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editoriali

Il tonfo dei luoghi comuni: la doppia operazione Kjaer/Caldara alla luce dei riscontri del campo

LISBON, PORTUGAL - SEPTEMBER 10:  Mattia Caldara of Italy in action during the UEFA Nations League A group three match between Portugal and Italy at  on September 10, 2018 in Lisbon, Portugal.  (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

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Redazione DDD

di Max Bambara -

Ci sono domande che hanno un retrogusto rivelatore. “Ce la fa Kjaer per domenica?” è una di queste e molti milanisti nelle ultime ore se la sono posta vicendevolmente, a riprova dell’importanza assunta dal difensore centrale danese nella formazione rossonera. L’infortunio patito da Kjaer contro il Lecce sembra per fortuna poca cosa. Il danese non ha riportato danni ai legamenti del ginocchio e la distorsione pare ormai alle spalle: contro la Roma insomma potrebbe essere al suo posto, al fianco di Alessio Romagnoli. Tuttavia stupisce quanto sia diventato prezioso il contributo di questo ragazzo nel Milan di oggi. Se si volge lo sguardo al passato recente, non può non scappare un sorriso, soprattutto in ragione dello scetticismo con cui era stato accolto al suo arrivo in rossonero.

Simon Kjaer nel Milan in Coppa Italia contro il Torino

Simon Kjaer nel Milan in Coppa Italia contro il Torino

A gennaio infatti i tifosi del Milan sembravano tutti imbufaliti. Nervosi, arrabbiati, persino disgustati. Il Milan dava via Mattia Caldara e lo sostituiva con Kjaer, puntava cioè su un vecchietto e mandava via una giovane promessa. A volte fra tifosi ci si innamora dei luoghi comuni e li si porta avanti senza analizzarli. In base ad essi, Kjaer a 31 anni era un giocatore anziano e bolso, mentre Caldara a 26 anni era ancora un giovane. Qualcosa non tornava perché 5 anni di differenza nel calcio sono un fatto, ma non un oceano. Il campo ha sempre delle leggi non scritte, la cui portata realistica è nettamente superiore alle convinzioni dell’extra-campo che albergano in tanti appassionati di calcio. Ciò si è verificato anche in questa circostanza. I discorsi sull’età continuano ad avere un senso molto relativo perché ciò che conta, sul campo, è solo ed esclusivamente il rendimento di un giocatore all’interno di una squadra. Il resto sono mere questioni di chiacchiericcio stridulo.

Simon Kjaer è sempre stato un giocatore affidabile, con caratteristiche precise. La Roma fece di tutto per prelevarlo dal Palermo qualche anno fa perché Walter Sabatini credeva moltissimo nelle qualità del centrale danese che lui stesso aveva scoperto e portato in Sicilia. Il ragazzo è stato titolare a Palermo, a Roma, al Wolfsburg, al Lille, al Fenerbache, al Siviglia. Ha sempre dato ottime garanzie quando ha giocatore come centrale di destra in una difesa a quattro, mentre è andato in difficoltà in Spagna e poi all’Atalanta quando ha dovuto agire in una difesa a tre. Caldara invece ad alti livelli ha giocato soltanto due stagioni di Serie A, fra il 2016 ed il 2018. Buonissima la prima stagione, più travagliata la seconda, nella quale la fragilità muscolare iniziava già ad essere un problema serio ed un vero e proprio tallone d’Achille per il giocatore. I fatti, già all’epoca, dicevano questo. Il danese era un giocatore con un bagaglio di esperienze e di conoscenze certificate dalle tante squadre in cui ha giocato. Caldara era soltanto un giocatore con due stagioni di Serie A, a 26 anni, un’età in cui Nesta e Cannavaro venivano pagati a peso d’oro.

Nessuno dei due sarà mai un difensore centrale top, ma mentre Kjaer aveva ed ha una sua carriera ed una sua stabilità fisica, Caldara è ancora alla ricerca di una sua dimensione stabile sia come giocatore, sia soprattutto come atleta. Oggi, a distanza di qualche mese dalle chiacchiere figlie dei luoghi comuni, Kjaer è diventato una garanzia per il Milan e l’idea di affrontare la Roma senza questo gigante buono preoccupa i tifosi. Caldara invece, a Bergamo, continua a non essere un giocatore titolare. Spiace tantissimo per le grandissime qualità e per le doti che il ragazzo aveva fatto intravedere in un biennio di Serie A, ma il calcio va di fretta, non aspetta e soprattutto il calcio moderno ha bisogno di giocatori fisicamente stabili e affidabili. Questa parabola però è molto utile per evidenziare come molto spesso i giudizi dati sulla base di convinzioni non verificate diano un contributo argomentativo erroneo. Il campo e le sue leggi, piaccia o meno, hanno sempre un peso ed una affidabilità maggiormente attendibile.

 

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