, al suo principale per fargli fare bella figura e sfuggire così agli “sfottò” dei parlamentari dell’opposizione e alle critiche dei giornali. Nel corso dell’ultima esternazione, effettuata in audizione al Senato, il ministro ha difeso la folle richiesta rivolta alla Lega di Serie A (“se c’è un contagiato tutta la squadra deve andare in quarantena”) sostenendo che la differenza tra i calciatori e “le commesse del supermercato è che le seconde possono rispettare il distanziamento sociale”.

In poche parole ha detto: se s’infettano i calciatori, si chiude bottega, se s’infettano le commesse invece no. Quello che manca a Spadafora è appunto il suggeritore. Perché un collaboratore avveduto e informato sulla materia gli avrebbe detto: guardi ministro che con le squadre di A che garantiscono i controlli sui calciatori prima dell’inizio del campionato, è impossibile che ci sia contagio tra 22 negativi che giocano all’aria aperta. E invece Spadafora continua a fidarsi del suo suggeritore che dovrebbe anche ricordargli la sua precedenza esperienza alle terme di Agnano (sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino). Sapete come è finita? Hanno chiuso!!!!!!!!

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