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editoriali

Inter, Civitarese, il Mental Coach:  “Conte? Ha ammesso di non credere nei suoi  giocatori” 

COMO, ITALY - NOVEMBER 14:  FC Internazionale coach Antonio Conte looks on during the FC Internazionale training session at the club's training ground Suning Training Center in memory of Angelo Moratti on November 14, 2019 in Como, Italy.  (Photo by Marco Luzzani - Inter/Inter via Getty Images)

Nel corso degli ultimi anni, oltre che alle prestazioni fisiche, gli schemi e le tattiche, uno dei fattori  che viene sempre più considerato nel mondo del calcio è sicuramente quello mentale. Importante allora un’intervista con Roberto ...

Redazione DDD

Football News 24 lo ha voluto chiedere direttamente al protagonista: Cosa fa esattamente un Mental Coach? ​“Fornisce agli atleti gli strumenti necessari per esprimere  il proprio potenziale al massimo al fine di raggiungere gli obiettivi desiderati”. Su quali aspetti lavora per preparare al meglio un calciatore ad una partita?​ “Il calciatore deve  identificare con chiarezza quali siano gli obiettivi di squadra, perché il gioco del calcio è uno sport  di gruppo e non individuale. Qual è il contributo che può portare per il raggiungimento di quel  risultato e quali risorse vuole utilizzare e soprattutto il “come” ovvero la modalità. Tutto questo si ottiene con degli esercizi specifici e con la giusta leva motivazionale ovvero “perché é importante  per me raggiungere quel risultato”. Quanto conta la preparazione mentale per un professionista sportivo?​ “È fondamentale. Nel  mondo del calcio si sono fatti passi da gigante in termini di specializzazione. Sulla parte tecnico –  tattica basti pensare alla quantità di dati che ogni team dispone per analizzare e migliorare le  strategie di gioco. Dal punto di vista fisico – atletico ci sono apparecchiature che costruiscono e  preparano l’atleta come una macchina perfetta. Dal punto di vista mentale gli addetti ai lavori  parlano sempre più frequentemente dell’importanza dell’approccio mentale, di come entrare nella  testa dei giocatori. Credo che sia arrivato il momento di investire risorse anche su questo aspetto  perché, come sappiamo, tutto parte dalla testa”.

Ha lavorato anche con De Silvestri, che tipo di persona è?​ “Credo che i risultati parlino per lui. È  un professionista di primissimo livello che pone attenzione ad ogni minimo dettaglio. Più di 300  partite in serie A oltre 100 con la maglia del Torino condite da 10 goal. Numeri importanti per un  terzino. Sono convinto che Lorenzo stia vivendo una “seconda giovinezza” e possa dare ancora  molto al nostro calcio”. In che modo un giovane calciatore, come ad esempio Zaniolo o Donnarumma G., possono  reggere le pressioni di piazze importanti come Milano e Roma?​ “Per superare le pressioni  occorre acquisire un modello mentale cosiddetto vincente. Consiste nell’individuare un obiettivo e  focalizzarsi su tutto ciò che serve per raggiungerlo. La conseguenza che ne deriva è che tutto il  resto passa in secondo piano e diventa irrilevante. I calciatori mi dicono che è difficile accantonare  critiche e giudizi. Io rispondo che se è difficile significa che è possibile”.

L’Inter di Conte sembrerebbe essere l’unica squadra a poter infastidire la Juventus nella lotta  scudetto, quanto conta l’aspetto mentale in questo caso?​ “L’aspetto mentale è fondamentale  per tutti quelli che hanno un obiettivo importante da raggiungere. Se vuoi vincere l’aspetto  mentale e motivazionale possono essere determinanti”. Come possono influire le dichiarazioni di Conte, rilasciate dopo la sfida di Champions contro il  Borussia Dortmund, sui giocatori? ​(Queste le dichiarazioni: “Ho fatto l’errore in estate di fidarmi di  un tipo di programmazione, che non è stata poi messa totalmente in pratica. Stiamo parlando di  un gruppo che tolto Godin non ha mai vinto nulla, formato da calciatori forti come Sensi e Barella che però vengono rispettivamente da Cagliari e Sassuolo”) “Sono rimasto sinceramente sbalordito  quando ho ascoltato, in diretta, le dichiarazioni di Conte. Il primo motivo è dato dal fatto che  ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità. Se si vince il merito è del mister se si perde è  degli altri. Pessimo segnale. In secondo luogo con le sue dichiarazioni Conte ha involontariamente  ammesso di non credere nella capacità dei giocatori che allena non ritenendoli all’altezza. Le  prestazioni delle partite successive sono una dimostrazione di come il gruppo abbia accusato il  colpo”.

Sotto il punto vista mentale, quanto può essere difficile per la Juventus, continuare a trovare  nuovi stimoli per vincere? ​“Credo che le difficoltà della Juventus non siano gli stimoli per vincere.  Sappiamo che chi indossa quella maglia ha un imprinting mentale preciso “vincere… è l’unica cosa  che conta”. La difficoltà credo sia quella di trovare uomini in grado di farsi interpreti di questo  pensiero sia in campo che in panchina”. Quanto sarà difficile per i giocatori napoletani gestire quanto successo?​ “Credo che le difficoltà  siano enormi perché quanto è successo è frutto di una pessima comunicazione e condivisione di  strategie. Quando c’è dissenso è più probabile arrivare alla rottura che alla soluzione”.

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