LA SENSAZIONE CHE AVVOLGE

Il senso della storia

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C'è un clima particolare che sta avvolgendo tutto l'ambiente rossonero da tanti giorni. Non è qualcosa di facilmente spiegabile, ma alberga nella storia rossonera e trova una sorta di specchio che lo proietta nella realtà contemporanea.

di Max Bambara .

Per un tifoso milanista che si gioca un quarto di finale di Champions League, 11 anni dopo l’ultima volta, la gara di andata fra Milan e Napoli non è stata una partita normale. Aleggiava e continua ad aleggiare nell’aria un senso della storia che rende l’attesa di questo doppio confronto di Champions League come qualcosa di difficilmente definibile. Si tratta di un miscuglio di sensazioni che variano dalla paura alla speranza, fino a lambire le rive più lontane dei ricordi. C’è stato un tempo in cui le gare di Champions sembravano l’habitat naturale del Milan. Per 5 anni, soltanto una folle notte a La Coruna e una partita sfortunata contro il Barcellona (17 anni dopo, in tanti continuiamo a chiederci perché non è stato dato quel gol a Sheva…) non hanno consentito al Milan di giocare 5 finali di Champions League consecutive.

A pensarci oggi sembra irreale

All’epoca forse, anche fra noi milanisti, non ci rendevamo perfettamente conto di quanto quella squadra fosse forte. Mentalmente, nello spessore degli uomini e nella capacità di gestire certe tensioni da parte del trittico magico società/tecnico/squadra. Oggi è tutto diverso. Siamo in una dimensione calcistica molto lontana in cui se rimani fuori dal giro della competitività per un lustro, rientrare poi diventa arduo, faticoso, in certi casi quasi impossibile. Questo Milan è arrivato sino ai quarti di finale di Champions League risanando il suo bilancio, ma senza lesinare investimenti sul parco giocatori. Nei primi anni, in silenzio, ha costruito la sua ossatura; negli ultimi anni sta cercando di rifinire, anche se migliorare una squadra che ha vinto è sempre più difficile che migliorare una squadra in costruzione. Il clima prima dell’andata di Milan Napoli è stato particolare. Fra milanisti abbiamo quasi fatto fatica a parlare. Perché sapevi che c’era la partita ed eri consapevole dell’importanza dell’evento. In tanti, tuttavia, eravamo consapevoli che parlarne troppo non era sensato. Carlo Ancelotti, negli anni buoni, prima di certe partite, soleva dire che bisognava caricare la squadra ma non in maniera esccessiva, altrimenti si rischiava di ottenere l’effetto opposto.

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Mandatory Credit: Shaun Botterill/Allsport

Questa massima prudenziale valeva e vale anche per tutto ciò che circonda il Milan. Aver vinto per 1-0 contro la squadra virtualmente campione d’Italia è molto importante e ci dà un piccolo vantaggio per la partita di ritorno. Ma tutti sappiamo che, al Diego Maradona, un secondo dopo il fischio d’inizio, quel gol di vantaggio sarà svanito nel nulla. Il vantaggio è troppo esiguo per essere difeso ed il clima partenopeo non può consentire di fare calcoli. Della serata di San Siro, però, c’è qualcosa di più importante della vittoria rossonera e delle squalifiche di Kim e Zambo Anguissa. C’è un clima che non si può spiegare se non facendo riferimento a quel “senso della storia” che noi tifosi rossoneri abbiamo dentro; questo clima devi assimilarlo nelle vene per comprenderlo nella sua interessa. Fra noi milanisti non abbiamo certezze su come andrà fra pochi giorni. Abbiamo solo legittime speranze. Siamo tuttavia consapevoli che questo senso della storia che si percepisce da tanti giorni nell’aria, la squadra lo porterà con sé fino all’ultimo istante della gara di ritorno.

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