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ULTIMI 20 MESI: IL MERCATO DEL MILAN

Il modus operandi del Milan, da Simakan a Tomori: numeri, analisi e prospettive

MILAN, ITALY - OCTOBER 18:  (L-R) AC Milan Tecnical Area Director Paolo Maldini, AC Milan CEO Ivan Gazidis and AC Milan  Sport Director Frederic Massara look on during the Women Serie A match between AC Milan and FC Internazionale at Centro Sportivo Vismara on October 18, 2020 in Milan, Italy.  (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Milan, esempio chiave la trattativa Simakan saltata per infortunio del giocatore: in molti credevano che il Milan avrebbe speso diversamente i soldi per il difensore centrale ed invece si è tenuto il punto, prendendo Tomori

Redazione DDD

di Max Bambara -

Paolo Maldini e Ricky Massara sono stati gli unici dirigenti della Serie A che hanno potuto approcciare alla sessione di mercato invernale sapendo di poter spendere qualcosa e di avere le spalle coperte dal fondo Elliott dal punto di vista delle garanzie finanziarie. In epoca di crisi del calcio, di effetto COVID 19 sui bilanci dei club e di contrazione dei ricavi del mondo pallonaro questo non può essere considerato come un fatto normale, bensì come una circostanza da evidenziare e da pesare nel modo giusto. Tutto ciò è stato possibile perché il Milan ha alle spalle una proprietà solida ed economicamente solvibile, che non ha problemi a garantire la liquidità sia dal punto di vista degli impegni finanziari già presi (stipendi), sia dal punto di vista degli impegni finanziari futuri (nuove esposizioni a bilancio). Tali possibilità tuttavia non hanno fatto mutare gli orientamenti valutativi da parte del club e, soprattutto, non hanno inciso sul modus operandi della dirigenza milanista che si occupa della parte sportiva: Maldini e Massara sono rimasti fedeli a sé stessi e alle proprie logiche.

(Photo by Enrico Locci/Getty Images)

Questa dirigenza infatti, da quando è diventata operativa (ossia dall’estate del 2019), ha sempre prestato una grande attenzione al bilancio e a non strapagare i giocatori, dando agli stessi una valutazione di mercato rispettosa delle prestazioni viste sul campo, ma senza alcuna disponibilità a strapagare nessuno. L’idea alla base dell’approccio al mercato da parte di Paolo Maldini e di Ricky Massara è quella di non dover sprecare risorse inutilmente. Di Messi d’altronde ce n’è uno solo, non è in vendita e, anche se lo fosse, mai potrebbe rientrare nei parametri che la proprietà ha dato alla dirigenza. Meglio quindi ragionare senza farsi prendere dall’innamoramento per un singolo giocatore; il Milan ormai, da quasi due anni, pondera le sue mosse esclusivamente in base alle caratteristiche prodromiche ad una idea tecnica di sviluppo del gioco che la squadra deve possedere. Proprio per queste ragioni Maldini e Massara sono riusciti a costruire, in meno di due anni e con sole quattro finestre di mercato a disposizione (estate 2019, gennaio 2020, estate 2020, gennaio 2021) una squadra vera, credibile, moderna.

Questo Milan ha giocatori che abbinano fisicità e forza d’urto, velocità su campo lungo e rapidità nel breve, tutte doti fondamentali al fine di riuscire a sviluppare un progetto di gioco aggressivo, dinamico e marcatamente offensivo. Negli ultimi 20 mesi il Milan si è rinnovato totalmente: rispetto al 31 maggio di due anni or sono infatti, la squadra rossonera ha mantenuto in rosa soltanto sette giocatori (i fratelli Donnarumma, Romagnoli, Calabria, Kessiè, Calhanoglu e Castillejo) senza considerare Musacchio ormai prossimo ad una cessione. In sostanza questo modus agendi ha portato il Milan ad avere una rosa rinnovata, resa finalmente competitiva per la parte altissima della classifica della Serie A, nonostante il contestale abbassamento del monte-ingaggi e dei costi di ammortamento. Tali scelte parsimoniose ed estremamente attente al bilancio hanno consentito al fondo Elliott di varare una serie di aumenti di capitale al fine di risanare un bilancio che era stato appesantito da una campagna acquisti faraonica (nell’estate del 2017) che non aveva poi dato riscontri sul campo.

Lo scarto fra entrate ed uscite nel periodo giugno 2019-gennaio 2021 è di - 43,7 milioni di euro (109,2 le entrate, 152,9 le uscite considerato come sicuro il riscatto di Sandro Tonali per 15 milioni di euro) che, divisi su 4 sessioni di mercato, sono circa 10-11 milioni di euro di esposizione finanziaria per la proprietà rossonera. Una proprietà munifica insomma, ma non disposta a buttare soldi a vanvera. Nel contempo, una dirigenza desiderosa di non sprecare risorse senza ragione. Ne è un esempio l’ultimo mercato condotto con sapienza, visti gli arrivi in prestito di Meitè e Tomori e l’arrivo di Mandzukic a costo zero. Il Milan ad ottobre aveva fatto un’offerta allo Strasburbo per Simakan vicina ai 15 milioni di euro. L’affare non si chiuse per distanza nelle valutazioni. Tutti quindi, ragionando con una mentalità da Monopoli, pensavano che il Milan a gennaio avrebbe sicuramente speso almeno 15 milioni per assicurarsi un giocatore. Ed invece la dirigenza rossonera ha speso soltanto 500 mila euro per il prestito di Meitè, ha negoziato il prestito con diritto di riscatto per Tomori ed ha tesserato Mario Mandzukic a parametro zero. Anche se si può spendere, non è automatico dover spendere. Rimarcare e sottolineare questi numeri e questo approccio al mercato è fondamentale per capire l’importanza del lavoro svolto dal club rossonero in poco meno di due anni: un lavoro che oggi sta dando finalmente i suoi frutti e che ha posto le basi per un progetto di ampio respiro ed a lunga scadenza.

 

 

 

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