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MILANO: I DUE TECNICI E L'ALONE MEDIATICO

Il personaggio e l’antipersonaggio, Conte e Pioli: storia di ordinaria normalità

MILAN, ITALY - OCTOBER 17:  Head Coach of FC Internazionale Antonio Conte shakes hands with head coach of AC Milan Stefano Pioli during the Serie A match between FC Internazionale and AC Milan at Stadio Giuseppe Meazza on October 17, 2020 in Milan, Italy.  (Photo by Claudio Villa - Inter/Inter via Getty Images)

Pioli e Conte sul piano mediatico sono uno personaggio e l'altro antipersonaggio: sudditanza psicologica nei confronti del tecnico Inter?

Redazione DDD

di Max Bambara -

Un anno fa, alla diciassettesima giornata, il Milan aveva 21 punti e brancolava mestamente a metà classifica. Il dato più sorprendente in negativo per la squadra rossonera era rappresentato dai soli 16 gol realizzati in 17 partite. La media era di una spanna sotto il gol a gara. Un anno dopo, alla diciassettesima giornata, il Milan ha 40 punti e veleggia al primo posto in classifica, con la concreta possibilità di aggiudicarsi il titolo di campione d’inverno. Il dato più sorprendente in positivo della squadra rossonera è rappresentato dai 37 gol realizzati in 17 partite. La media è di oltre le due reti a gara. I numeri ci danno l’esatta dimensione del percorso compiuto dal Milan nell’ultimo anno, un tracciato netto che ha condotto la squadra di Stefano Pioli in un universo competitivo molto distante dalle abitudini degli ultimi anni. Se tanti tifosi rossoneri chiudono gli occhi ed hanno la bontà di provare a riavvolgere il nastro dei ricordi e delle emozioni sopite, potranno facilmente ricordare come il Milan del 2019 fosse una squadra in balia della procella, incapace di reagire alle avversità, afflitta da una asfissia offensiva terribile. Oggi invece il Milan viaggia ad una velocità che rievoca antichi splendori e la sua capacità offensiva è immediatamente percepibile anche dal tifoso più ansioso: in qualsiasi momento della partita infatti, anche quando la stanchezza e l’acido lattico prevalgono sulla brillantezza, il tifoso milanista ha la netta sensazione che la squadra possa fare gol. Stefano Pioli ha costruito con il tempo e con la pazienza, un meccanismo di calcio offensivo estremamente accurato e molto attento ai dettagli. Questo lavoro da parte del tecnico emiliano non viene mai adeguatamente sottolineato dalla stampa sportiva che finora non si è accorta della modernità e della capacità innovativa della proposta offensiva rossonera.

L’allenatore rossonero paga forse il fatto di non essere particolarmente impattante sul piano mediatico; Pioli non è un allenatore che alza la voce, che batte il petto in fuori durante le interviste post-partita, che reclama acquisti a iosa per rafforzare la sua rosa. Nulla di tutto ciò: il tecnico di Parma ha invece nella cultura del lavoro e della crescita del gruppo i suoi cavalli di battaglia. Tutto il contrario di ciò che avviene sulla sponda opposta del Naviglio, dove l’Inter nelle ultime settimane è stata oggetto di dibattiti relativi alle frequenti dichiarazioni del suo allenatore, sibilline in alcuni casi, vittimistiche in altri. In ogni caso sempre tese alla polemica. Antonio Conte, sotto questo punto di vista, è l’antitesi di Stefano Pioli. Tanto è personaggio, vanesio, egocentrico, individualista narciso il primo, tanto non lo è il tecnico rossonero che, invece, fa dell’umiltà, della forza del gruppo, della condivisione i suoi capisaldi di vita. Nelle ultime settimane inoltre abbiamo quasi assistito ad una sorta di genuflessione, sicuramente non voluta né predeterminata a tavolino, ma comunque abbastanza palese da parte della stampa sportiva nazionale nei confronti dell’allenatore dell’Inter. Netta è l’impressione di una stampa che fa quasi fatica a porre domande di un certo tipo e di un certo tenore all’allenatore leccese; in alcuni casi sembra quasi di sfiorare il reato di lesa maestà, tanto sono colorite, pepate e stizzite le risposte provenienti dalla bocca di Antonio Conte.

E così, soprattutto da un anno a questa parte, si ha l’idea abbastanza evidente che vi siano tanti giornalisti che, nei post-match, abbiano quasi timore di rivolgere domande dal contenuto critico al tecnico nerazzurro. Ne nascono inevitabilmente una serie di domande aperte che permettono a Conte di districarsi come meglio ritiene. Qualche critica, quando c’è, viene semmai proposta sotto forma ipotetica, per non andare ad urtare troppo la suscettibilità del tecnico dell’Inter. Abbiamo quindi da parte della stampa nostrana una sorta di timore reverenziale che si trasforma in sudditanza psicologica nei confronti dell’allenatore interista; dopo il caso Capello, con l’ex tecnico rossonero capace di smontarne l’impalcatura preconcetta albergante nella sua testa, nessuno si è più permesso di entrare in una ottica di contraddittorio incalzante con Antonio Conte. Ad oggi Pioli è primo in classifica e Conte è secondo a tre punti di distanza. Difficile però dire quali saranno le posizioni finali di Milan ed Inter, in ragione anche del coefficiente di difficoltà del campionato di Serie A.

Tuttavia, se Conte è ormai un personaggio, bisogna riconoscere come Pioli stia facendo di tutto per apparire come un vero e proprio anti-personaggio, schernendosi spesso dinanzi alle telecamere e puntando tutto sulla forza di un gruppo giovane che egli stesso è orgoglioso di poter guidare verso i traguardi più impensabili.

 

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