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L'Editoriale

Inter, colpo gobbo: Lautaro lancia Chivu in vetta alla classifica

Inter, colpo gobbo: Lautaro lancia Chivu in vetta alla classifica
Capitan Lautaro ispira Bisseck poi fa quattro di fila e riporta l'Inter in vetta da solo: ripensando agli scontri diretti, quanti rimpianti...
Vincenzo Bellino
Vincenzo Bellino Redattore 

L’occasione fa l’uomo ladro e, in un turno pieno di scivoloni eccellenti, l’Inter non si fa pregare: Milan fermato in casa dal Sassuolo (2-2), Napoli caduto a Udine (1-0), e i nerazzurri che battendo 2-1 il Genoa a Marassi si prendono la vetta solitaria della classifica. Una serata perfetta per voltare pagina dopo l’amarezza europea col Liverpool e presentarsi alla final four di Supercoppa con entusiasmo e convinzione.

L’approccio è quello delle squadre mature: aggressiva, lucida, affamata. Bastano sei minuti per indirizzare la gara, quarantacinque per metterla sui binari giusti. Lautaro accende l’azione che porta Bisseck al gol, poi si prende la scena in prima persona, firmando il quarto centro consecutivo e confermando uno stato di forma che va oltre i numeri. All’intervallo è 0-2, fotografia di una superiorità netta per gioco, ritmo e idee.

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Il Genoa di De Rossi, imbattuto fino all incrocio con l’amico Chivu, ha il merito di non arrendersi e nella ripresa la riapre con Vitinha, ma sul 2-1 è l’Inter ad andare più vicina al terzo gol che i rossoblù al pareggio, segnale di una squadra che non si rifugia mai nella gestione passiva. Dentro questa vittoria c’è molto del pensiero di Cristian Chivu, che dopo mesi di critiche ha difeso con forza prestazione, lavoro e identità, ricordando come solo poco tempo fa l’Inter venisse descritta come una squadra ridimensionata, destinata a galleggiare lontano dalle prime posizioni. Invece è lì, davanti a tutti, e non per caso.

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Chivu insiste su un concetto controcorrente nel nostro calcio: non solo vincere, ma meritare di vincere, attraverso il gioco, il coraggio, la qualità dei singoli messi al servizio del collettivo. È un’Inter che accetta il rischio, che segna tanto, che concede qualcosa ma crea molto di più, e che non si riconosce nelle etichette di squadra “leggera” o forte solo con le piccole. Anche i numeri aiutano a leggere il percorso: 11 vittorie e 4 sconfitte, con tre ko arrivati contro Juventus, Napoli e Milan, ai quali si aggiungono quelli in Europa contro Liverpool e Atletico, cinque battute d’arresto maturate tutte contro avversari di caratura elevata. Un dato che rafforza il valore del cammino ma che, guardando al campionato, lascia inevitabilmente spazio a qualche rimpianto.

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In alcuni scontri diretti, forse, questa Inter avrebbe potuto raccogliere qualche punto in più, rendendo ancora più solida una classifica che oggi la premia. Le polemiche restano sullo sfondo mentre la realtà racconta di un gruppo che ha saputo rialzarsi dopo il finale complicato della scorsa stagione, conclusosi con un Mondiale per Club logorante, ritrovando energia e testa libera.

Il simbolo resta Lautaro Martinez, capitano e trascinatore, al quarto gol di fila, uno che spesso e volentieri finisce sul banco degli imputati, nei momenti di down della Beneamata, eppure trova sempre il modo di non farsi condizionare dal rumore esterno, anzi riesce a far ricredere i propri detrattori.

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Marassi, campo recentemente ostico, (l'Inter non vinceva dal 2020 nella Liguria rossoblu) diventa così la certificazione di una squadra imperfetta ma viva, che non abdica, che reagisce alle sconfitte e che ha imparato a lasciarsi alle spalle le scorie negative. Non è ancora tempo di traguardi, come ripete Chivu, ma è tempo di consapevolezza, perché questa Inter ha un’anima riconoscibile, una direzione chiara e almeno fino alla prossima settimana guarderò tutti dall’alto.